24 MARZO 2024 RESOCONTO DI UN SALUTO ALLA SEZIONE FEMMINILE, CARCERE DI BANCALI
Posted: Aprile 23rd, 2024 | Author: laalto | Filed under: General | No Comments »La necessità che ci ha riportato il 24 Marzo fuori da quel carcere di merda di Bancali è stata in primis rompere il silenzio assordante che circonda quelle mura con della musica e delle letture per spezzare l’isolamento e parlare dei cambiamenti strutturali che stanno avvenendo dentro e fuori le carceri; come l’ultimo decreto Sicurezza che infligge pesanti pene a piccoli e grandi gesti di lotta.
La seconda è stata quella di organizzare il presidio l’8 Marzo, data che non siamo riusciti a rispettare, ma che comunque abbiamo voluto mantenere come approccio alla giornata, cioè quello di dare solidarietà e calore a tutte le 19 donne prigioniere, di voler ricordare le persone che si son tolte la vita negli ultimi anni, come la ragazza che nel Febbraio 2020 si è uccisa a due mesi dalla sua scarcerazione, e chi ha dato fuoco alla propria cella, come fatto da una prigioniera qualche mese fa.
L’8 Marzo è una giornata simbolica che ricorda la lotta di tante operaie che sono morte dentro una fabbrica e che non dovremmo mai dimenticare, come non dovremmo mai dimenticare tutte le morti dentro le carceri che siano per “scelta individuale” o per mano dei secondini. Come l’uomo di 52 anni trovato con il cappio al collo nella sua cella a Bancali, come Erik Masala morto nel 2023 “suicida” e come il ragazzo di 32 anni che si è tolto la vita nel carcere di Uta, dopo essere stato arrestato da pochi giorni.
Non dovremmo mai dimenticare le lotte che ci sono state al loro interno e le persone che hanno rischiato la propria vita. Per questo è fondamentale mantenere una costanza fuori dalle carceri, nei nostri discorsi e nelle nostre analisi per far sì che il silenzio non sia complicità e che le loro voci escano sempre con più forza.
Per questo è fondamentale che la nostra presenza e assiduità strutturi rapporti sempre più solidi per non lasciare le detenute e i detenuti soli e sole, per far sì che le loro morti e le loro lotte non muoiano all’interno di quelle mura, ma che siano cicatrici non rimarginabili nelle nostre vite.
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