Cameriere, il conto…

Posted: Gennaio 15th, 2014 | Author: | Filed under: Militarizatzione | Commenti disabilitati su Cameriere, il conto…

Leggendo l’articolo del 24/12/2013 della Nuova Sardegna con l’immagine del cappellano militare Asunis che racconta le gesta eroiche dei nostri militari ad Olbia, penso a una grande abbuffata in cui al tavolo si siedono esponenti della chiesa, politici, giornalisti e le più alte sfere delle forze armate: indovinate chi pagherà il conto!

Lo sdegno più grande è quando leggo il programma di comunicazione della difesa 2013 in cui programmano degli interventi ben precisi per abituare le persone alla loro presenza e a non vederli più come delle figure che si materializzano solo in ambito di guerra. Questo è un pezzo tratto dal PDC 2013:

“Gli italiani hanno un quadro molto positivo verso l’Istituzione della Difesa, sintomo di un livello di fiducia e di attaccamento della popolazione. Ciò trova riscontro nei recenti sondaggi ISPO e dal rapporto EURISPES 2012, dai quali si evince la credibilità sempre più marcata che le Forze Armate hanno assunto negli anni, nel contesto nazionale e internazionale, con la presenza in numerose missioni umanitarie e di peacekeeping e nelle varie forme, in Italia, di soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali, contribuendo a collocare l’immagine dei militari in una posizione privilegiata presso l’opinione pubblica”.

Ma partiamo dall’inizio: il 19 novembre in Sardegna si abbatte il ciclone “Cleopatra”, un disastro; in quel momento il ministro della difesa Mauro si sfrega le mani “è il nostro momento, scendiamo in campo”. I militari arrivano ad Olbia e lavorano nelle strade maggiormente colpite dall’alluvione, liberando le strade e le case dal fango, portando fuori dalle abitazioni materassi inutilizzabili, mobili ed elettroutensili rovinati.

Il giornalista della Nuova Sardegna ha preso nota di tutto il lavoro messo in piedi dalla brigata: “a poco più di un mese dall’alluvione, la Brigata Sassari traccia il bilancio: sono stati più di 14 mila i chilometri percorsi dai mezzi dei militari della Sassari nei giorni dell’alluvione, per un totale di 1050 ore a bordo delle macchine movimento terra. Seimila quintali tra cibo, coperte, beni di prima necessità sono stati trasportati tra i vari centri di raccolta o distribuiti porta a porta. Sono 500 i pasti caldi consegnati alla popolazione. Ma i militari hanno anche rimosso rifiuti e detriti sparsi per la città di Olbia: ne sono stati conferiti in discarica 4800 metri cubi. Sono stati poi svuotati dall’acqua (circa seimila metri cubi) diversi magazzini, cantine, depositi e scuole”

Ma perché tutto ciò, perché l’esercito fa tutta questa pantomima, facendosi passare anziché da killer da veri e propri angeli; quanto ci è costato tutto ciò? Non sarebbe stato più corretto dare i soldi spesi per far intervenire l’esercito a un’azienda di Olbia e dintorni che possiede ruspe e macchinari di vario genere, visto la crisi che c’è in quelle zone? La mia riflessione mi porta a Nato 2020 “Urban Operation”: il documento spiega come lo Stato affronterà l’apice della crisi, facendo intervenire l’esercito nelle aree maggiormente a rischio rivolte, e sedarle nel caso in cui si generano. Quindi, per far sì che questo piano si realizzi, hanno bisogno di sfruttare alcuni momenti o tragedie per far sì che la popolazione si abitui; se domani li trovassimo all’esterno di Equitalia con tanto di camionetta, o in altre zone, che cosa penseremo? E allora ecco perché questa strana sinergia tra Stato, pubblica opinione e esercito; il loro obiettivo sarà di presidiare le strade e farci credere che tutto ciò sia normalità, in cui noi affrontiamo la crisi come un evento atmosferico, e la loro presenza e il loro intervento come se fosse un altro ciclone che ci cade dal cielo.

Occorre fare in modo che quando l’esercito farà un’ iniziativa o un’altra scena da copione, si faccia controinformazione, per spiegare alle persone che loro non sono delle crocerossine, ma uno strumento per il consenso della pubblica opinione a favore degli interessi militari e istituzionali.