Posted: Luglio 29th, 2017 | Author: laalto | Filed under: General, Iniziative, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su
Scritte apparse sui muri di Sassari in solidarietà con il prigioniero Davide Delogu
Scritte apparse sui muri di Sassari in solidarietà con il prigioniero Davide Delogu
video di solidarietà con i prigionieri turchi Nuriyeh e Semih in sciopero della fame dal 141 giorni
Solidarietà dal Kurdistan al prigioniero Davide Delogu
Tortura, tentato omicidio, istigazione al suicidio: storia di ordinaria detenzione.
A seguito di un reclamo presso il Tribunale di Sorveglianza di Cagliari veniamo a sapere delle condizioni e vessazioni a cui è sottoposto un nostro amico e compagno, Davide Delogu, detenuto nel carcere di Augusta (SR). Sono parecchi anni che Davide lamenta che gli venga riservato un trattamento carcerario ascrivibile alla tortura piuttosto che alla detenzione.
Lo ha fatto in tanti modi: ha lottato all’interno del carcere, ha scritto, ne ha parlato con i propri cari e avvocati, si è ribellato con tutti i mezzi e l’energia che poteva disporre rinchiuso; ed ora, attraverso il reclamo, ha persino cercato di ricordare alle istituzioni statali di rispettare almeno le leggi che esse stesse hanno elaborato, ne cita tantissime, le conosce bene ormai, lui che non le ha mai riconosciute.
L’aver indotto Davide a doversi rivolgere a un Tribunale per denunciare la sua condizione è già di per se una tortura, e ci induce a pensare, a temere, che l’intento non sia più stroncare la sua personalità e le sue convinzioni ma interrompere la sua stessa esistenza.
A Davide, già sottoposto da anni al regime 14 bis, sono stati imposti sei mesi di durissimo isolamento punitivo: è privato della socialità interna; in isolamento totale e continuativo; rinchiuso in una cella cosiddetta liscia, cioè priva di radio, televisione, armadio e fornelli di dotazione (l’arredo consiste in letto, tavolo e sgabello); le due ore d’aria si svolgono in un’ulteriore cella semplicemente più grande della prima, in pratica non vede mai il sole; non riceve le quotidiane visite mediche, obbligatorie in questo genere di regime che tra l’altro non può essere superiore ai 15 gg.
A tutto ciò si aggiunge: l’impossibilità di visita da parte dei parenti e dell’unica amica autorizzata a vederlo, perché è stato deportato in Sicilia nel 2013, in meno di quattro anni è stato trasferito in quattro differenti strutture carcerarie siciliane; non riceve posta e non può inviarla, non può avere libri ne giornali. Ora può vedere solo il suo avvocato.
Perchè lui? Perchè tanto accanimento?
Davide viene condannato a dodici anni per un reato comune, svoltosi in Sardegna e qui giudicato. Detenuto nel carcere di Buoncammino a Cagliari, e nell’estate del 2013, partecipò alle proteste messe in atto da numerosi detenuti nel carcere cagliaritano che denunciavano le condizioni detentive al limite dell’umano a cui venivano sottoposti.
È noto come il carcere di Buoncammino (ormai trasferito nella nuova sede-fortezza di Uta) si sia distinto per le condizioni oppressive dei carcerati che, in un comunicato dell’epoca delle proteste, riferivano del “sovraffollamento intollerabile con detenuti ammassati in celle lager in condizioni igieniche e strutturali al limite dell’indecenza, speculazione sui prezzi della merce, trattamenti inumani, abusi di qualsiasi genere e troppo, troppo altro ancora”.
A partire da maggio del 2013 decine di detenuti iniziarono lo sciopero del carrello in segno di protesta contro le barbarie che erano costretti a subire. Come previsto il loro grido non fu ascoltato dall’orecchio sordo dell’apparato carcerario e la protesta si infiammò.
Conseguenza di queste rivolte, oltre le perquisizioni, le minacce e le intimidazioni (e risulta anche un pestaggio), fu il trasferimento di una parte dei “ribelli”, tra cui Davide che venne spostato al Pagliarelli di Palermo e accusato di tentata evasione. La presunta intenzione di evadere, il fatto che fosse parte attiva nelle proteste e la sua “contiguità agli ambienti anarchici” gli sono costati il “Regime di sorveglianza particolare”, ennesimo strumento di tortura legalizzato dettato dal ben noto art. 14-bis.
Da quel momento Davide è sottoposto a un’odissea fatta di isolamento, trasferimenti punitivi, censura e sequestro della corrispondenza, limitazioni di ogni forma di socialità e comunicazione con gli altri detenuti e con l’esterno, compresi i parenti e il suo avvocato. Un’altra misura (per il momento sventata dall’opposizione del suo difensore), atta a zittire l’imputato e l’ampia solidarietà creatasi attorno ad esso, è stato il tentativo da parte del DAP (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) di imporre il processo in videoconferenza. Questo provvedimento, oltre a rappresentare l’ennesimo esempio di totale arbitrarietà di applicazione delle norme nei penitenziari, è stata l’ennesima azione punitiva nei confronti di Davide, della sua caparbietà, della sua voglia di tirare la testa fuori dal sacco e non cedere alle ripicche del sistema carcerario.
Da dentro le mura del carcere Davide non ha mai perso occasione di appoggiare le proteste dei suoi compagni detenuti, di esprimere piena solidarietà alle realtà in lotta come i NO TAV, di denunciare ad alta voce le morti nelle carceri. Nonostante l’isolamento impostogli dalla barbaria della galera ha sempre tenuto la testa alta e non si è mai piegato al volere del carcere che lo vorrebbe prono e dentro degli schemi pre-confezionati e pre-determinati.
Davide non si è mai arreso, appunto, e il 1° maggio scorso tenta l’evasione dal carcere di Augusta, gli riesce quasi e se la rivendica, è stato il vento a tradirlo. Maledette isole!
L’amministrazione carceraria di Augusta non la ha presa bene, la butta sul personale. L’ordinamento penitenziario nella sua monumentale crudeltà non è sufficiente a soddisfare la sete di vendetta del suddetto “centro di correzione”, d’altronde non sono mica gli unici!
La storia di Davide è la storia di decine di persone costrette a regimi disumani di carcerazione, illegali come la discrezionalità delle amministrazioni carcerarie e legali come il 14 bis e il 41 bis. Strumenti di annientamento fisico e psicologico che cercano di annullare chi, come lui, si oppone con tutti i propri mezzi a questo sistema fatto di sfruttamento, oppressione, coercizione e violenza. Lo stesso sistema che ti uccide a lavoro, negli ospedali psichiatrici, nelle caserme e nelle galere. Un sistema che se non ti pieghi diventi automaticamente un indesiderato, un emarginato, un essere da isolare e cancellare. E se proprio non ti pieghi finisci peggio.
Oggi 26 luglio 2017 apprendiamo che il reclamo di Davide è stato accolto solo in parte, annullando la disposizione che prevedeva la fruizione delle due ore d’aria in assenza di altri detenuti e che per il resto le sue condizioni resteranno invariate.
Davide ha iniziato lo sciopero della fame per tutti questi motivi e anche perché grazie alla censura non gli fanno avere una foto di un caro amico che è morto poco tempo fa.
Per queste ragioni vi invitiamo al presidio che si terrà venerdì 28 luglio 2017 alle 15:30 nel Piazzale dell’Unione Sarda.
Appello alla solidarietà diffusa contro l’isolamento punitivo di Davide
Il 18 Luglio si è svolta un’udienza per un reclamo presso il Tribunale di Sorveglianza di Cagliari fatto da Davide contro le condizioni cui è sottoposto al carcere di Augusta.
Attraverso la descrizione riportata nel reclamo abbiamo scoperto che Davide, già sottoposto al regime 14 bis, sta subendo una pesantissima tortura: è stato “condannato” a sei mesi di isolamento punitivo.
Un isolamento totale, in una cella sotterranea, liscia, senza tv e radio, senza socialità e senza mai vedere il sole. A questo si aggiunge l’applicazione della censura su tutta la corrispondenza. Le uniche persone che incontra sono il suo avvocato e le guardie.
Purtroppo scopriamo solo ora che in queste condizioni vive già da due mesi.
Questa punizione, così forte, così esemplare, viene riservata a Davide perchè è un ribelle, perchè il 1° Maggio è quasi riuscito ad evadere da quel merdoso carcere in cui è rinchiuso, solo il vento gli ha negato la corsa oltre le sbarre e il sapore della libertà.
Le guardie l’hanno preso all’ultimo, mitra in mano gli hanno intimato la resa, poi, umiliati dall’intelligenza e dalla tenacia di un uomo così legato alle sue idee e alla voglia di libertà, hanno pensato alla punizione perfetta, ed eccola architettata.
Sei mesi di un isolamento così duro che di solito i regolamenti penitenziari lo prevedono per un massimo di 15 giorni, sotto controllo medico.
In questo momento dobbiamo stare ancora più vicini a Davide, e far vedere e sentire a chi lo vorrebbe spezzare che non è solo, che i suoi compagni e le sue compagne sono con lui, nelle sue lotte e nelle sue scelte.
Per questo lanciamo un appello a una settimana di solidarietà diffusa, dal 22 al 29 luglio, contro l’isolamento e la tortura cui è sottoposto.
Per scrivergli: Davide Delogu, Contrada Ippolito 1, 96011 Augusta (SR)
Cassa Antirepressione Sarda
Questa sera in piazza Santa Caterina si svolgerà una cena “condivisa” organizzata dal comune di Sassari per promuovere la conoscenza reciproca… Gli organizzatori allestiranno una tavola a cui potrà sedersi chi si è preventivamente iscritto tramite e-mail. Nobile intento quello di promuovere la socialità proponendo (e in una certa misura istituzionalizzando) pratiche di autogestione e di riappropriazione delle piazze e delle vie… Ma andando a guardare bene chi è il vero soggetto promotore di questa iniziativa troviamo l’azienda biochimica Novamont, che dal suo sito presenta l’iniziativa ” La Tavola Planetaria” informandoci che “durante l’iniziativa saranno utilizzate le stoviglie in MATER-BI, la bioplastica biodegradabile e compostabile frutta della ricerca NOVAMONT, che possono essere smaltite con la frazione organica contribuendo così a ridurre in modo significativo l’impatto ambientale dell’evento” Una bella trovata pubblicitaria in salsa social e con ambizioni multietniche per questa multinazionale che assieme a ENI, dal 2011, è entrara all’interno del polo industriale di Porto Torres con il progetto Chimica Verde… Ma facciamoci spiegare meglio di cosa si tratta da due commensali seduti a questa tavola planetaria:
Nel tardo pomeriggio di sabato 7 luglio, piazza Sant’Apollinare si è riempita di gente di tutte le età… I gioghi di strada dei pitzinni di un tempo sono stati insegnati alle bambine e ai bambini che affollano quotidianamente le vie si Sàssari Vècciu! Un caloroso ringraziamento a chi si è impegnato tanto per la riuscita di questa giornata tra giochi, murales, panini, musica e tanta socialità…
Speriamo di rivederci presto in piazza per nuove iniziative di quartiere!
Qui di seguito qualche foto e il testo letto durante l’iniziativa:
Gli chef stellati di A Foras – Contra a s’ocupatzione militare de sa Sardigna sono lieti di invitarvi alla:
“1°cena cionfraiola* di autofinanziamento per A FORAS Camp 2017”
Menù:
– Panzanella “alla Sigonella”
– Hummus e purputza con erbe di macchia mediterranea di Capo Frasca
– Lasagna bianca alle verdure, fiori e Belfiori
– “Bombas de Quirra” con zucchine impoverite
– Frutta di stagione, tazza di vino e caffè bollente al napalm incluso
Sottoscrizione: 15 € a cabbu
Venerdì 21 luglio dalle ore 19:30
Culletivu S’ideaLìbera, via Casaggia,12 Sàssari vècciu.
Prenota il tuo posto a tavola entro mercoledì 19/07
al 3297892577 e comunicaci le tue allergie.
Possibilità di varianti vegetariane e vegane.
*L’occupazione militare della Sardegna purtroppo non è una cosa su cui scherzare, ma riteniamo altrettanto importante creare socialità, divertirci e a volte non prenderci troppo sul serio, e cogliere queste occasioni per raccogliere fondi.
In questo caso il ricavato sarà destinato a finanziare il campeggio di fine estate di A FORAS.