L’RWM affonda i tentacoli

Posted: Giugno 1st, 2017 | Author: | Filed under: Dossier, General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su L’RWM affonda i tentacoli

Quello della RWM, terza azienda italiana nel settore degli armamenti, dopo Ge Avio srl e Leonardo è oramai un nome sempre più tristemente noto, come sempre più deleteria e inaccettabile, sta diventando la sua azione espansiva verso una crescita economica che non può rappresentare altro che un la fine per le comunità che sotto la sua ombra, muoiono e scompaiono.

Questa multinazionale delle armi tedesca è leader nel settore degli armamenti a livello mondiale. La sua nascita affonda le radici nella Germania del 1889, e passando attraverso le forniture al Raich, arriva oggi ad esportare carri armati, cannoni, munizioni e sistemi integrati in Iraq, Iran, Zaire, Sudafrica, Paraguay, Danimarca, Somalia, Indonesia, Algeria e altri paesi. Una compagnia con un fatturato che nel 2015 contava 2,6 miliardi di euro, fatturato che nel tempo è andato crescendo assieme al numero di morti, non solo nel conflitto in atto in Yemen.

E proprio nel 2016, il governo francese aveva commissionato alla Reinhmetall, un’importante partita di bombe MK, che non ha consentito solo di aumentare considerevolmente un fatturato annuo , ma ha conseguentemente anche aperto le porte dell’ampliamento allo stabilimento in questione, sancendo le sorti del paese e relegandolo al ruolo di produttore di morte che gli stessi lavoratori scelgono di supportare e coprire, nel silenzio e nel collaborazionismo.

Ed è proprio nell’Aprile del 2016 che emerge la notizia dell’ampliamento dello stabilimento della RWM di Domusnovas. Si firmano in questi giorni le ultime carte per consentire l’ampliamento in questione, che prevede la costruzione di un Campo prove, denominato 140, che verrà edificato nella località di San Marco ( Iglesias) comprendendo anche gli interventi stradali per mettere in connessione lo stabilimento di Domusnovas alla S.S. 130 e S.S. 131 per meglio trasportare e far viaggiare questi carichi di morte dai porti di Cagliari, Porto Canale e Olbia, come dall’aereoporto di Elmas.

Oltre al campo prove 140, la RWM ha recentemente depositato presso il comune di Iglesis la dichiarazione autocertificativa (e inviato allo stesso tempo una relazione secretata a carattere riservato all’ufficio prevenzione incendi del Comando Vigili del fuoco di Cagliari) di un capannone affittato un anno fa e fin’ora rimasto vuoto, in zona Sa Stoia (Area industriale di Iglesias) da una società di Gonnesa, con l’intento di cambiare l’uso dello stabile in “deposito di liquidi infiammabili”. Nello stesso stabile, si vorrebbe allestire inoltre un deposito per lo stoccaggio di “materiali di imballaggio vari, quali legno, carta e cartone, contenitori di plastica e componentistica metallica”, con l’intenzione di adibirlo ad archivio dello stabilimento. La fine dell’iter previsto per le autorizzazioni (avviato pochi giorni fa) è prevista per Giugno. I mercanti di morte, continuano inesorabili ad affondare le loro radici lorde di sangue, in un territorio che ne asseconda ogni intenzione, assecondandone gli sviluppi e gli ampliamenti.

E’ col nome di SEI Società Esplosivi Industriali, producendo materiale esplosivo per industrie minerarie, che Reinhmetall approda in Sardegna, aprendo sede così prima a Ghedi e nel 2001 a Domusnovas, ma espandendo presto le proprie competenze produttive verso settori del mercato delle armi in crescita e dandosi perciò alla produzione di mine anti uomo e mine marine e bombe per i caccia Tornado.

Dal 2014, la società è andata a crescere, tra le concessioni e i permessi, incoraggiando e incentivando investimenti che vanno a impoverire sempre più un territorio devastato dal ricatto occupazionale e dallo spopolamento. Amministrazioni spesso succubi della stessa politica imprenditoriale che ha portato nel corso di decenni a svendere al mercato della più spregiudicata imprenditoria, intere porzioni di territorio, sottraendole alla ricchezza reale della comunità.

Trattandosi di una zona storicamente asservita al disagio industriale, gli avvoltoi della guerra e dei capitali non potevano che trovare facile gioco nel riuscire ad accaparrarsi l’area di interesse

Una storia di inoccupazione e scarse prospettive economiche, quella di Domusnovas, vittima di un modello economico parassitario [*che affonda le sue radici sul modello fallimentare dell’industria sarda, fatto di promesse e disastri, di finanziamenti, politicanti e magnati che hanno aperto le porte della speculazione alle leggi di un mercato assassino e ad un modello economico parassitario].

Lo stesso modello che ha così prodotto oggi, circa 250 dipendenti (di cui solo un centinaio sono i residenti presso D.), per i quali una politica aziendale fatta di silenzio servilismo e premialismo volti a celare l’orrore assemblato in fabbrica e sganciato altrove, non può rappresentare l’unica risposta, sebbene sia quella che gli operai e le amministrazioni di Domusnovas hanno scelto e difendono a spada tratta, senza riguardo alcuno verso le conseguenze della loro ripresa economica.

La millantata riconversione e la mancata ricerca di alternative economiche su cui impiantare nuove prospettive per la comunità, ha lasciato la popolazione di seimila abitanti abbandonata all’assistenzialismo e all’inoccupazione, avviandola verso gli interessi bramosi di questi signori della guerra, che scelgono e investono sull’ampliamento al prezzo di tante vite, molte di più di quelle della comunità che hanno asservito.

Numerose sono state fin’ora le azioni intraprese contro questa società e i suoi stabilimenti, da parte di svariate realtà, le quali han sensibilizzato, bloccato e sabotato questa fabbrica di sterminio, attraverso molteplici azioni negli ultimi anni. La possibilità di creare loro malfunzionamenti nel sistema di produzione, o bloccare dei turni di lavoro nel tentativo di arrecare il maggior danno possibile ai loro profitti e ai loro consensi, è già di per se un obbiettivo che rende valido ogni tentativo, nel tentativo di arginare il percorso di sangue che la crescita dei loro bilanci e dei loro stabilimenti porta con sé.


OMICIDIO DI STATO NEL CARCERE DI BANCALI

Posted: Maggio 26th, 2017 | Author: | Filed under: Dossier, General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su OMICIDIO DI STATO NEL CARCERE DI BANCALI

Ieri un prigioniero del carcere di Bancali si è tolto la vita. I sindacati della polizia penitenziaria definiscono “inaccettabile che fatti del genere possano accadere in strutture così nuove”.

Per noi è inaccettabile che chi di lavoro fa l’aguzzino si esprima su un fatto del genere; inaccettabile è scandalizzarsi che un uomo decida di togliersi la vita solo perché si tratta di una “struttura nuova”; inaccettabile è non denunciare che è il carcere a togliere la vita, dopo la libertà; inaccettabile sono i miliardi investiti nel costruire galere; inaccettabile sono i 45 suicidi avvenuti nel solo 2016; inaccettabile sono le angherie e i soprusi a cui ogni prigioniero è sottoposto; inaccettabile è la retorica della “sicurezza” che negli ultimi anni, come dimostra anche l’ultimo rapporto dell’AssociazioneAntigone, ha creato un effetto paradosso per cui diminuiscono i reati ma crescono le persone rinchiuse. Inaccettabile è continuare a pensare che è giusto che chi sbaglia paga..e chi finisce in carcere, si sa, qualcosa di sbagliato l’ha fatto, senza riconsiderare che “giusto” in questa società è chi sfrutta i lavoratori e li condanna a morire perché la sicurezza costa, “giusto” è chi usa i soldi dei risparmiatori per speculare in borsa, “giusto” è chi avvelena la terra e si prende pure gli incentivi per le rinnovabili. Questa giustizia non è la nostra. Questa morte, l’ennesima, non è “inaccettabile”. Si chiama omicidio. Omicidio di Stato.

Alleghiamo di seguito il XIII Rapporto sulle condizioni di detenzione  http://www.associazioneantigone.it/tredicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione.


Vengo anch’io, no tu no..vengo anch’io, no tu no.. Ma perché?? Perché NO…..BASI.. !

Posted: Maggio 24th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Vengo anch’io, no tu no..vengo anch’io, no tu no.. Ma perché?? Perché NO…..BASI.. !

 

Abbiamo appreso con felicità che le compagne e i compagni della Dynamo Dora Rugby, hanno rifiutato una richiesta di partecipazione al torneo da loro organizzato della Sigonella Hoplite Rugby Club, (squadra femminile di rugby della base Nato in Sicilia). Noi crediamo che la lotta alla guerra e all’imperialismo si debba servire di gesti del genere, ricordando che è molto importante bloccare un’esercitazione militare ma è altrettanto importante bloccare l’inserimento dei militari nel contesto civile e la loro partecipazione a eventi simili, perché come hanno detto le compagn*: “non basta togliersi la divisa e infilarsi una maglietta da rugby per far finta di essere “solo delle ragazze che giocano a rugby”. Quindi non possiamo che essere solidali con questo gesto e augurarcene tanti altri… NO alla guerra e lunga vita alla Dynamo Dora Rugby... in allegato il comunicato delle compagne e i compagni, buona lettura:

Negli ultimi giorni ci siamo trovati al centro di un’aspra polemica legata alla nostra Festa del Rugby Popolare. Pochi giorni fa abbiamo infatti ricevuto la richiesta di una squadra femminile, la Sigonella Hoplite Rugby Club, che ci chiedeva di poter partecipare al torneo da noi organizzato. Incuriositi dal nome insolito, è stato facile scoprire che si trattava di una rappresentanza sportiva della base militare Nato di Sigonella, in Sicilia. Non abbiamo avuto alcun dubbio nel rispondere e abbiamo ribadito con poche frasi, scanzonate ma decise, l’incompatibilità dell’evento con soldati, militari e guerrafondai di ogni genere.

Sigonella è una tra le più importanti basi aeronautiche Nato, in Italia e nel Mediterraneo, che militarizza da sessant’anni un territorio a discapito della popolazione locale ed è coinvolta con un ruolo di primo piano nello sviluppo del progetto MUOS. Quest’ultimo consiste nella costruzione di un sistema di telecomunicazioni satellitari e radar che serve ad orientare gli aerei militari, ha un gravissimo impatto ambientale ed è gestito dal dipartimento della difesa statunitense. Storicamente la popolazione siciliana si è sempre opposta a questa presenza coatta con mobilitazioni popolari, non ultimo il Comitato No Muos. Le più recenti notizie riguardano la concessione della base per l’utilizzo di droni e aerei spia che serviranno in missioni di guerra.

Come Dynamo Dora Rugby abbiamo sempre sostenuto le lotte popolari. Abbiamo deciso di farlo partecipando a tornei, iniziative ed eventi legati ai valori che ci rispecchiano: l’antifascismo, l’antirazzismo e l’antisessismo. Crediamo da sempre nei principi dell’autorganizzazione e della solidarietà, siamo al fianco delle lotte contro le ingiustizie sociali e appoggiamo fermamente il movimento contro l’alta velocità in Valsusa. Questi valori si concretizzano nella nostra idea di sport, che non vogliamo neutrale né indifferente, ma partigiano, radicato nella nostra idea di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Condividiamo questa prospettiva con una rete di realtà, squadre e palestre con cui tentiamo di dare corpo ogni giorno ad un’idea di sport differente.

Questo è il retroterra che ha motivato un rifiuto per noi ovvio, il quale ha suscitato sui social una canea che non ci aspettavamo. “Il rugby non divide, unisce sempre”, “lo sport è al di sopra delle questioni politiche”, questo è il tema ricorrente nei commenti di chi non ha condiviso la nostra scelta di escludere la partecipazione delle “sigonelle”: la squadra di rugby femminile della base Nato siciliana. Precisiamo: non abbiamo impedito a delle “ragazze come tutte le altre” di partecipare e rinnoviamo l’invito a chiunque, quale che sia la sua nazionalità. Abbiamo invece impedito la partecipazione di un gruppo militare, a cui rinnoviamo il nostro invito a lasciare il pianeta, in piena coerenza con l’antimilitarismo che ci definisce. Se le soldatesse volessero rinunciare al loro incarico e rinnegare il loro mandato, saremmo incondizionatamente disponibili ad accoglierle festanti, abbracciarle e condividere il nostro barbecue e un bel momento di sport. Dubitiamo tuttavia che possa accadere… e allora ci spiace, ma non basta togliersi la divisa e infilarsi una maglietta da rugby per far finta di essere “solo delle ragazze che giocano a rugby”. Perché lo sport unisce, ma non può essere indifferente. Indifferente per esempio rispetto alla funzione della base di Sigonella. Troppo spesso si sente parlare a vanvera di una presunta neutralità del rugby, ci viene imposta la narrazione di uno sport specchio di una società priva di conflitti, in cui bisogna includere tutto e tutti, ma non la politica. Il nostro criterio invece è quello di unire attraverso contenuti forti, di viverli giornalmente negli spogliatoi, in campo e in città, anteponendoli anche alla competizione e al successo agonistico. Per due interi giorni la nostra pagina facebook è stata sistematicamente bombardata da critiche, insulti e attacchi verbali.

Ci teniamo innanzitutto a precisare che le dichiarazioni fatte non provengono dalla bocca del nostro allenatore ma da una squadra tutta, che ha deciso di organizzarsi orizzontalmente senza scale gerarchiche

Soffermiamoci un istante ad analizzare il tenore e la provenienza di questi commenti. Se ci sono stati alcuni rilievi genuini alla forma del nostro rifiuto, siamo stati perlopiù sommersi da invettive di chiara provenienza: insulti omofobi scritti in inglese da soldati delle basi, post infuriati di poliziotti mossi da spirito corporativo, messaggi privati che inneggiano al duce e candidati locali della lega nord che si proclamano candidamente nazionalsocialisti. Dulcis in fundo ci siamo imbattuti in un articolo di “alto giornalismo” contro l’intolleranza nel rugby, che paragona l’accaduto a un precedente episodio accaduto a Roma qualche anno fa, quando a un militante neofascista è stato impedito l’ingresso nel campo dell’ex Cinodromo occupato per disputare una partita. L’aspetto divertente è che l’autore dell’articolo in questione sia lo stesso fascista coinvolto nella vicenda, ed è inutile dire che ci riconosciamo nel gesto esemplare dei fratelli e delle sorelle degli All Reds, perché di certi rifiuti e certe scelte facciamo una bandiera. Rivendichiamo insomma pienamente i motivi della nostra decisione e rilanciamo questo comunicato, con cui abbiamo voluto prendere parola e chiarire la nostra posizione, invitando tutte le realtà rugbistiche a noi affini, ma più in generale il mondo dello sport popolare, partigiano e solidale, a condividerlo e a sostenerci.

È in questo spirito che chi vorrà condividere con noi due giornate di rugby e di festa è il benvenuto, il 2 e 3 giugno al Motovelodromo di Corso Casale.

Vivo, sono partigiano. Per questo odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

Le giocatrici e i giocatori della Dynamo Dora Rugby


Cena libertaria // Ricordi di una rivoluzione // 15 Giugno 2017

Posted: Maggio 24th, 2017 | Author: | Filed under: Dossier, General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Cena libertaria // Ricordi di una rivoluzione // 15 Giugno 2017


AL LUPO AL LUPO… E L’AGNELLO CI CASCA

Posted: Maggio 24th, 2017 | Author: | Filed under: Dossier, General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su AL LUPO AL LUPO… E L’AGNELLO CI CASCA

Mentre sempre più soldi vengono stanziati per esercito, armamenti e missioni, mentre tutte le spese nel sociale si abbassano e crescono solo quelle del business securitario, lo Stato continua la sua azione contro il grande problema che regna nella quotidianità di ognuno di noi, quello a cui pensi quando ti arriva la busta paga o la bolletta, o quando vai a fare una visita medica: il migrante! Eh, sì è lui, è ormai sicuro: la causa di ogni male. E così mentre la caccia alle streghe prosegue, tutto ciò che ci circonda viene piano piano, silenziosamente, smantellato. Non ce ne accorgiamo, abbiamo un problema più grande a cui pensare: il migrante.

E per rispondere a questo impellente problema, lo Stato aggiungere un nuovo tassello: sono i centri permanenti per il rimpatrio, da sostituirsi ai CIE. Già a gennaio 2017 il governo aveva confermato la costruzione di nuovi centri che fossero di dimensioni più piccole, preferibilmente fuori dalle città e vicino ad aeroporti.

Ecco dove sorgeranno i nuoci CPR. Tra questi, Iglesias e, guarda caso, sarà usata la vecchia struttura del carcere dismesso per rinchiudere i migranti. Non c’è di che stupirsi, ma soprattutto c’è poco da aggiungere dato che questo nuovo centro sorge proprio in un vecchio carcere, cosa possiamo aggiungere a ciò che già ci stanno esplicitamente dicendo?

L’apertura di questo nuovo lager per migranti si inserisce, quindi, dentro un piano ben più vasto che proprio nella nostra isola ha visto la sua realizzazione con la costruzione negli ultimi anni di 4 nuove galere con sezioni di massima sicurezza (costruite ben lontane dai centri abitati, con enorme speculazione0 del bussines penitenziario), l’apertura della fabbrica di bombe di Domusnovas e la sua annunciata espansione, e infine la diffusione della presenza militare.

Strutture di uno stesso cerchio: eserciti che si allenano e fabbriche che esportano bombe, tutte a ingrossare il business militare che provoca, lontana da noi, quelle stesse guerre e quelle stesse carestie da cui fuggono i migranti … e quando dopo gli interminabili viaggi arrivano qui, tutto è pronto per rinchiuderli nei CPR o se si riesce direttamente in galera. Quattro tasselli (basi, fabbriche d’armi, CPR e galere) di uno stesso piano in cui il Capitale, con l’avvallo delle leggi e della forza dello Stato, unisce il profitto allo sfruttamento.


Contro carcere, isolamento, differenziazione Solidali con il prigioniero Davide Delogu

Posted: Maggio 24th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Contro carcere, isolamento, differenziazione Solidali con il prigioniero Davide Delogu

Di seguito l’ultima lettera arrivata da Davide dopo la sua tentata evasione, avvenuta il primo maggio 2017 nel carcere di Augusta, Siracusa, ove si trova imprigionato. 

Isolamento di Brucoli, 5.5.2017

…mi trovo in una cella liscia tutta sigillata, senza niente, mangio per terra ma con la dignità di sempre di non essere mai soggiogato da ciò che impongono i miti di infallibilità che si costruiscono sulla perfezione del potere carcerario. Vi sono sempre degli spazi, delle falle che rilevano la sua debolezza.
Unica mia sfiga è stato il vento, che ha spezzato per ben due volte i bastoni legati di lungo che sorreggevano gancio e corda. Ho perso tempo per aggiustarli e alla fine sono riuscito ad agganciare il muro di cinta, ma vi erano già fuori le sentinelle armate pronte a sparare, considerando che ho iniziato l’azione arrampicandomi dal passeggio e avendo pochi minuti a disposizione.
Ho proposto una campagna di liberazione che dovrebbe già essere pubblicata su CNA (https://www.autistici.org/cna/2017/05/12/comunicato-del-compagno-anarchico-sardo-davide-delogu-e-aggiornamenti/)
Per avere questa penna, il bollo e i fogli ho dovuto battagliare per 5 giorni. Ora sono in attesa del consiglio di disciplina, del trasferimento e della conseguente applicazione del fottuto 14 bis.
Non so neanche se partirà questa, perché qui la tensione si taglia a lamette.
Lotta per la liberazione! Un abbraccio!
Davide
 

Qui sotto il volantino diffuso il 17 maggio durante il presidio al tribunale di Cagliari in solidarietà a Davide 

 

Contro carcere, isolamento, differenziazione

17 maggio: presidio al tribunale di cagliari

Ripercorriamo qui di seguito i fatti accaduti a partire dalle rivolte nel carcere del Buoncammino nella primavera del 2013. Oggi quel carcere è stato chiuso, i detenuti trasferiti altrove, alcuni sono stati perseguitati per non aver taciuto gli abusi e i trattamenti disumani ricevuti, propri di ogni carcere. Vogliamo che questa udienza diventi occasione per cogliere e ribadire l’importanza di quelle lotte e portare solidarietà a chi è processato per il coraggio e la determinazione nel lottare contro il carcere.

Il 17 maggio è il giorno di una nuova udienza, a Cagliari, del processo contro Davide Delogu per le mobilitazioni avvenute fra la primavera e l’estate del 2013 nel carcere cagliaritano del Buoncammino, ora chiuso. Quel periodo è stato caratterizzato da diverse proteste in tante carceri italiane anche per via del sovraffollamento (quasi 70 mila persone detenute a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 40 mila posti) che aveva portato ad una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), il cui pronunciamento finale era atteso per il 17 giugno 2013 (e poi prorogato al 24 maggio del 2014).

In quel contesto si inserisce la mobilitazione dei prigionieri del Buoncammino, cominciata il 25 maggio, con uno sciopero del carrello durato per quattro giorni, e accompagnata da un comunicato firmato da 301 detenuti. Le richieste riguardavano un’amnistia generalizzata, l’abrogazione dell’art. 41 bis o.p., dell’ergastolo ostativo, della recidiva, dell’art. 4 bis o.p. e, in generale, la fine dei ricatti e della differenziazione che sono propri del trattamento individualizzato e premiale, finalizzato a produrre “collaboratori di giustizia”. Non ultime, vengono denunciate le condizioni di sovraffollamento, la carenza di ore d’aria e di socialità, le condizioni fatiscenti dell’istituto di pena, che insieme provocano malattie derivate dalla detenzione, continui atti di autolesionismo e omicidi di stato, chiamati suicidi. Il comunicato precisa che la data del 25 maggio viene scelta come inizio della protesta perché in concomitanza si svolgeva una manifestazione a Parma “Contro carcere, differenziazione, 41 bis e isolamento, per la solidarietà di classe, a sostegno delle lotte di tutti i detenuti”.

Dopo il blocco totale della posta in uscita, messo in atto dalla direzione del carcere cagliaritano, il 17 giugno inizia uno sciopero dell’aria che si protrae per due giorni e che viene immediatamente attaccato dalle guardie con una perquisizione generale, durante la quale le celle vengono devastate senza alcun ritegno, con una chiara finalità intimidatoria e persecutoria. I prigionieri riescono a far uscire un secondo comunicato, che mette in luce la carenza delle ore d’aria giornaliere e le anguste condizioni dei passeggi, chiamati non a caso “quartini” – nonostante fosse presente un grande passeggio, mai utilizzato –, ed esprime la volontà di unirsi alle proteste e agli scioperi che avvengono in quei giorni in altre carceri. Questo secondo scritto è firmato da 134 prigionieri, che sarebbero potuti essere ben di più, se i detenuti dei due bracci del carcere, isolati tra loro, fossero riusciti a mettersi in contatto. All’esterno di queste carceri in lotta non mancano diverse iniziative solidali e un tentativo di coordinamento di una mobilitazione unitaria per l’amnistia generalizzata, contro la tortura, l’isolamento, le morti e l’ergastolo.

Il 9 luglio il Buoncammino è nuovamente in fermento: nell’ala sinistra del carcere alcuni prigionieri si barricano dentro le celle, bruciano delle suppellettili ed espongono tre striscioni, uno dei quali con scritto “NON SIAMO BESTIE”. Subito con un tam-tam vengono informati parenti, amici e alcuni compagni, che formano un presidio all’esterno. L’aria si surriscalda, è già tramontato il sole. All’interno del braccio si verificano diversi black-out, accompagnati dalle battiture rabbiose, dalle bombole del gas che gettate dalle finestre vengono fatte esplodere verso l’esterno del braccio, e dal bagliore del fuoco appiccato all’interno in diversi punti. Fuori, una calorosa risposta dei presidianti contribuiva ad alimentare il caos facendo scoppiare dei petardi. I barricati pretendono l’arrivo tempestivo dei giornalisti ai quali, dalle finestre, descrivono le condizioni detentive inaccettabili e tutto lo schifo del Buoncammino. Il giorno dopo il direttore passa in ogni cella e minaccia di trasferimento immediato chiunque apra bocca; quando fuori arrivano i compagni per portare nuovamente solidarietà non c’è quasi nessuna risposta: l’intimidazione ha sortito l’effetto cercato e i ribelli barricati vengono trasferiti, come spesso succede, al fine di spezzare la solidarietà tra i prigionieri. Uno di loro verrà pestato e trasferito a Lanusei. Il 9 luglio è anche la data d’inaugurazione del nuovo supercarcere di Bancali (SS), alla presenza dell’allora ministro della Giustizia Cancellieri.

Il 25 luglio Davide viene trasferito al Pagliarelli di Palermo e il 3 agosto gli viene applicato l’isolamento del 14 bis per 6 mesi. Il provvedimento del DAP cita tutta una serie di punti, tanto per mettere più legna possibile sul fuoco, che possano giustificare la sua “elevata pericolosità”: mette in primo piano la sua “intenzione di evadere” e lo indica come “promotore ed organizzatore di forme di protesta” (citando quella del 25 maggio) per i diversi presidi realizzati all’esterno; evidenzia i rapporti disciplinari presi negli ultimi 7 mesi, la sua “contiguità agli ambienti anarchici” e altre varie argomentazioni sostenute dal loro linguaggio tendenzioso. Come da dispositivo, Davide può avere in cella solo il tavolo, la branda, lo sgabello; ha diritto a due ore d’aria da solo, un colloquio al mese (disposto dal direttore) e dovrebbe avere almeno la radiolina, che non gli daranno se non dopo diverse proteste.

Da quella data fino a oggi Davide è quasi sempre stato in isolamento (il 14 bis può durare massimo 6 mesi ma può essere prorogato per soddisfare il sadico piacere del DAP) e non è più uscito dalla Sicilia, passando dalle carceri di Caltanissetta, Agrigento e infine Augusta, da cui ha tentato recentemente di evadere, senza purtroppo riuscirci. I pochi e soli momenti di socialità e comunicazione sono stati quelli per i processi che, nonostante le lunghe e faticose traduzioni, costituiscono occasione d’incontro, di solidarietà e di lotta comune contro il carcere, l’isolamento e la repressione. Non è un caso, infatti, che sull’onda inesauribile dell’emergenza mafia-terrorismo si stia progressivamente generalizzando una legislazione speciale che, tra l’altro, mira a estendere il processo in videoconferenza: se fino ad oggi molte delle richieste di processo a distanza sono state disattese – per i compagni No Tav, come pure per Davide in passate udienze –, il ddl Orlando di riforma della giustizia, attualmente in discussione in Parlamento, punta a rendere normale ciò che era nato come eccezionale, esclusivo per chi sottoposto al 41 bis.

La storia di Davide è una storia comune a tanti altri prigionieri che non sono disposti a barattare la propria integrità e dignità in cambio di qualche beneficio e che per questo vengono puniti anzitutto con l’isolamento totale e prolungato nel tempo, in luoghi lontani da familiari e amici, e privati della possibilità di comunicare. L’isolamento, con le vessazioni accessorie che favorisce, costituisce da sempre una leva efficace in mano agli aguzzini del DAP e ai suoi servi esecutori, per tentare di domare la determinazione a ribellarsi dei prigionieri più coscienti. Così è successo ai prigionieri in lotta a Ivrea, nel novembre dell’anno scorso, trasferiti ad altre carceri e messi in isolamento; così succede a Maurizio Alfieri, di recente trasferito dal carcere di Milano-Opera alla sezione di isolamento di Napoli-Poggioreale a causa della sua irriducibile sete di giustizia; così è successo a centinaia, migliaia di detenuti, che negli ultimi decenni hanno attraversato le carceri speciali, le sezioni di isolamento, l’Alta Sicurezza, il 41 bis, ovvero tutto l’armamentario che la controrivoluzione ha sviluppato e mantenuto, per arginare quel poderoso ciclo di lotte che ha attraversato il nostro paese per almeno un ventennio.

Contro il carcere, l’isolamento, la differenziazione e la violenza assassina dei padroni, del loro stato e dei loro cani da guardia: il 17 maggio davanti al tribunale di Cagliari.

Per sostenere le ragioni delle lotte portate avanti nel carcere di Buoncammino e nelle carceri di tutta Italia.

Per continuare la lotta, il 20 maggio saremo davanti al carcere di Livorno, per non dimenticare Stefano Crescenzi e tutti gli altri morti di stato.

15 maggio 2017, OLGa

Per leggere integralmente i comunicati e le lettere giunte dal Buoncammino nel 2013 si vedano gli opuscoli n.80 e 81 in www.autprol.org/olga


Venerdì 19 e Sabato 20 Maggio // Due giorni di dibattito sul medio oriente

Posted: Maggio 19th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Venerdì 19 e Sabato 20 Maggio // Due giorni di dibattito sul medio oriente


Campo prove 140 // Sull’ampliamento della fabbrica di bombe di Domusnovas

Posted: Maggio 16th, 2017 | Author: | Filed under: Dossier, General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Campo prove 140 // Sull’ampliamento della fabbrica di bombe di Domusnovas

Qualche giorno fa i quotidiani locali hanno riportato la notizia che l’iter amministrativo per l’ampliamento della fabbrica di bombe di Domusnovas è giunto a un passo significativo, il 18 maggio a Iglesias si terrà la conferenza di servizi riguardante questa novità.
Una prima voce sulla necessità di ampliamento da parte della RWM era uscita un anno fa, precisamente ad aprile 2016, in concomitanza con la mega- commessa che il governo francese aveva affidato alla Rheinmetall per la produzione di bombe MK.
Da allora non si erano più avute notizie, come al solito la proprietà tedesca è stata molto abile a lavorare nell’ombra, ma ecco che a dieci giorni dalla conferenza di servizi esce la notizia, e sembra che, almeno da un punto di vista legale, ci sia ben poco da fare.
L’ampliamento richiesto prevede l’edificazione di un nuovo Campo prove, denominato 140, da costruire in Località San Marco (in territorio comunale di Iglesias) per scopi non ancora ben chiari. A questo si somma l’investimento che farà anche la regione Sardegna per adattare e mettere a norma la strada che collega lo stabilimento di Domusnovas alla S.S. 130.
Pare quindi che il SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) di Iglesias il 18 darà il formale
via ai lavori; quando inizieranno, la durata e la tipologia sono ancora tutte notizie non a nostra
disposizione, il campo prove di una fabbrica di bombe importante come la RWM probabilmente non sarà un’opera da due soldi e tre giorni di lavoro, ma siamo nel campo delle ipotesi.
La notizia di questo allargamento, proprio ora che da più di un anno si sono finalmente levate delle voci di contrasto per la chiusura della fabbrica, non è passata inosservata, i sindaci coinvolti hanno voluto dire la loro.
Gariazzo, sindaco di Iglesias, ha scelto la strada più facile, dicendosi contrario alla produzione di bombe ma conscio che una riconversione non sia cosa facile e dichiarando che per quanto riguarda l’ampliamento lui non può far altro che applicare la legge. Ventura, sindaco di Domusnovas, invece è stato più coerente con la sua storica posizione di difensore della fabbrica, dicendo che “questa amministrazione difenderà fino alla fine questa realtà economica”.
E’ chiaro che se chi è contrario alla presenza della fabbrica si affiderà ai politicanti di turno si ritroverà nel giro di qualche tempo con il campo prove 140 bell’e pronto a perfezionare una produzione di morte che già ora non scherza. Ma quindi cosa fare?
Non è facile dare una risposta a questa domanda, però ci si può provare.
Innanzitutto questa scelta di ampliamento spegne ulteriormente quegli illusori e assai poco credibili sogni di riconversione (a non si bene cosa tra l’altro) della fabbrica.
La Rheinmetall non ha alcuna intenzione di rivedere o ridimensionare la produzione, il mondo è in guerra, l’industria bellica è in questo momento uno dei pochi ambiti economici su cui gli Stati possono fare affidamento sicuro. Tra chi bombarda, chi si prepara a farlo e chi per essere incluso nei “giochi” di geopolitica invia truppe qua e là, tutte le nazioni si trovano in perenne stato di guerra.
Inoltre la crisi economica a livello mondiale si configura come il ricatto perfetto per far passare questo tipo di investimenti senza troppe opposizioni, gli stati europei sono tutti in cerca di un loro Vietnam, una guerra per risollevare l’economia interna e distrarre la popolazione da ciò che realmente accade, dalle politiche di austerità e controllo sempre più diffuse ed arroganti.
Ciò che accade a Domusnovas si può ritrovare in qualunque parte del pianeta: una produzione che non piace a nessuno o quasi, che viene però sostenuta in modo più o meno palese da tutte le istituzioni, da alcune perchè fornisce quel lavoro che loro stesse non possono più garantire, da altre perchè sanno bene che gli equilibri fra Stati sono basati su accapparamento di risorse e guerra e che su questi argomenti non si può discutere.
Gli interessi legati all’ambito bellico che risiedono nel territorio sardo sono enormi, ne abbiamo avuto una prova il 28 aprile a Quirra, quando militari e sbirri non avevano alcuna intenzione di permettere a un’opposizione organizzata anche solo di mostrarsi. La RWM di Domusnovas è in questo momento in piena espansione, all’avanguardia nella produzione e “tutelata” dalle contraddizioni che il sistema capitalista crea, fra cui la disoccupazione.
Non resta quindi che rimboccarsi le maniche e fare l’unica cosa che possa mettere seriamente in crisi questi colossi: rompere il silenzio complice nel quale lavorano.
Azioni di disturbo, sabotaggi, attacchi, blocchi, tutto ciò che non fa parte di una democratica e composta opposizione, recuperabile o comunque troppo facilmente gestibile da sbirri e istituzioni.
Chiedere al sindaco di Domusnovas la riconversione di una fabbrica privata, per giunta di proprietà tedesca, è come cercare di insegnare a un elefante a volare.
Le popolazioni dei dintorni sono sicuramente dei referenti delle lotte che si portano avanti, ma se non vogliamo ritrovarci con una fabbrica sempre più grande e sempre più radicata nel territorio il momento di agire è ora. Impedire questo ingrandimento significherebbe porre seri problemi alla realizzazione delle nuove commesse, significherebbe togliere quell’affidabilità nella produzione puntuale e precisa che la fabbrica si è guadagnata, significherebbe instillare dei dubbi negli investitori, significherebbe dimostrare che anche questi colossi hanno i piedi d’argilla e che quindi presto o tardi possono crollare.
Cenni storici e sulle recenti lotte contro la RWM: La RWM è un’importante fabbrica di bombe si tuata nel sud ovest della Sardegna, nei pressi del comune di Domusnovas (6000 abitanti circa), è di proprietà tedesca (Rheinmetall) da una decina d’anni circa. In tempi recenti ha subito una riconversione da civile a militare, dopo che per quasi un secolo la “polveriera” produceva esplosivi da cava e da miniera, molto utilizzati da tutta l’industria mineraria sarda. Con il crollo di quest’ultima è andata a picco anche la S.E.I. (Sarda Esplosivi Industriali) che è stata così rilevata da una multinazionale degli armamenti che ne ha trasformato la produzione.
Oggi la RWM possiede nel sud-ovest sardo più di 500.000 mq, di cui una parte è occupata dall’enorme stabilimento circondato da un muro in cemento armato alto circa tre metri e protetto da filo spinato. Vi lavorano con contratto a tempo indeterminato circa 150 operai, quasi tutti sardi. Nei periodi di grandi commesse il numero può arrivare a 200-250, e anche in questo caso gli ingaggi vengono fatti tutti sul territorio. L’ultima ondata di assunzioni temporanee di cui siamo a
conoscenza risale ai primi dello scorso dicembre.
Nella provincia più disperata d’Italia, un indotto come quello offerto dalla RWM ha un peso specifico enorme, sono pochi e silenziosi gli abitanti contrari alla presenza dello stabilimento. Ma c’è di peggio, i dipendenti e le loro famiglie sono i principali difensori della fabbrica.
La proprietà se li compra con buoni stipendi, condizioni di lavoro favorevoli (ad esempio ceste di frutta fresca nelle corsie) e trattamenti contrattuali vantaggiosi, assai rari di questi tempi. In questo modo la direzione può anche permettersi il lusso di chiedere/imporre ai propri dipendenti una certa riservatezza in merito a ciò che si svolge all’interno dello stabilimento. E’ così che un’enorme fabbrica che produce migliaia di bombe l’anno, e che fattura milioni di euro, è riuscita per anni a tenere completamente nascosta la sua attività, e anche ora con molti occhi a controllarla riesce a creare una coltre di fumo dalla quale non sfugge nulla o quasi.
I motivi di tanta segretezza non sono da cercare chissà dove, semplicemente per i proprietari meno si sa meglio è, i traffici d’armi spesso si avvalgono di libere interpretazioni di leggi e norme di sicurezza su trasporto (vedi l’articolo pubblicato dalla rivista SardiniaPost nell’estate 2016), inquinamento e vendita, e la RWM non fa eccezione. Per i dipendenti invece, non far sapere in giro che le loro mani sono sporche di sangue delle migliaia di vittime che le bombe mietono è probabilmente un modo per provare a dormire meglio la notte. Infine la complessità e la pericolosità del prodotto fanno sì che anche un disturbo minimo possa arrecare danni di grande portata alla produzione. Per questo i trasporti di materiali verso la fabbrica e di bombe verso porti e aeroporti sono da sempre top-secret.
In questi ultimi mesi la produzione dovrebbe essersi concentrata sulle bombe MK: ordigni a caduta libera, lunghi più di tre metri, del peso di circa 900 kg, con all’interno più di 400 kg di esplosivo. Le bombe vengono vendute, fra gli altri, anche all’Arabia Saudita, che le scarica sulle città dello Yemen.
I tentativi di opposizione portati avanti negli ultimi mesi hanno mostrato tutte le difficoltà che una lotta del genere comporta, non è quindi casuale l’attenzione che questo articolo rivolge ai movimenti in entrata e uscita dalla fabbrica, alle strade che i convogli percorrono, e ai porti dai quali partono, perchè forse proprio questi sono i punti dove si potrebbero ottenere quei risultati per adesso ancora lontani.
Con fortuna e insistenza, la segretezza nella quale è stata avvolta la fabbrica nell’ultimo anno ha
subito qualche crepa, ecco un elenco di avvenimenti legati ad essa.

Movimenti recenti intorno alla fabbrica di bombe di Domusnovas

16 Gennaio 2016, si registra il primo carico di bombe dell’anno: all’ aeroporto di Elmas atterra un Boeing 787 della compagnia azera Silk Ways. Le operazioni si svolgono di notte per evitare gli occhi curiosi dei passeggeri, ma l’ennesimo carico di bombe MK viene comunque scoperto.

10 Maggio, il Comitato NoBombe organizza un presidio nel piazzale della fabbrica di Domusnovas. Un centinaio di persone blocca l’accesso per tutto il pomeriggio impedendo l’ingresso di un turno di operai, i quali – probabilmente preavvisati – non si fanno nemmeno vedere.

12 Maggio, la nave ro-ro Jolly Cobalto, la più grande del Mediterraneo, parte dal porto di Genova in direzione Dubai con un carico di bombe prodotte a Domusnovas. Le informazioni parlano di sei container contenenti componenti delle bombe MK82 e MK84 prodotte da RWM Italia. Secondo il comunicato stampa quellitrasportati sono elementi per bombe, non ordigni veri e propri.

29 Luglio, il comitato NoBombe organizza il secondo presidio nel piazzale della fabbrica di Domusnovas. Questa volta l’appuntamento è prima dell’alba, per bloccare il primo turno. Una sessantina di manifestanti si ritrova di fronte un centinaio di sbirri con tanto di elicottero. Anche in questo caso gli operai non si vedono, i giornali nei giorni successivi riporteranno la notizia, di dubbia attendibilità, che la fabbrica avesse anticipato di un giorno la chiusura per ferie dello stabilimento, prevista per il 30 Luglio.

29 Settembre, la Jolly Cobalto getta l’ancora in rada al largo del porto di Sant’Antioco, probabilmente per un pescaggio insufficiente. Non viene accertato il trasporto di bombe, ma può essere che sia stata caricata con un lavoro di spola di qualche barca più piccola. Di sicuro la sua presenza nel golfo di Palmas è decisamente
insolita.

8 Ottobre, fallisce un tentativo di blocco della strada che porta alla fabbrica.

18 Novembre, alle 21 all’aeroporto di Cagliari-Elmas atterra un aereo proveniente dall’Azerbaigian, pronto a caricare le bombe della Rwm destinate all’Arabia Saudita. Il carico, anche se non ci sono conferme ufficiali, sarà utilizzato in Yemen, paese stravolto dalla guerra civile. Le armi arrivano alle 22.30: un trasporto massiccio nascosto da alcuni mezzi della società di gestione dello scalo (SOGAER?). La partenza è prevista nel cuore della notte.

21 Novembre, alle 14 parte un carico di bombe direttamente dalla fabbrica. Questa volta i Tir della DSV – Saima Avandero, tra i più grandi al mondo, attraversano da sud a nord l’intera isola, lungo la 131 e poi la diramazione nuorese (131 dcn) verso Olbia, forse nel tentativo di sfuggire ai riflettori dell’aeroporto di Cagliari.
Quattro Tir recanti i simboli dell’esplosivo, scortati da sicurezza privata, raggiungono alle 19 il porto Isola Bianca di Olbia. All’interno dei quattro mastodontici camion ci sono 1000 bombe, ennesima fornitura destinata all’Arabia Saudita. Alle 22 si imbarcano sul Cargo della Moby alla volta di Piombino, per svolgere le operazioni di scarico al coperto verso la destinazione finale.

10 Dicembre, la nave Bahri Tabuk lascia di notte il porto canale di Cagliari diretta a Port Said (Egitto) con un carico di 3000 ordigni prodotti dalla RWM. La Bahri Tabuk è una nave ro-ro cargo ship costruita nel 2013, lunga 220 metri e larga 32, che attualmente batte bandiera saudita. I 18 container vengono issati a bordo con la
supervisione di tecnici, vigilanza privata e vigili del fuoco. Sei giorni dopo la nave attracca al porto di Jeddah in Arabia Saudita.
21 Marzo 2017, la Bahri Tabuk attracca al porto canale di Cagliari e all’alba vengono caricati una ventina (pare) di contaneir provenienti dalla fabbrica di Domusnovas.

3 Aprile, il Comitato NoBombe organizza una giornata di mobilitazione contro la RWM: un presidio mattutino di fronte alla fabbrica con l’obiettivo di bloccarne la produzione, che verrà confinato dalle forze dell’ordine a qualche centinaio di metri dallo stabilimento, e un corteo pomeridiano in paese, per rompere il silenzio complice degli abitanti di Domusnovas. Da fonti locali pare che purtroppo la direzione dell’azienda, a conoscenza degli orari delle contestazioni, sia riuscita a riorganizzare i turni di modo che non vi fosse alcun contatto tra operai e manifestanti e che, di conseguenza, i ritmi di produzione non subissero intoppi. Da registrare inoltre l’ingente presenza di forze di polizia (una decina di camionette di celere insieme a volanti, digos e un elicottero).
Da questi dati si possono estrarre altre piccole informazioni sparse qua e là. La RWM, esattamente come il Ministero della Difesa*, si avvale di una serie di ditte private esperte dilogistica e movimentazione di materiali pericolosi. Per il trasporto su gomma si rivolge alla Saima Avandero, del gruppo danese DSV (come da foto), per il trasporto via mare, quando non può usufruire di navi private come la Jolly Cobalto, ricorre alle navi cargo di Moby e Tirrenia (ormai sotto un unico proprietario, Onorato). I convogli, durante gli spostamenti sulle statali
130 e 131, sono scortati da sorveglianza privata e carabinieri. I trasporti avvengono prevalentemente di notte.

Siamo venuti a conoscenza dell’utilizzo di tre porti: Cagliari, Cagliari Porto canale e Olbia; da segnalare inoltre l’attracco della Jolly Cobalto in rada a Sant’Antioco. Non è chiaro quale sia il criterio nella scelta di uno piuttosto che un altro, probabilmente il non dare certezze a chi prova ad opporsi a questi traffici è una delle ragioni, ma sembra eccessivo considerarla l’unica.

* Per un approfondimento sulle ditte civili impiegate nella logistica militare sul blog nobasi.noblogs.org è presente un pieghevole sulla logistica dell’Esercito Italiano.

Alcun* compagn* della Rete No basi


Contro carcere, isolamento, differenziazione 17 maggio: presidio al tribunale di cagliari

Posted: Maggio 14th, 2017 | Author: | Filed under: Dossier, General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Contro carcere, isolamento, differenziazione 17 maggio: presidio al tribunale di cagliari

Ripercorriamo qui di seguito i fatti accaduti a partire dalle rivolte nel carcere del Buoncammino nella primavera del 2013. Oggi quel carcere è stato chiuso, i detenuti trasferiti altrove, alcuni sono stati perseguitati per non aver taciuto gli abusi e i trattamenti disumani ricevuti, propri di ogni carcere. Vogliamo che questa udienza diventi occasione per cogliere e ribadire l’importanza di quelle lotte e portare solidarietà a chi è processato per il coraggio e la determinazione nel lottare contro il carcere.

Il 17 maggio è il giorno di una nuova udienza, a Cagliari, del processo contro Davide Delogu per le mobilitazioni avvenute fra la primavera e l’estate del 2013 nel carcere cagliaritano del Buoncammino, ora chiuso. Quel periodo è stato caratterizzato da diverse proteste in tante carceri italiane anche per via del sovraffollamento (quasi 70 mila persone detenute a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 40 mila posti) che aveva portato ad una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), il cui pronunciamento finale era atteso per il 17 giugno 2013 (e poi prorogato al 24 maggio del 2014).
In quel contesto si inserisce la mobilitazione dei prigionieri del Buoncammino, cominciata il 25 maggio, con uno sciopero del carrello durato per quattro giorni, e accompagnata da un comunicato firmato da 301 detenuti. Le richieste riguardavano un’amnistia generalizzata, l’abrogazione dell’art. 41 bis o.p., dell’ergastolo ostativo, della recidiva, dell’art. 4 bis o.p. e, in generale, la fine dei ricatti e della differenziazione che sono propri del trattamento individualizzato e premiale, finalizzato a produrre “collaboratori di giustizia”. Non ultime, vengono denunciate le condizioni di sovraffollamento, la carenza di ore d’aria e di socialità, le condizioni fatiscenti dell’istituto di pena, che insieme provocano malattie derivate dalla detenzione, continui atti di autolesionismo e omicidi di stato, chiamati suicidi. Il comunicato precisa che la data del 25 maggio viene scelta come inizio della protesta perché in concomitanza si svolgeva una manifestazione a Parma “Contro carcere, differenziazione, 41 bis e isolamento, per la solidarietà di classe, a sostegno delle lotte di tutti i detenuti”.
Dopo il blocco totale della posta in uscita, messo in atto dalla direzione del carcere cagliaritano, il 17 giugno inizia uno sciopero dell’aria che si protrae per due giorni e che viene immediatamente attaccato dalle guardie con una perquisizione generale, durante la quale le celle vengono devastate senza alcun ritegno, con una chiara finalità intimidatoria e persecutoria. I prigionieri riescono a far uscire un secondo comunicato, che mette in luce la carenza delle ore d’aria giornaliere e le anguste condizioni dei passeggi, chiamati non a caso “quartini” – nonostante fosse presente un grande passeggio, mai utilizzato –, ed esprime la volontà di unirsi alle proteste e agli scioperi che avvengono in quei giorni in altre carceri. Questo secondo scritto è firmato da 134 prigionieri, che sarebbero potuti essere ben di più, se i detenuti dei due bracci del carcere, isolati tra loro, fossero riusciti a mettersi in contatto. All’esterno di queste carceri in lotta non mancano diverse iniziative solidali e un tentativo di coordinamento di una mobilitazione unitaria per l’amnistia generalizzata, contro la tortura, l’isolamento, le morti e l’ergastolo.
Il 9 luglio il Buoncammino è nuovamente in fermento: nell’ala sinistra del carcere alcuni prigionieri si barricano dentro le celle, bruciano delle suppellettili ed espongono tre striscioni, uno dei quali con scritto “NON SIAMO BESTIE”. Subito con un tam-tam vengono informati parenti, amici e alcuni compagni, che formano un presidio all’esterno. L’aria si surriscalda, è già tramontato il sole. All’interno del braccio si verificano diversi black-out, accompagnati dalle battiture rabbiose, dalle bombole del gas che gettate dalle finestre vengono fatte esplodere verso l’esterno del braccio, e dal bagliore del fuoco appiccato all’interno in diversi punti. Fuori, una calorosa risposta dei presidianti contribuiva ad alimentare il caos facendo scoppiare dei petardi. I barricati pretendono l’arrivo tempestivo dei giornalisti ai quali, dalle finestre, descrivono le condizioni detentive inaccettabili e tutto lo schifo del Buoncammino. Il giorno dopo il direttore passa in ogni cella e minaccia di trasferimento immediato chiunque apra bocca; quando fuori arrivano i compagni per portare nuovamente solidarietà non c’è quasi nessuna risposta: l’intimidazione ha sortito l’effetto cercato e i ribelli barricati vengono trasferiti, come spesso succede, al fine di spezzare la solidarietà tra i prigionieri. Uno di loro verrà pestato e trasferito a Lanusei. Il 9 luglio è anche la data d’inaugurazione del nuovo supercarcere di Bancali (SS), alla presenza dell’allora ministro della Giustizia Cancellieri.
Il 25 luglio Davide viene trasferito al Pagliarelli di Palermo e il 3 agosto gli viene applicato l’isolamento del 14 bis per 6 mesi. Il provvedimento del DAP cita tutta una serie di punti, tanto per mettere più legna possibile sul fuoco, che possano giustificare la sua “elevata pericolosità”: mette in primo piano la sua “intenzione di evadere” e lo indica come “promotore ed organizzatore di forme di protesta” (citando quella del 25 maggio) per i diversi presidi realizzati all’esterno; evidenzia i rapporti disciplinari presi negli ultimi 7 mesi, la sua “contiguità agli ambienti anarchici” e altre varie argomentazioni sostenute dal loro linguaggio tendenzioso. Come da dispositivo, Davide può avere in cella solo il tavolo, la branda, lo sgabello; ha diritto a due ore d’aria da solo, un colloquio al mese (disposto dal direttore) e dovrebbe avere almeno la radiolina, che non gli daranno se non dopo diverse proteste.
Da quella data fino a oggi Davide è quasi sempre stato in isolamento (il 14 bis può durare massimo 6 mesi ma può essere prorogato per soddisfare il sadico piacere del DAP) e non è più uscito dalla Sicilia, passando dalle carceri di Caltanissetta, Agrigento e infine Augusta, da cui ha tentato recentemente di evadere, senza purtroppo riuscirci. I pochi e soli momenti di socialità e comunicazione sono stati quelli per i processi che, nonostante le lunghe e faticose traduzioni, costituiscono occasione d’incontro, di solidarietà e di lotta comune contro il carcere, l’isolamento e la repressione. Non è un caso, infatti, che sull’onda inesauribile dell’emergenza mafia-terrorismo si stia progressivamente generalizzando una legislazione speciale che, tra l’altro, mira a estendere il processo in videoconferenza: se fino ad oggi molte delle richieste di processo a distanza sono state disattese – per i compagni No Tav, come pure per Davide in passate udienze –, il ddl Orlando di riforma della giustizia, attualmente in discussione in Parlamento, punta a rendere normale ciò che era nato come eccezionale, esclusivo per chi sottoposto al 41 bis.
La storia di Davide è una storia comune a tanti altri prigionieri che non sono disposti a barattare la propria integrità e dignità in cambio di qualche beneficio e che per questo vengono puniti anzitutto con l’isolamento totale e prolungato nel tempo, in luoghi lontani da familiari e amici, e privati della possibilità di comunicare. L’isolamento, con le vessazioni accessorie che favorisce, costituisce da sempre una leva efficace in mano agli aguzzini del DAP e ai suoi servi esecutori, per tentare di domare la determinazione a ribellarsi dei prigionieri più coscienti. Così è successo ai prigionieri in lotta a Ivrea, nel novembre dell’anno scorso, trasferiti ad altre carceri e messi in isolamento; così succede a Maurizio Alfieri, di recente trasferito dal carcere di Milano-Opera alla sezione di isolamento di Napoli-Poggioreale a causa della sua irriducibile sete di giustizia; così è successo a centinaia, migliaia di detenuti, che negli ultimi decenni hanno attraversato le carceri speciali, le sezioni di isolamento, l’Alta Sicurezza, il 41 bis, ovvero tutto l’armamentario che la controrivoluzione ha sviluppato e mantenuto, per arginare quel poderoso ciclo di lotte che ha attraversato il nostro paese per almeno un ventennio.
Contro il carcere, l’isolamento, la differenziazione e la violenza assassina dei padroni, del loro stato e dei loro cani da guardia: il 17 maggio davanti al tribunale di Cagliari.

Per sostenere le ragioni delle lotte portate avanti nel carcere di Buoncammino e nelle carceri di tutta Italia.

Per continuare la lotta, il 20 maggio saremo davanti al carcere di Livorno, per non dimenticare Stefano Crescenzi e tutti gli altri morti di stato.

15 maggio 2017, OLGa

Per leggere integralmente i comunicati e le lettere giunte dal Buoncammino nel 2013 si vedano gli opuscoli n.80 e 81 in www.autprol.org/olga


17 Maggio ore 9 presidio al tribunale di Cagliari in solidarietà con Davide

Posted: Maggio 9th, 2017 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su 17 Maggio ore 9 presidio al tribunale di Cagliari in solidarietà con Davide

Mercoledì 17 si terrà al tribunale di Cagliari l’ennesima udienza della vicenda processuale-repressiva contro Davide Delogu.

Davide da tanti anni ormai è prigioniero, ma nonostante la lunga detenzione il suo spirito ribelle e la sua voglia di libertà non si sono mai spenti, anzi. Poco più di una settimana fa’, precisamente il primo Maggio, è stato fermato dagli agenti della polizia penitenziaria mentre tentava l’evasione dal carcere di Augusta nel quale è recluso ( https://nobordersard.wordpress.com/2017/05/03/tentativo-di-evasione-di-davide-delogu-dal-carcere-di-augusta/) . Il tentativo di evasione gli è costato lo spostamento in isolamento punitivo, questo potrebbe causare la richiesta al DAP della misura della videoconferenza per l’udienza del 17 (che però a quel punto forse verrebbe rinviata), cioè il prigioniero non viene più trasferito dal carcere al tribunale per assistere all’udienza, ma viene portato in una cella del carcere adibita a centro di comunicazione dove attraverso un monitor, un microfono e una telecamera segue e può interagire con il processo che si svolge a 1 o 1000 km da lui. Questa misura che aumenta notevolmente l’aspetto repressivo del carcere e della detenzione, si rivela anche un’ottima forma di ricatto nei confronti dei prigionieri (specialmente di quelli che scontano la pena lontano dai loro cari) che vedono nelle udienze uno dei pochi momenti di rottura della monotonia del carcere e la possibilità di intravedere volti amici e il mondo esterno alle mura. A oggi i processi in videoconferenza non sono ancora diffusissimi, non tutti i tribunali e tutte le carceri sono già sufficientemente attrezzate per soddisfare tutte le esigenze, ma sembra che l’intenzione sia proprio quella di diffonderli il più possibile, sia per risparmiare denari sui trasferimenti, ma specialmente per dare un ulteriore sterzata repressiva ai prigionieri.

Lottare contro la videoconferenza non è facile, alcuni prigionieri si rifiutano di utilizzarla non seguendo quindi neanche il processo dallo stanzino del carcere, in questo modo i processi vanno avanti senza di loro. In alcuni casi questa pratica ha portato a qualche piccolo risultato, non sappiamo se Davide verrà trasferito a Cagliari per il processo o se useranno la videoconferenza, e in questo caso non sappiamo se l’accetterà o meno.

Il nostro invito quindi è quello di partecipare numerosi al presidio del 17, per portare la massima solidarietà a Davide e alle lotte che nonostante anni di trasferimenti punitivi e regimi speciali continua a portare avanti; e anche per dimostrare a chi lo vuole isolare che Davide non è solo, che i suoi compagni e le sue compagne sono con lui.
MERCOLEDì 17 MAGGIO ORE 9 PRESIDIO AL TRIBUNALE DI PIAZZA REPUBBLICA A CAGLIARI.
DAVIDE LIBERO — NO ALLA VIDEOCONFERENZA — TUTTE LIBERI —

Cassa Antirepressione Sarda


Lettera di un detenuto // L’inferno di Poggioreale

Posted: Maggio 9th, 2017 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Lettera di un detenuto // L’inferno di Poggioreale

10.4.2017

(Visto della censura)

Ciao,
spero che stiate tutte/i bene, non posso dirti lo stesso di me, perché da come vedi mi hanno trasferito “nell’inferno di Poggioreale” e qui gli abusi sono prassi consolidata.
Tutto questo dopo il secondo 14 bis “innocente”, grazie a quei signori di Opera e al tribunale di sorveglianza (di Milano, ndr.). Avrai saputo che mi hanno respinto il reclamo del 14 bis; ho intenzione di impugnarlo e andare alla corte europea dei diritti dell’uomo.

Mi hanno messo in una sezione isolato da tutti, in una cella dove all’esterno c’è un cancello chiuso a chiave e ci sono altre celle con gente malata psichica.
Da me non possono venire neanche i lavoranti, non mi consentono di mandare una sigaretta a nessuno, quando esco chiudono tutte le altre celle, a chi parla con me chiudono il blindato e lo spioncino.
Il passeggio è un letamaio, è tutto sporco e i muri cadono a pezzi, in alto c’è una gabbia arrugginita e ogni volta mi cade la ruggine in testa. Anche in cella c’è l’intonaco che cade: ieri ho dovuto buttare il mangiare perché era caduto un pezzo di muro.
Poi, non ti dico il vitto… neanche gli animali lo mangiano; meno male da oggi mi arriva il vitto in bianco, almeno mi posso mangiare la pasta. Pensa che la sera, il mangiare che avanza dal carrello rimane a sette-otto metri dalla mia cella: ti lascio immaginare la puzza, l’altra sera è rimasto il pesce e anche gli agenti si lamentavano.
Non mi fanno portare la radiolina al passeggio e ogni volta mi perquisiscono. Sono stato male tre notti e qui non ci sono gli infermieri, per via che la Asl ha tagliato i fondi, per cui la notte si può morire nel più assoluto silenzio e menefreghismo.
(…)
Sto aspettando di sapere se sono assegnato qui, di sicuro non ci voglio stare e farò di tutto per partire e in sezione troverò tanti che la pensano come me.
(…)

P.S.: pensa che nelle altre celle sono tutti in pigiama come i vecchi O.P.G…. pazzesco!

Bacioni, TVB
Maurizio
Per scrivere a Maurizio:

MAURIZIO ALFIERI
VIA NUOVA POGGIOREALE, 177
POGGIOREALE
80147 NAPOLI


3 giorni Rosa e 365 giorni Neri

Posted: Maggio 8th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su 3 giorni Rosa e 365 giorni Neri

 
La Sardegna in questi giorni si tinge di rosa, coprendo tutto ciò che di più scuro e triste abbiamo. Tra i nostri vari primati (visto che si tratta di una gara agonistica) vantiamo una disoccupazione giovanile tra le più alte dello stato italiano, il 60% delle basi italiane e Nato sono in Sardegna, le terre che le ospitano risultano a causa delle esercitazioni e delle sperimentazioni di armi inquinate e con alti livelli di radiazioni, si contano centinaia di morti tra le persone che vi abitano nei pressi, per non contare animali e bimb* nat* con malformazioni. Se ci spostiamo di qualche chilometro, troviamo le terre che tempo fa dovevano essere il simbolo del progresso e dell’occupazione: oggi senza futuro perché troppo inquinate per poter essere coltivate e piene di disoccupati perché i padroni delle fabbriche, dopo essersi presi i soldi, se ne sono andati. Se il “giro d’Italia” passasse per Ottana, Furtei, Porto Torres, Macchiareddu, ecc..ecc. troverebbe ancora le scorie e i veleni lasciati da questo finto progresso.
In queste giornate macchiate di rosa si continua a produrre morte nella fabbrica di bombe RWM di Domusnovas e, tra un tornante e l’altro, si arriva dove quelle bombe vengono testate.
Non basta il colore rosa per coprire lo sfacelo che viviamo ogni giorno, siamo stufi e stufe di colorarci a seconda delle scelte del padrone.
Le esercitazioni non si sono fermate per il Giro d’Italia. Perché dovremmo fermarci noi?
NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA
NESSUNA ECONOMIA DI GUERRA E SFRUTTAMENTO NELLA NOSTRA TERRA

DOMENICA 23 APRILE GIORNATA ANTIMILITARISTA CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE “MENGIUS PANE CHE BOMBAS” Muros, Piazza della repubblica

Posted: Aprile 20th, 2017 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su DOMENICA 23 APRILE GIORNATA ANTIMILITARISTA CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE “MENGIUS PANE CHE BOMBAS” Muros, Piazza della repubblica

 


LUNEDI’ 24 APRILE INCONTRO INFORMATIVO SULL’OCCUPAZIONE MILITARE IN SARDEGNA Sassari, Centro Giovani, Piazza santa Caterina 21

Posted: Aprile 20th, 2017 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su LUNEDI’ 24 APRILE INCONTRO INFORMATIVO SULL’OCCUPAZIONE MILITARE IN SARDEGNA Sassari, Centro Giovani, Piazza santa Caterina 21


Autobus da Sassari // Manifestazione al poligono di Quirra il 28 Aprile

Posted: Aprile 14th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Autobus da Sassari // Manifestazione al poligono di Quirra il 28 Aprile

IN VISTA DEL 28 APRILE: PULMAN DA SASSARI
Si parte a manzaniri (H7:30) e si torna la sera. Chi è in trùscia pesante ce lo comunichi e provvederemo a buscare i soldi anche per lei/uui. prezzo e luogo di partenza verranno comunicati in privato.
info : fb – culletivu s’idealibera 3421760290 fb – respublica 3406714727


TURCHIA – DOSSIER URGENTE SULLO SCIOPERO DELLA FAME DEI PRIGIONIERI POLITICI

Posted: Aprile 6th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su TURCHIA – DOSSIER URGENTE SULLO SCIOPERO DELLA FAME DEI PRIGIONIERI POLITICI

dossier sciopero della fame turchia


Aggiornamenti dal fronte NO TAP

Posted: Aprile 6th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Aggiornamenti dal fronte NO TAP

LA GUERRA IN CASA

(Volantino diffuso a Lecce durante una manifestazione no Tap 2.04.2017)

“Noi dobbiamo sgomberare l’area in ogni modo”. Queste le parole di un dirigente di polizia soprannominato “sicario”, di fronte a dei manifestanti seduti per terra che tentano di impedire ai camion di una subappaltata di Tap di uscire dal cantiere e portare via degli alberi d’ulivo, preludio di un inizio dei lavori per la realizzazione del gasdotto sulla sponda italiana. In questi giorni il vero volto dello Stato lo stanno conoscendo in tanti: manifestanti, singoli, addirittura sindaci con le fasce tricolori. Lo Stato, il suo Governo e il suo Parlamento passano sopra tutti quanti, non risparmiano proprio nessuno: la terra, gli alberi, le persone, le idee, il cuore, i corpi. Ciò che importa è tutelare la multinazionale Tap, di cui anche lo Stato italiano è parte, tramite Saipem e Snam, e consentirle di eseguire i lavori utili a costruire un’opera che nel Salento nessuno vuole e per le più svariate ragioni. E così lo Stato e l’Economia fanno vedere che cosa vuol dire essere in guerra, agire contro le popolazioni e i territori, ed è ciò che accade in ogni parte del mondo laddove gli interessi economici, il denaro, il profitto, lo sfruttamento delle risorse, della natura e delle persone sono la quotidianità.

In questi giorni ci sentiamo più vicini all’Iraq, all’Afghanistan, all’Azerbaijan, alla Nigeria, al North Dakota dove le risorse vengono depredate e i luoghi colonizzati. Ed è questo che è diventato il Salento ormai da decenni. Le nocività ambientali si aggiungono una a una, dall’affare Xylella che vuole favorire la trasformazione dell’agricoltura tradizionale in industriale, alle cosiddette energie rinnovabili, passando per Ilva e Cerano fino ai rifiuti tossici interrati da decenni nelle campagne salentine. Ora si aggiunge il gasdotto Tap il cui responsabile per la sicurezza, presente nel cantiere, è un contractor, un ex parà al soldo delle multinazionali in giro per il mondo. Un altro pezzo di guerra che ci deve far aprire gli occhi. L’autodeterminazione e la rabbia dimostrata in questi giorni da tanti individui che tentano di bloccare i mezzi di Tap, accerchiati da centinaia di uomini di forze di polizia, per impedire di espiantare gli alberi è una delle risposte che si potevano mettere in campo. Insieme al forte vento di tramontana, anche aneliti di vita e di sogno continuano a soffiare e le scintille attizzano il fuoco.

No Tap no Stato no Capitalismo

Nemici di Tap


Stop RWM! // Presidio e corteo Domusnovas 03/04 2017

Posted: Marzo 30th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Stop RWM! // Presidio e corteo Domusnovas 03/04 2017

STOP ALLA FABBRICA DI MORTE RWM

LUNEDÌ 3 APRILE 2017 A DOMUNOVAS

PRESIDIO AL PIAZZALE DELLA RWM DALLE 11.00 ALLE 16.00

CORTEO DAL PIAZZALE DELLA FABBRICA AL PAESE – PARTENZA ALLE 16.00

Ormai è un dato di fatto: la RWM Italia spa produce bombe, lo stabilimento di Domusnovas fabbrica ed esporta gli ordigni che devastano lo Yemen e tanti altri paesi, per alcune centinaia di posti di lavoro e decine di milioni di fatturato.

In nome del profitto si uccidono centinaia di migliaia di civili, si coprono le complicità delle istituzioni e in nome del ricatto occupazionale si giustifica chi lavora e contribuisce manualmente alla costruzione di strumenti di morte.

Fermiamo la filiera di questa produzione di morte, dal padrone all’operaio, dai trasporti dei materiali a chi li prende in carico.

La produzione di bombe deve cessare qui e ovunque, produrre e vendere morte non può essere un’attività da svolgere serenamente né ora né mai.

Per questi motivi ci ritroviamo il 3 aprile nel piazzale dello stabilimento RWM a Domusnovas per un presidio dalle 11:00 alle 16:00, cui seguirà un corteo verso il paese.

Vi invitiamo a partecipare per provare tutti insieme ad inceppare anche se per poche ore questo macchinario e rimarcare che chi contribuisce ai suoi ingranaggi “per quanto si creda assolto è lo stesso coinvolto”

Non lasciamo in pace chi vive di guerra!

DOSSIER RWM “DUE ANNI FA, NEL 2015, L’INIZIO UFFICIALE DELLA GUERRA NELLO YEMEN E LA FABBRICA DELLE BOMBE RWM A DOMUSNOVAS”


Assemblea e Dibattito su REPRESSIONE e RESISTENZA // 28 Marzo ore 18.30

Posted: Marzo 26th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Assemblea e Dibattito su REPRESSIONE e RESISTENZA // 28 Marzo ore 18.30


SABATO 25 MARZO MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA A SASSARI

Posted: Marzo 19th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su SABATO 25 MARZO MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA A SASSARI

SABATO 25 MARZO MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA

 

Sabato 11 marzo, presso il Culletivu S’Idealibera di Sassari, durante una cena a sostegno dei popoli del Donbass, vittime di una guerra finanziata dall’Unione Europea, sono stati attaccati con spranghe e cinghie da componenti e simpatizzanti di CasaPound Sassari tre compagni del collettivo e amici intervenuti alla cena. I fascisti, approfittando del fatto che molta gente presente all’iniziativa era andata via, hanno attaccato i pochi rimasti, pensando di vincere facilmente. Per fortuna la risposta dei ragazzi del collettivo non si è fatta attendere, disperdendo i topi di CasaPound per i vicoli del centro storico. I compagni di S’Idealibera, nel difendersi, hanno riportato ferite alla testa e qualche livido in corpo.

Al giorno d’oggi capita spesso, quando ci si dichiara antifascisti, di essere etichettati come fanatici ancora a caccia di vecchi fantasmi. Per molti il fascismo è scomparso nel ’45, e non è altro che uno dei tanti argomenti del libro di storia da studiare a malavoglia. Forse ci si aspetta che i fascisti marcino per strada con la camicia nera, manganellando qua e là a casaccio; magari li si immagina in bianco e nero, come nei documentari alla tv.

Gli ultimi anni di crisi economica hanno portato i ricchi e i potenti di questo mondo ad applicare i metodi necessari per far pagare le loro perdite al popolo, privandoci del lavoro, facendo guerre che causano emigrazione ed eliminando i diritti di tutti. Così da garantirsi i vecchi privilegi.

Questo ovviamente ha portato ad una giusta rabbia popolare ed alla sfiducia verso le istituzioni.

Purtroppo i potenti conoscono bene il gioco e sanno benissimo che, senza diversivi per contenere questa rabbia, senza trovargli una valvola di sfogo, verrebbero attaccati in prima persona. Ed ecco che quelle camicie e stivali neri guadagnano colore e valore, le vecchie teste rasate ora diventano pettinature gelatinate, la barba cresce ed il corpo si ricopre di tatuaggi, si modifica l’aspetto ma non la sostanza, il fascismo ritorna al servizio del potere.

I nuovi fascisti, con la faccia lavata ed i vestiti nuovi, si presentano poi nei nostri quartieri con finti obiettivi sociali e di volontariato. Così sfruttando l’ignoranza (che tagli a scuole e università aumentano) e la povertà causata dalle banche e dalla grande finanza, aizzano l’odio verso altri uomini che scappano dalle guerre causate dai ricchi per i loro interessi, indicandoli come i veri colpevoli della nostra povertà e descrivendoli come selvaggi che vogliono inquinare la nostra cultura, stuprare le donne e derubarci del poco che abbiamo.

Così i fascisti iniziano a crearsi il consenso: QUESTO E’ CIO’ CHE FA CASAPOUND!

CasaPound racconta ai poveri che altri poveri con ancora meno diritti o potere di replica, stanno loro rubando il futuro e i pochi spiccioli che avanzano in tasca, distraendoli così dal vero nemico, i potenti di questa terra e di questa isola, proprietari dei grossi capitali, sanguisughe della ricchezza prodotta da chi lavora, reali manovratori dei governi e dei mezzi di informazione. Quando il gioco comincia a funzionare e la gente comincia a credergli, da “quattro coglioni” che erano, crescono di numero e cominciano a prendere fiducia, iniziando ad attaccare i militanti e gli spazi politici e sociali che realmente si battono per cambiare la realtà, perché sono i primi a metterci la faccia e combattere realmente chi ci affama. Eliminati quelli poi, cominciano ad accusare ed attaccare ogni stile di vita che vada contro le loro criminali “idee” fasciste, sessiste e razziste. Ed ecco che attaccano te che sei un lavoratore non servile che lotta per i suoi diritti, un omosessuale, un appartenente a un’etnia o a una nazionalità a loro sgradita, un passante che rifiuta un loro volantino. Ora cercano te che sei un punk, un rapper, un anticonformista. E così via fino a ristabilire l’ordine, necessario ai ricchi e potenti che li finanziano per mantenere il loro privilegio, per militarizzare le fabbriche e i posti di lavoro, per avere a disposizione schiere di servi obbedienti da sfruttare e gettar via quando non servono più.

Spesso, nella fase iniziale, quando sono pochi e ancora deboli ma riconoscibili, noi antifascisti lanciamo l’allarme, facciamo presente che vanno fermati subito, affinché la Storia non si ripeta. La risposta che spesso riceviamo è quella del “Lasciali perdere, sono quattro nostalgici fanatici” o “Si, ma se tu gli impedisci di parlare, allora sei fascista anche tu!” come se il razzismo e l’odio verso il diverso siano “idee” come altre, che hanno il diritto di essere propagandate, invece di essere combattute con ogni mezzo. Ed ecco che la Storia si ripete, ecco che il fascismo prende il potere, consolidando in realtà chi al potere c’è già e di cui è il braccio operante.

SABATO 25 MARZO ALLE  ORE 15:30 A SASSARI, IN PIAZZA S. ANTONIO, SI TERRÀ UN’IMPORTANTE MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA PER SMASCHERARE LA VERA NATURA DI CASAPOUND: VIOLENTI AL SERVIZIO DEI POTENTI.

Non vogliamo nè una parata né una passeggiata con le stesse istituzioni che prima gli autorizzano i banchetti e le manifestazioni e poi, quando risuonano le sirene delle ambulanze o ci “scappa il morto”, vanno a dare la loro ipocrita solidarietà alle vittime. Per questo chiediamo a tutte le singole persone e tutte le realtà sinceramente antifasciste, senza bandiere di partito, né di associazioni o sigle varie di unirsi sotto un’unica bandiera, quella dell’antifascismo per smascherare CasaPound e il suo vero volto. Chiediamo di scendere in piazza come uomini e donne autonomi e determinati, per far sì  che l’antifascismo sia pratica quotidiana, un valore essenziale e costante, irrinunciabile come il respirare.

E che non sia vissuta come una giornata un po’ diversa dalle altre, in cui fare foto o filmati per ricordo o da mettere su Internet. Lasciate a casa o nella borsa cellulari e macchine fotografiche e venite a gridare la vostra rabbia, a manifestarla tutti insieme.

Vorremmo che sabato 25 Marzo non fosse una semplice giornata di “espressione del dissenso”, una giornata che finisce e che non ha alcun seguito. Vorremmo che da qui rinasca una reale pratica antifascista sul territorio, reali collaborazioni tra individui e gruppi che desiderano opporsi con ogni mezzo necessario a ogni espressione fascista, razzista e sessista, contrastando i fascisti che vivono nei nostri quartieri (gli stessi che attraverseremo in corteo) e smascherando i complici che li sostengono e li finanziano, per rispedire questi schifosi nella fogna della Storia a cui sono destinati.

 

CHIUDIAMO COL FASCISMO!!

SMASCHERIAMO I LECCACULO DEI POTENTI

 

SABATO 25 MARZO

MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA

H. 15.30  -PIAZZA SANT’ANTONIO-  SASSARI

 

Di seguito il pdf del comunicato e la locandina:

comunicato manifestazione (fronte-retro)


COMUNICATO DI SOLIDARIETÁ PER L’ATTACCO FASCISTA CONTRO UN ATTO IN SOLIDARIETÀ CON IL DONBASS A SASSARI (SARDIGNA)

Posted: Marzo 18th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su COMUNICATO DI SOLIDARIETÁ PER L’ATTACCO FASCISTA CONTRO UN ATTO IN SOLIDARIETÀ CON IL DONBASS A SASSARI (SARDIGNA)

euskadi nota-sassari


L’IDS, CHI È COSA FA…

Posted: Marzo 16th, 2017 | Author: | Filed under: General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su L’IDS, CHI È COSA FA…

Questa compagnia multinazionale, al pari di tante altre più e meno note , si occupa dell’innovazione dei sistemi tecnologici di prototipi e prodotti elaborati appositamente per il controllo e la devastazione di popolazioni e dei loro ambienti. Le stesse compagnie che promuovono, incoraggiano e contribuiscono nel nome dello sviluppo e del progresso, al sistema guerra globale e alta finanza. Le stesse compagnie che sfruttano il territorio in Sardegna, relegandola ad un gigantesco laboratorio-deposito-stadio da guerra-prigione galera.


COMUNICATO DEL COLLETTIVO S’IDEA LIBERA SULL’AGGRESSIONE FASCISTA DI CASAPOUND

Posted: Marzo 15th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su COMUNICATO DEL COLLETTIVO S’IDEA LIBERA SULL’AGGRESSIONE FASCISTA DI CASAPOUND

I FATTI

Nella notte tra sabato 11 e domenica 12 Marzo, un gruppo di persone a volto coperto, armate di bastoni e cinture ha cercato di entrare nello spazio sociale del collettivo S’idea libera dove si era da poco conclusa una cena in sostegno alla lotta antifascista delle popolazioni del Donbass. Chi era ancora all’interno dello spazio è riuscito a respingere gli aggressori sulla porta, facendoli indietreggiare, e riuscendo, dopo uno scontro, a metterli in fuga. Questi i fatti. Risultato: tre teste rotte fra chi si è difeso dall’attacco. La lotta ha provocato la perdita della bardatura a tre dei cinque fascisti, che sono stati così identificati come appartenenti all’organizzazione fascista Casapound Italia, delle sezioni di Sassari e Cagliari.

 

PERCHE’ SAPPIAMO CHE E’ STATA CASAPOUND?

Non ci interessa se questi individui siano regolarmente iscritti all’associazione, ma risulta inequivocabilmente (da conoscenza diretta e dalle molte fotografie che loro stessi diffondono) la loro militanza in Casapound. Inoltre, siamo altrettanto sicuri che siano loro per altre “coincidenze”. La presenza di militanti di Casapound di tutta la Sardegna in occasione di una loro iniziativa ad Alghero proprio sabato e la comparsa, poche ore prima della nostra cena, di adesivi, di CP Sassari, “Difendi Cagliari” e “Cagliari fascist crew” sulla nostra bacheca esterna, sulla cassetta della posta e in tutto il vicinato. Durante lo scontro, uno dei fascisti ha parlato in cagliaritano, cosa che ha permesso di riconoscerlo e ha inoltre perduto un cappello con una runa, simbolo utilizzato da alcuni reparti delle SS naziste.

Questi fascisti sono gli stessi che durante il giorno mascherano la loro vera natura dietro raccolte alimentari, pulizia di spazi pubblici, palestre di boxe e finte mobilitazioni per il centro storico, per l’acqua pubblica e l’emergenza abitativa, studiate appositamente per apparire bravi ragazzi impegnati nel sociale. Ma la vera natura di Casapound è quella fascista, fatta di pestaggi, assassinii e violenza.

Chi sabato notte è venuto a cercarci armato è, non solo il braccio violento di un’area politica ben precisa, ma è anche l’espressione dell’impoverimento culturale a cui il nostro territorio è sottoposto. Le idee dell’estrema destra, che nulla hanno a che fare con la cultura sarda, si stanno radicando nei quartieri popolari grazie a risposte riduttive a problemi ben più complessi; queste risposte scaricano le responsabilità del disagio quotidiano degli strati più poveri della popolazione su chi ha ancora di meno. Si innesca così una guerra fra poveri che non permette l’identificazione dei veri responsabili di questa situazione: i padroni, italiani e stranieri, grandi e piccoli, che si arricchiscono sfruttando chiunque al dì là del colore della pelle, della provenienza e dell’identità sessuale. La proposta tipica dell’estrema destra, “prima gli Italiani”, nell’accesso ai servizi pubblici e al lavoro, maschera lo smantellamento di questi servizi e delle tutele sindacali, incanalando energie verso l’accaparramento delle briciole piuttosto che verso un opposizione a tali politiche imprenditoriali e di diffusa corruzione. La presenza in città di uno spazio in cui questa logica viene messa costantemente in discussione e in cui si pratica una socialità non mediata da soldi e appartenenza etnica, non può che essere riconosciuto come contrapposto al dilagare del pensiero destroide e della logica di sfruttamento.

 

PERCHE’ NON LI DENUNCIAMO?

Questa scelta, quando si subisce un’aggressione, sembra per molti la più scontata, l’unica in grado di mettere al riparo dal ripetersi di episodi di questo tipo. Il primo motivo è che siamo consapevoli della complicità dello stato e dei suoi organi, a partire dagli sbirri e dalla magistratura, con le organizzazioni fasciste, da sempre funzionali agli interessi del capitalismo. Il secondo motivo è che ci poniamo su un piano di critica e opposizione alle forze repressive dello stato, quindi non ci aspettiamo di essere difesi da loro né tantomeno vogliamo la loro giustizia o protezione, consapevoli che quella sancita dai tribunali è piegata agli interessi dei ricchi.

 

PERCHE’ NON VOGLIAMO LE ISTITUZIONI?

Non ci rapportiamo con le istituzioni perché diretta espressione del sistema capitalistico, responsabile dell’impoverimento, del massacro sociale che  le persone sfruttate vivono sulla loro pelle. Rigettiamo la falsa solidarietà di questi elementi perché mediatica, calcolata e interessata a prendere voti, in totale asservimento a questo sistema. Ecco perché abbiamo allontanato il sindaco Sanna (esponente PD), che a parole esprime solidarietà, ma che con la propria giunta porta avanti una politica di distruzione del tessuto sociale sassarese e nei fatti non si è mai opposto alla presenza dei fascisti nei quartieri della città.

 

PERCHE’ NON PARLIAMO CON I GIORNALI?

I giornalisti e le testate per cui lavorano sono gli stessi che danno risalto alle azioni di questi “bravi ragazzi” , coprendo la loro reale natura e facendo crescere consensi attorno a loro. Contemporaneamente alimentano la paura e l’odio, ingigantendo il malessere creato dalla piccola criminalità (specie se sono coinvolti stranieri) mentre fanno mille acrobazie filosofiche sulle malefatte dei potenti; aizzano i poveri l’uno contro l’altro, descrivono con toni catastrofici l’impatto dell’arrivo dei profughi che a migliaia affrontano il mare in cerca di una vita migliore, alimentano il mito, facilmente cavalcato dai fascisti, che prima della crisi il paese fosse una specie di paradiso, e condannano come violenti e pericolosi coloro che lottano contro il fascismo, il razzismo, lo sfruttamento. Del resto, cosa aspettarsi da un mezzo creato ad uso e consumo dei padroni, essenziale per condizionare le menti e per propagandare la volontà delle classi dominanti? Non ci interessa farci pubblicità sulle stesse pagine che ospitano foto, interviste e cronache delle attività portate avanti da chi ci ha attaccato.

 

LA NOSTRA RISPOSTA:

Per prima cosa vogliamo sottolineare che sabato notte non sono stati attaccati solo i militanti del collettivo, ma tutte le persone che sabato sera, come tante altre volte, frequentano le nostre iniziative; sabato notte sono state attaccate sia le attività politiche sia la socialità che quotidianamente si svolge all’interno dello spazio sociale, coinvolgendo bambini e persone del quartiere. Sabato notte è stato attaccato un modo di essere, di vivere, di pensare e di agire che va ben al dì là dello spazio sociale e delle attività del collettivo.  Questa volta è stato attaccato il collettivo, riconosciuto come gruppo sociale e politico da sempre antifascista, ma domani potrebbe essere colpito chiunque esprima un modo di essere o di vivere in contrasto con le idee destroidi, xenofobe e sessiste.

L’attacco di sabato notte è stato un atto intimidatorio, perché  vuole creare un clima di paura intorno allo spazio e per le vie della città, vuole infondere la paura di non essere più sicuri a girare da sole/i, di notte, che dietro a ogni angolo potrebbe aspettarti qualcuno pronto a malmenarti.

Quello che ci interessa ribadire è che una semplice presa di posizione contro una qualche organizzazione neo-fascista è fondamentale ma non basta. Accorgersi di loro solo nel momento in cui passano all’attacco fisico è un errore che non deve più ripetersi. Questo è possibile solo attraverso una pratica politica che metta queste persone e i loro gesti in un angolo, che le identifichi come generatori d’odio e speculatori politici di professione. Un movimento che sia in grado di proporre un altro modo di convivere, affrontando i problemi (che le istituzioni gestiscono con la paura e il ricatto economico) con la condivisione e l’accoglienza.

A ognuno i suoi mezzi: non vogliamo predeterminare nessuna strada, possiamo solo fare alcune proposte a chi crede che un percorso del genere sia da mettere in atto ora, senza aspettare momenti  peggiori. Crediamo che oggi l’antifascismo militante, per essere più efficace, abbia bisogno di venir compreso da una più ampia fetta della popolazione che in questo modo lo sostenga, per evitare che questa lotta venga liquidata come una questione di balordi o di opposti estremismi. Dobbiamo riportare alla memoria come l’esperienza della lotta contro il fascismo, dal tempo della sua comparsa fin dopo la fine della guerra, sia stata stroncata dai governi della “nuova” repubblica, come molti partigiani abbiano finito la loro vita in carcere e come la maggior parte dei fascisti siano stati graziati e addirittura riammessi all’interno del Parlamento Italiano e ad ogni livello amministrativo. Queste sono le radici che permettono oggi alle formazioni neo-fasciste di agire impunite.                                        E’ dall’esperienza della lotta partigiana che nasce l’antifascismo a cui ci vogliamo rifare, non quello delle commemorazioni, dei palchi e dell’opportunismo politico utile solo al consenso elettorale.

E’ per queste ragioni che, subito dopo l’attacco di sabato, abbiamo lanciato l’assemblea di domenica in piazza per raccontare in prima persona i fatti e nella quale più di un centinaio di persone, oltre ad esprimere la propria solidarietà, si sono mosse con un corteo-volantinaggio per tutto il centro storico, manifestando l’esigenza di dare una risposta forte e immediata alla violenza fascista.

Da qui la proposta di lanciare Sabato 25 marzo una giornata di manifestazione antifascista a Sassari, capace di raccogliere tutte le realtà e individualità antifasciste isolane, con l’obiettivo di riprendere una pratica di antifascismo radicata nel territorio e di reale contrasto, una pratica che si riconosca nell’azione diretta e non nella delega istituzionale.

Sassari, 14/3/2017

Culletivu S’Idealibera

https://sidealibera.noblogs.org/

evaliber2@inventati.org


CENA SOCIALE A SOSTEGNO DELLA TERZA CAROVANA ANTIFASCISTA IN DON BASS // SABATO 11 MARZO H 19.30 // NO PASARAN!

Posted: Marzo 10th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su CENA SOCIALE A SOSTEGNO DELLA TERZA CAROVANA ANTIFASCISTA IN DON BASS // SABATO 11 MARZO H 19.30 // NO PASARAN!


IL GENOMA DELLA LUNGA VITA

Posted: Febbraio 23rd, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su IL GENOMA DELLA LUNGA VITA

Per approfondire: DNA e genetica: quando una risorsa è rara


SOLIDARIETA’ A DAVIDE, SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI IN LOTTA.

Posted: Febbraio 23rd, 2017 | Author: | Filed under: Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su SOLIDARIETA’ A DAVIDE, SOLIDARIETA’ AI PRIGIONIERI IN LOTTA.
Venerdì 9 Marzo si svolgerà al tribunale di Cagliari l’ennesimo capitolo della vicenda giudiziaria di Davide, un nostro compagno da anni prigioniero nelle carceri dello stato italiano.
Poco ci interessano le argomentazioni di giudici, sbirri o secondini, non andremo lì per sentire quello che questi aguzzini hanno da dire, saremo presenti quel giorno per non far sentire Davide solo, per dimostrare a chi prova in ogni modo a spegnere il suo spirito ribelle e la sua voglia di lottare, che Davide non è solo, che le lotte che porta avanti dentro il carcere hanno eco anche fuori da esso, che i suoi compagni e le sue compagne non si sono dimenticati di lui, anzi. 
Davide è ora prigioniero nel carcere di Agrigento, una carcerazione punitiva, lontano dalla sua terra e dai suoi cari. Alla distanza geografica si è unita per lungo tempo anche una condizione carceraria particolarmente dura, cioè quella del 14 bis (un decreto dell’ordinamento carcerario che prevede che se il detenuto pone in essere dei comportamenti che a detta della direzione possano in qualunque modo “compromettere la sicurezza della struttura, ovvero turbano l’ordine degli istituti”, egli può essere sottoposto ad un regime di sorveglianza particolare) che da qualche tempo è stato sospeo e sostituto con la più leggera sorveglianza, cioè un controllo particolare sul comportamento, con possibilità di aggravamento..
Davide fu trasferito in sicilia in seguito alla partecipazione attiva a una rivolta dentro il carcere di Buoncammino nel 2013, da allora l’hanno sballottato punitivamente per vari carceri siciliani, facendogli pagare a caro prezzo le sue idee, i suoi rapporti con compagni e compagne dentro e fuori, e la sua grande voglia di libertà.
Per chi volesse scrivergli l’indirizzo è: Davide Delogu Casa Circondariale Contrada Petrusa 92100 Agrigento
Per fargli sentire ancora una volta la nostra solidarietà e il nostro affetto ci vediamo al tribunale di Cagliari, in piazza Repubblica, VENERDì 9 MARZO DALLE 9.00.
DAVIDE LIBERO,
TUTTE LIBERE,
TUTTI LIBERI.
FUOCO ALLE GALERE.
Cassa antirepressione sarda  
Questo il link dell’articolo su nobordersard, dove troverete eventuali aggiornamenti e utile anche per le condivisioni, aiutateci a farlo girare:

GALERE: NON UNA QUESTIONE PER POCHI

Posted: Febbraio 15th, 2017 | Author: | Filed under: Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su GALERE: NON UNA QUESTIONE PER POCHI

Solidarietà ai prigionieri in occasione del presidio che si terrà sabato 18 Febbraio sotto il carcere di Novara.

Il 18 Febbraio, sotto il carcere di Novara, compagni e compagne si troveranno sotto le mura di un’altra patria galera per esprimere solidarietà ai detenuti ed aggiungere un altro tassello alla lotta contro le carceri, in modo particolare contro la tortura del 41 bis.

Il presidio fa parte di una mobilitazione partita da collettivi e individualità all’inizio dell’agosto del 2015 quando prese avvio la campagna Pagine contro la tortura per denunciare e lottare contro l’ennesima privazione, riservata (per ora) ai detenuti in 41bis: divieto di lettura, sostanzialmente, divieto di leggere ciò che si vuole. Riprendendo, infatti, un provvedimento che oltre 10 anni fa era stato proposto dall’allora ministro della Giustizia Castelli, il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria) ha disposto una circolare con la quale si vieta ai detenuti stretti in 41bis di ricevere libri o riviste dall’esterno, sia che questi vengano spediti, sia portati dai familiari o dall’avvocato. Il DAP prevede che il prigioniero possa fare richiesta all’amministrazione carceraria che dovrebbe così far avere il libro richiesto al detenuto. Immaginate con quanta solerzia il carcere ha desiderio di far entrare libri in carcere, per di più se di un certo peso politico. Risultato, come dimostrano già i reclami dei detenuti in 41bis, i libri non arrivano.

Il presidio di Novara è, inoltre, un atto concreto di solidarietà verso le vessazioni e le torture subite quotidianamente dai detenuti: nell’ottobre scorso nel carcere di Ivrea i detenuti che protestavano vennero violentemente pestati e alcuni trasferiti e messi in isolamento.

Eppure, il divieto di lettura, i pestaggi compiuti dietro quattro mura, per di più se lontani dall’abitato, possono sembrare cose che riguardano pochi, chi le subisce o al più qualche manciata di individui solidali. Eppure la nostra terra, quella sotto i nostri piedi, ci racconta una storia diversa. La Sardegna da sempre ha rivestito un ruolo centrale nello scacchiere carcerario dello Stato Italiano e non solo. Sin dalla fine degli anni ’90 le potenze Nato sancivano la necessità per gli Stati occidentali di dotarsi di carceri di massima sicurezza, preferibilmente isolate. A partire dal 2009, insieme alla circolare del DAP che sanciva la necessità per “I detenuti sottoposti al regime carcerario speciale di essere ristretti all’interno di istituti a loro esclusivamente dedicati, collocati preferibilmente in aree insulari, ovvero all’interno di sezioni speciali e separate dal resto dell’istituto” si dava avvio al Piano Carceri: in Sardegna spuntavano come funghi 4 nuove carceri, più di 285 milioni di euro per 2.700 posti letto (1.500 per i detenuti provenienti da altre carceri), strutture dotate o di sezioni a 41bis o di sezioni AS.

Così come la Nato anni or sono decretò per la Sardegna un futuro di militarizzazione per il suo importante ruolo nel Mediterraneo, così ancora una volta l’isola venne scelta per diventare una terra di carcerazione. Basi e carceri, due tasselli di uno stesso puzzle, quello che delinea una nuova strategia degli Stati per il controllo capillare del sociale, per i piani di conquista di altri territori, per una logica sempre più introiettata in ognuno di noi che lo stato ci protegge. Le basi, come le carceri, rappresentano una sottrazione di territorio alle popolazioni. Le basi, come le carceri, rappresentano l’uso e abuso della Sardegna agli interessi del capitale. Le basi, come le carceri, sono i due volti di una stessa occupazione militare.

Così come le basi assicurano la possibilità di organizzare i conflitti oltre mare, così le carceri rappresentano una funzione repressiva basata sull’isolamento totale dei prigionieri sia dal loro contesto di riferimento sia dentro le carceri stesse; una funzione di controllo poiché sono un oggettivo presidio militare sul territorio; una risposta all’immaginario securitario che ha come obiettivo quello di far del Regime speciale un Regime per tutti poiché le norme di inasprimento che ora vediamo solo per alcuni prigionieri saranno piano piano allargate a tutti gli altri.

Il carcere è parte integrante della ristrutturazione in atto del capitale, è il braccio armato che ci si sta stringendo intorno, le mura che aspettano di “accogliere” tutti quelli che si oppongono a questa guerra in atto.

La galera, dunque, è ancora questione per pochi?

SOLIDARIETA’ AI DETENUTI IN LOTTA

SOLIDARIETA’ AL PRESIDIO SOTTO IL CARCERE DI NOVARA


SeRatA CaudA // Martedì 14 febbraio dalle 19 in poi reading poesie erotiche e bagna cauda (anche vegana!))

Posted: Gennaio 27th, 2017 | Author: | Filed under: General, Iniziative | Commenti disabilitati su SeRatA CaudA // Martedì 14 febbraio dalle 19 in poi reading poesie erotiche e bagna cauda (anche vegana!))

per non prendersi sul serio

nel giorno della festa dell’ammore

una serata a base di letture erotiche,

per cena il piatto forte

dell’inverno contadino piemontese!

benefit spazio sociale


Giovedì 26 gennaio ore 18.30 Chiaccherata con alcun* compagn* della ZAD di Notre Dame de Landes

Posted: Gennaio 24th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Giovedì 26 gennaio ore 18.30 Chiaccherata con alcun* compagn* della ZAD di Notre Dame de Landes

Giovedì 26 gennaio alla sede del collettivu s’Idea Libera saranno presenti alcun* compagni* della Zone a Defendre (Zona da Difendere) di Notre Dame de Landes in Bretagna, una zona agricola, boschiva e umida dove da più di qurant’anni lo stato francese vorrebbe costruire un aeroporto. Nel 2011 la resistenza all’ennesimo tentativo di far partire i lavori, su una zona naturalisticamente protetta, ha portato all’occupazione di 21 km quadrati dove la resistenza della popolazione locale si è intrecciata con la determinazione di attivisti e squatter provenienti da tutta Europa.

per maggiori info: http://zad.nadir.org/?lang=it


Frittellata di solidarietà alla resistenza del Donbass // Venerdì 20 gennaio ore 17.30

Posted: Gennaio 16th, 2017 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Frittellata di solidarietà alla resistenza del Donbass // Venerdì 20 gennaio ore 17.30


Presentazione del libro “Indios senza re” con l’autrice Orsetta Bellani // Sabato 14 gennaio ore 18

Posted: Dicembre 31st, 2016 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Presentazione del libro “Indios senza re” con l’autrice Orsetta Bellani // Sabato 14 gennaio ore 18


PRESIDIO ANTIMILITARISTA a Capo Comino Venerdì 16 Dicembre 20016 – ore 11

Posted: Dicembre 13th, 2016 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su PRESIDIO ANTIMILITARISTA a Capo Comino Venerdì 16 Dicembre 20016 – ore 11

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Presentazione del libro “I TATUAGGI DELLA DEA” con l’autrice Michela Zucca e di “Modific/Azione” periodico di culture e contro-culture

Posted: Dicembre 7th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative | Commenti disabilitati su Presentazione del libro “I TATUAGGI DELLA DEA” con l’autrice Michela Zucca e di “Modific/Azione” periodico di culture e contro-culture

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Resistere al nanomondo // Domenica 11 Dicembre s’idea libera // analisi e critica di nanotecnologie , biotecnologie, nocività e dominio dell’esistente

Posted: Novembre 29th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Resistere al nanomondo // Domenica 11 Dicembre s’idea libera // analisi e critica di nanotecnologie , biotecnologie, nocività e dominio dell’esistente

INCONTRO E DIBATTITO CON I COMPAGNI SILVIA GUERINI E
COSTANTINO RAGUSA DEL GIORNALE “L’URLO DELLA TERRA” .
ANALISI E CRITICA DI NANOTECNOLOGIE,BIOTECNOLOGIE E
E DI COME LA CONVERGENZA DELLE SCIENZE,TRA NOCIVITA’ E
DOMINIO DELL’ESISTENTE,STIA EDIFICANDO UNA SOCIETA’
ARTIFICIALE E TECNO-TOTALITARIA.

PROIEZIONE DL VIDEO DOCUMENTARIO
“UN MONDO SENZA UMANI”

CENA VEGAN A PREZZI POPOLARI

SABATO 10 DICEMBRE (NUORO)
CIRCOLO MARX
VICOLO GIUSTI 15\A
ORE 19 INIZIO DIBATTITI

DOMENICA 11 DICEMBRE (SASSARI)
SEDE DEL COLLETIVO S’IDEA LIBERA
VIA CASAGGIA 12
ORE 17 INIZIO DIBATTITI

fai girare il più possibile e partecipa!!!

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SUL 23 NOVEMBRE A CAPO FRASCA

Posted: Novembre 29th, 2016 | Author: | Filed under: General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su SUL 23 NOVEMBRE A CAPO FRASCA

Di seguito pubblichiamo i due comunicati sul ritorno del 23 Novembre a Capo Frasca  della rete “No Basi nè qui nè altrove” e di “A Foras movimento sardo contro l’occupazione militare della Sardegna”.

#Comunicato della rete “No Basi nè qui nè altrove”

Al bivio tra il ponte di Marceddì e la provinciale 65 verso le 10 si sono ritrovate circa 500 persone (stima ottenuta facendo la media tra le cifre dei partecipanti entusiasti e i soliti presi male della questura). Tanti i gruppi e i partiti presenti, tante anche le persone autorganizzate. Alle 11.30 con l’arrivo dell’ultimo dei sei pullman, provenienti da tutta l’isola, il corteo è partito. Poco prima c’era stato un momento di tensione quando una trentina di persone aveva provato ad avvicinarsi ai cancelli, mettendo in allarme al celere.

A differenza di un anno fa a Teulada nessuno o quasi è stato fermato e perquisito per strada, e nessuno dei portatori di foglio di via, ammesso che si siano recati al corteo, è stato sequestrato come avvenne un anno fa con i ragazzi di Giba.

Un violento scirocco sferzava le teste dei manifestanti che, in pochi minuti, sono arrivati ai cancelli del poligono, gli stessi del 13 settembre 2014. La polizia era già schierata sulla strada che porta a Sant’Antonio di Santadi, su una stradina parallela alle reti e all’interno del poligono. In poco tempo buona parte delle persone si sono distribuite nei campi e lungo le reti, iniziando le prime battiture sui pali che, col passare dei minuti, sono state affiancate dai primi tagli. Il corteo verso mezzogiorno ha definitivamente rotto gli indugi, superando gli ultimi timori. Sono stati invasi altri campi e i tagli si sono moltiplicati. L’affannosa rincorsa dei celerini e dei digossini sempre pronti a filmare non è bastata a fermare tutti i tentativi che continuavano a susseguirsi. Verso l’una il lato a sinistra del cancello presentava almeno quattro grandi squarci chiusi dagli scudi della celere, più una serie di buchi più piccoli.

La Nuova Sardegna scriverà “varchi aperti nella recinzione da un commando di ragazzi col volto coperto e armati di tronchesine hi tech”.

Giunge la notizia che delle ragazze sono entrate dal lato destro, fermate dai militari e mandate fuori. Poco dopo il tentativo avviene anche a sinistra, dove un’affezionata alle violazioni dei poligoni tenta l’ingresso, beccandosi subito le manganellate del vicequestore Rossi e dovendo ritornare all’esterno della base. La reazione violenta della polizia suscita rabbia, volano le prime pietre. La celere prova ad uscire dai varchi nella rete, ma deve rinunciare a suon di sassi sugli scudi. A questo punto entra in gioco il capo della DIGOS Moretta, che sistema con cura tre reparti sulla sinistra dei manifestanti, e poi li fa avanzare. La reazione è violenta, una sassaiola rallenta l’avanzata della celere. Un calcio raggiunge il delicato fondo schiena del vicequestore, che mentre scappa dietro i suoi schiavetti si becca anche una pietra in testa. KO tecnico: deve lasciare il campo, tutti i quotidiani riportano la notizia delle visite all’ospedale e di 10 giorni di prognosi. La DIGOS prende in mano la situazione: comanda alla celere di occupare tutto il campo, durante questa manovra un celerino inciampa cadendo faccia e pancia in terra, provocando le risate anche nei suoi infami colleghi. La sassaiola continua, quella che la Nuova Sardegna definisce “guerriglia a Capo Frasca”. Arriva il momento dei carabinieri che, fermi ed annoiati da ore, caricano improvvisamente lo striscione rinforzato. Ne esce una bagarre, botte da orbi, sassi, massi, teste aperte. Un ragazzo viene preso, i digossini esultano pensando all’arresto, ma gli va male, dopo dieci minuti siamo di nuovo tutti insieme. Il corteo si ricompone. La polizia spara lacrimogeni, completamente inutili vista la forza dello scirocco.

La carica ha fatto male, ma tutti sono abbastanza in forma per proseguire. Non così gli sbirri. L’Unione Sarda “sassi e manganelli: 10 agenti feriti”.

Il corteo torna sulla provinciale e riprende la strada per Pistis. Non accadrà più nulla. E’ finita “la battaglia di Capo Frasca” (cit. L’unione Sarda).

Per oggi si può essere soddisfatti, la passeggiata finale ci ha fatto vedere da vicino quanti campi ci sono da invadere tutti insieme e quanti chilometri di rete da abbattere. Torneremo.

Nota di cronaca. In contemporanea al corteo ci sono state altre due iniziative antimilitariste, una a Pisa, solidale e complice con la giornata di lotta in Sardegna: un sit-in davanti all’IDS (ingegneria dei sistemi) dove si producono droni che vengono testati in Sardegna. L’altra a Dro, in Trentino, dove si è svolta una protesta contro “l’azienda meccanica del Sarca” facente parte del gruppo Beretta: slogan, fumogeni, blocco della statale e imbrattamento della facciata. Sono stati anche appesi due striscioni, uno recitava “Dal Trentino alla Sardegna blocchiamo la guerra”.

LA GUERRA E’ OVUNQUE, OVUNQUE POSSIAMO BLOCCARLA.

NON LASCIAMO IN PACE CHI VIVE DI GUERRA.

#Comunicato di “A FORAS” movimento sardo contro l’occupazione militare

Oggi, come per la stragrande maggioranza dell’anno, la violenza si abbatte sulla nostra terra oltre che in Palestina, Kurdistan, Siria, Donbass e decine di altri territori. Una violenza che ha un nome, NATO, ed un marchio di fabbrica a noi ormai fin troppo chiaro. Il “made in Sardigna” ha una filiera cortissima, qui la disoccupazione porta i sardi ad arruolarsi, lo spopolamento a regalare sempre più terra all’occupazione militare con i suoi poligoni e le sue caserme, le fabbriche producono bombe che possono essere testate a pochi chilometri di distanza dal luogo di produzione.

La giornata del 23 Novembre a Capo Frasca, invece, è stata una giornata di resistenza a quella violenza che subiamo ogni giorno della nostra esistenza. Numerosi autobus provenienti dai quattro angoli della Sardegna, macchinate partite da ogni paesino, emigrati che tornano non per le vacanze ma per lottare, 800 persone che si sono date appuntamento in un giorno feriale, sottraendo denaro al già magro stipendio per poter essere artefici del proprio destino.

Un protagonismo di massa che ha avuto un nuovo impulso dopo il 13 Settembre del 2014 quando, dopo l’incendio dell’esercito tedesco ai danni della macchia mediterranea di Capo Frasca, migliaia di persone si sono riversate in quel lembo di terra aprendo varchi ed entrando nel poligono. Una continuità ideale con quella giornata che si è andata però scontrando con la violenza della polizia messa a guardia di un sistema militare di oppressione che non possiamo più tollerare.

Dopo essere state tagliate decine di metri di reti e filo spinato, alcuni manifestanti, divisi dall’età ma uniti da un’ideale, hanno provato ad entrare all’interno del poligono venendo violentemente caricati dalla polizia con a capo il vice-questore Rossi evidentemente scottato dallo smacco subito solo un anno prima a Teulada quando bloccammo la più grande esercitazione militare della NATO dal dopo guerra ad oggi.

La reazione è stata compatta e determinata permettendo così di salvare alcuni manifestanti che erano stati pestati dalle forze di polizia, perché lo abbiamo appreso dal movimento NOTAV in anni di lotta: si parte e si torna assieme.

Si sbracceranno i difensori della cultura della guerra al grido “abbiamo bisogno dei militari per difenderci” (da cosa ci chiediamo noi? Dai popoli che opprimiamo?), ancora di più si sbraccerà il centro sinistra che ha da tempo abdicato qualsivoglia possibilità di riscatto della Sardegna asservendola alle logiche e agli interessi del ministero della difesa. Un centro sinistra che vediamo distante anni luce nel momento in cui dalle chiacchiere elettorali si è passati alla pratica: l’ampliamento del molo di Santo Stefano che ha permesso il ritorno dei militari.

L’assedio è reciproco, le migliaia di kilometri di filo spinato che recintano le vostre basi non sono muri impenetrabili e nella storia si sa, ogni muro prima o poi è stato scavalcato o abbattuto. Arriverà quindi anche il giorno in cui ci libereremo anche noi dell’occupazione militare e costruiremo una società più giusta.

Torneremo ai gruppi di studio, torneremo nelle scuole e nelle università, andremo in giro di paese in paese nonostante le intimidazioni della DIGOS a chi ci concede le aule per le assemblee pubbliche, torneremo a sfilare in città ma soprattutto torneremo a violare quel cartello che recita: zona militare limite invalicabile.

A foras – movimento sardo contro l’occupazione


3 giorni Sassari Antimilitarista // 17 -18 – 19 NOVEMBRE

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su 3 giorni Sassari Antimilitarista // 17 -18 – 19 NOVEMBRE

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Manifestazione contro l’occupazione militare 23 – 11- 2016 // Autobus da Sassari a Capo Frasca per il 23 – 11

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Manifestazione contro l’occupazione militare 23 – 11- 2016 // Autobus da Sassari a Capo Frasca per il 23 – 11

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Contro l’occupazione militare in Sardegna
Corteo a Capo Frasca 23 Novembre 2016

L’occupazione militare è un problema che risale agli anni ’50, quando la Sardegna fu messa a disposizione dallo Stato Italiano per diventare uno dei centri nevralgici del sistema “difensivo” della NATO nel Mediterraneo nel contesto della guerra fredda. Questa operazione è conseguente alla posizione presa dall’Italia all’interno del blocco occidentale, che prevedeva una sottomissione alla politica estera Statunitense e un’adesione al sistema economico liberista.

La Sardegna ha svolto la funzione di moneta di scambio per due ragioni fondamentali: da un lato la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, dall’altro la sua situazione economica arretrata (se messa a confronto con lo sviluppo tecnologico-industriale dei paesi occidentali) e priva di grandi riserve di materie prime sfruttabili a livello industriale. Lo Stato Italiano ha poi cominciato a colonizzare anche militarmente la Sardegna, per riuscire nell’impresa di mettere a profitto il suo territorio.

Ad oggi, queste sono le conseguenze catastrofiche: il 62% della superficie militare italiana si trova in Sardegna, ovvero 37.000 ettari di terra, di cui 24.000 di demanio militare e 13.000 di terre sottratte all’uso delle comunità perché gravate da una servitù militare, e di mare, con un’area persino più ampia della superficie totale della Sardegna stessa.

Numerose sono le caserme che costellano il territorio sardo, e numerosi sono anche i poligoni (4 permanenti e 6 occasionali) dove oltre che all’addestramento dei militari di molti paesi della NATO (ma anche quelli di Israele e della Turchia) con aerei, navi, cannoni, carri armati, mezzi anfibi, vengono testati ordigni esplosivi e sistemi d’arma (anche da industrie private come Alenia e Piaggio) che inquinano in maniera devastante e persistente anche a distanza di centinaia di anni tutte le terre circostanti. Dal 1972 al 2010 l’isola della Maddalena è servita da porto per i sottomarini nucleari USA.

Documentati da ormai parecchio tempo sono gli altissimi tassi di incidenza tumorale all’interno delle comunità che risiedono in prossimità delle basi. I dati vengono sistematicamente insabbiati e screditati dalle autorità militari e dai medici delle commissioni d’inchiesta dello Stato a fronte di altri dati, raccolti da università e ricercatori indipendenti, che attestano la presenza di particelle radioattive (torio 232 e uranio, ad esempio) decine di volte più alti dei livelli massimi consentiti dalla legge.
Negli ultimi sessant’anni lo Stato ha imposto un’economia di dipendenza diretta alle comunità sarde vicine alle basi e indiretta a quelle più lontane. Il territorio è stato depredato delle sue risorse storiche, giacché vaste aree sono state rese inutilizzabili per l’agricoltura, la pastorizia e la pesca ma anche per la loro fruizione ricreativa e naturalistica.

Le briciole derivanti dalle compensazioni e dall’indotto lavorativo delle basi sono state presentate come ricchezza, il sottosviluppo forzato come progresso, l’esercito come un valido sbocco occupazionale. Il controllo non è solo territoriale ma soprattutto sociale, basato sulla profonda penetrazione di un’economia militare che si è progressivamente imposta quale unico e possibile modello di “sviluppo”, rendendo persino impossibile pensare, in alcune aree, a un’economia slegata dalla presenza delle basi.

La figura delle forze armate viene presentata, oltre che come fattore di sviluppo economico, anche come motivo di orgoglio per la popolazione sarda in quanto ospitante e collaboratrice di un’istituzione come quella militare volta a preservare la pace e i diritti umani nelle aree del mondo colpite dalla guerra. Questa funzione non può che apparire come un’enorme menzogna: quale orgoglio ci può suscitare la macchina bellica italiana e degli eserciti della NATO nel momento in cui guardiamo oltre la propaganda e ci accorgiamo di come le operazioni militari in Africa e Medio-Oriente non sono altro che guerre volte a preservare gli interessi strategici per l’egemonia economica sulle risorse energetiche in queste aree del mondo? Quale orgoglio, se le conseguenze sono pagate in vite umane, devastazione di interi paesi e migrazione forzata dei popoli colpiti?

Negli ultimi due anni si è riacceso un movimento di lotta in tutta l’isola contro la presenza militare, a partire dalla questione delle servitù e dell’occupazione dei territori, volta a impedire lo svolgimento delle esercitazioni come efficace strumento sia di protesta ma anche come mezzo pratico per inceppare, anche solo per una giornata, la macchina bellica. Unisciti alla lotta! Libera la tua terra!

*Di seguito la versione scaricabile del calendario delle esercitazioni in Sardegna, chi, cosa e dove si spara:

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO Per amore La rivoluzione del Rojava vista dalle donne // 25 Venerdì, Novembre h. 18.30

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su PRESENTAZIONE DEL LIBRO Per amore La rivoluzione del Rojava vista dalle donne // 25 Venerdì, Novembre h. 18.30

per-amore“Ho sempre pesato che fosse necessario anche confrontarsi e trarre ispirazione anche da esperienze molto lontane da noi, per poter trovare soluzioni alle contraddizioni che viviamo quotidianamente. Secondo me è necessario comprendere e combinare tra loro diversi punti di vista per ottenere una comprensione generale e profonda, che a sua volta porti ad una pratica finalizzata ad un miglioramento reale della situazione in cui viviamo. È proprio per questo che penso che le vite e le esperienze di donne non molto lontane possano contribuire al dibattito riguardo come costruire il nostro futuro, ed è appunto per questo che le ho raccontate in un libro.
Viaggiando, quindi, si impara. E credo di avere imparato alcune cose (poche, ma pur sempre qualcosa), trascorrendo più di un anno e mezzo in Rojava.
Ho respirato una lotta contro il sistema che ci vuole schiave1, e che usa come primo strumento per farci schiave quello di metterci una contro l’altra, di farci l’una all’altra nemiche. Ho compreso come la migliore difesa contro di questo sia l’amore: è per questo che ho intitolato il libro che ho scritto “per Amore – la rivoluzione del Rojava vista dalle donne”. Uno degli scopi principali di questa lotta è ricomporre la società che il capitalismo vuole distruggere, fare in modo che gli esseri umani si incontrino, ed apprendere assieme come fare a risolvere problemi comuni in maniera collettiva: è per questo che esistono le komine, cellula di base del confederalismo democratico, e tutte le altre assemblee e luoghi di incontro.
Il contrario di capitalismo è società, perché il capitalismo distrugge la società e perché una rete sociale più forte degli interessi personali è antidoto al capitalismo. Nel momento in cui contribuiamo a costruire muri, a mettere distanze tra persone e gruppi, non siamo quindi altro che schiave del sistema.
Ho visto quanto sia importante non chiudere il proprio pensiero e le proprie azioni dentro a dogmi limitanti, come sia importante liberarsene per sperimentare strade nuove. Ho visto come i dogmi con cui cresciamo possono impedirci di comprendere tutto quello che non riusciamo ad incasellare nelle nostre griglie preconcette. Ho anche compreso quanto difficile sia liberarsi di queste letture cariche di pregiudizi che ci impediscono di librarci in aria, ho visto quanto dolore e rabbia possa portare questa lotta interiore per imparare a volare, e quanto splendido e grandioso sia poi il volo. Ho osservato le rotture che può portare rinnegare sé stesse, e in questo senso deve essere chiaro che rompere con i dogmi non significa rinnegare la propria storia: chi rinnega sé stessa e la propria identità non è in grado di volare.
Soprattutto, in Rojava, ho visto che è possibile creare qualche cosa di diverso. Che raccontano bugie quando vogliono farci credere che il mondo capitalista sia l’unica possibile soluzione ai bisogni della gente, o che lo Stato sia l’unica possibile forma di organizzazione. Ho visto che realmente la società può organizzarsi senza uno Stato, che si può dare a ciascuna secondo i suoi bisogni senza necessità dell’accumulazione di capitale. Ho capito che è una strada difficile da percorrere, che in ogni momento è necessario fare autocritica, e non pensare che tutto sia chiaro limpido e incontrovertibile: perché i tranelli sono moltissimi, e dobbiamo essere vigili per non cadere o forti per rialzarci. Ho visto però che una forma di organizzazione sociale diversa e più umana è possibile, è necessaria: sono convinta che sarà il nostro futuro.
Ho poi osservato l’importanza della bellezza. Parafrasando una vecchia frase, “se non c’è bellezza, non è la nostra rivoluzione”. La bellezza è necessaria quanto l’aria che respiriamo, perché la bellezza non è solo la meta, ma soprattutto la strada.
Ho quindi riportato un pezzo di quello che ho imparato in Rojava in questo libro, trascrivendo i racconti delle donne che descrivevano la propria vita. Verrà data voce alle donne del Rojava, sarano loro a raccontare, non io. Ho messo nero su bianco poi alcune delle domande che secondo me questo pezzo di mondo ci pone, senza pensare di aver trovato qui la Verità, ma una realtà da cui è necessario prendere spunti, perché ci pone domande critiche su quello che stiamo costruendo, ci obbliga a riflettere su cosa ci spinge in una certa direzione. Perché non siamo guardiane di braci, che cercano di fare in modo che non si spengano del tutto: siamo invece fuoco ardente, in grado di diffondersi e scaldare ed illuminare il presente ed il futuro.
Nel libro ci sono alcune donne che raccontano la loro storia, come vivevano prima della rivoluzione, come partecipano alla realizzazione di una società democratica, e quali cambiamenti ci sono stati nella loro vita. Queste storie sono intervallate da alcune brevi riflessioni, non volte a portare soluzioni quanto a porre quesiti: che domande pone a noi la rivoluzione del Rojava? Quasi certamente questo testo è incompleto, molto probabilmente si potrebbe fare di più, ma sicuramente è un inizio, un sasso nel lago. Senza pretese, un contributo al dibattito.
Non troverete questo libro nelle librerie, solo nelle presentazioni che verranno organizzate, o al massimo in qualche “banchetto” di compagne. Perché? Perché questo libro è uno strumento, un canale per poterci conoscere, un laccio per avvicinarci. Non serve leggerlo da sole chiuse nella corazza proprio isolamento. Incontriamoci, discutiamone, critichiamoci a vicenda. E facciamo fiorire nuove idee, senza dimenticare le vecchie o rinnegare la storia che ci ha portate ad essere. quello che siamo”.


APPELLO contro la REPRESSIONE del movimento NO MUOS

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su APPELLO contro la REPRESSIONE del movimento NO MUOS

APPELLO ALLE COMPAGNE E AI COMPAGNI, AI GRUPPI, ALLE FEDERAZIONI, A TUTTE LE REALTA’ ANARCHICHE PER UNA SOTTOSCRIZIONE CONTRO LA REPRESSIONE DEL MOVIMENTO NO MUOS

repressione-bastaNegli ultimi 5 anni il Movimento NO MUOS ha rappresentato un’autentica spina nel fianco ai progetti militaristi e imperialisti del governo degli Stati Uniti e dei loro alleati e/o complici.
Uno dei primi risultati è stato l’essere riusciti a bloccare e a ritardare l’attivazione dell’impianto di comunicazione militare satellitare di Niscemi, impedendo l’entrata in funzione di tutto il sistema planetario MUOS. Questo risultato è stato ottenuto grazie ad una incalzante mobilitazione popolare dal forte carattere antimilitarista, che ha avuto il suo culmine nel 2013 e nel 2014, quando in più occasioni la base militare della Marina USA è stata invasa da migliaia di manifestanti e oggetto di varie incursioni e azioni.
C’è voluta una forzatura sfacciata e arrogante del governo, dietro forte pressione americana, a provocare, la scorsa primavera, una sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativo siciliano che dichiarava la non esistenza di rischi per la salute e per l’ambiente a Niscemi, come invece provato da precedenti sentenze del TAR di Palermo; e lo scorso mese di agosto il dissequestro dell’impianto MUOS deliberato dal Tribunale del Riesame di Catania, che cancellava le precedenti sentenze, confermate dalla Cassazione, secondo le quali la costruzione del MUOS aveva violato i vincoli paesaggistici e si trattava, pertanto, di opera abusiva.
In seguito a queste “vittorie” si è scatenata sugli attivisti una pesante campagna repressiva, per adesso limitata a episodi di lotta svoltisi tra la primavera del 2013 e la primavera del 2014. 129 attivisti rinviati a giudizio per invasione della base e per altri reati collegati (danneggiamento, violenza, istigazione, ecc.); altri 50 verranno processati il 26 gennaio per avere partecipato ad un picnic dentro la base USA, violandone le reti; altre decine sono inquisiti per avere dato vita a momenti di resistenza, presidi, barricate, sit-in, blocchi stradali, scalate e occupazioni delle antenne. Contemporaneamente si vanno colpendo singoli compagni per “reati” assurdi: Marino di Niscemi, per avere organizzato un rave al presidio NO MUOS, quando proprio lo stesso, come altri compagni, ne aveva preso le distanze; Massimo di Ragusa, perché trovato in possesso, mentre si trovava nei pressi della base USA, di CD masterizzati in auto (multa da 2888 euro); Pippo di Ragusa per avere mostrato il sedere a un poliziotto della scientifica che riprendeva con telecamera i partecipanti ad un trekking (multa da 5 a 10.000 euro più denuncia per oltraggio aggravato a pubblico ufficiale) e tanti altri casi che ormai quotidianamente si aggiungono al già lunghissimo elenco.
Anni e anni di carcere, decine di migliaia di euro di multe minacciano di colpire la resistenza al MUOS; e fra poco cominceranno i maxi processi; una volta in Sicilia erano i mafiosi a subirli, adesso la lotta alla mafia va meno di moda (specie in quel di Gela), e alla sbarra si portano attivisti e cittadini che difendono la loro terra dalla militarizzazione, dalla guerra e dalle loro nefaste conseguenze.
Per questi motivi facciamo appello a tutto il movimento anarchico perché contribuisca ad una sottoscrizione per far fronte alle spese legali e alla campagna contro la repressione che si sta mettendo in atto. Il denaro raccolto dalla FAS verrà riversato nelle casse del Coordinamento dei Comitati NO MUOS.
I versamenti vanno effettuati tramite cc postale sul conto n. 1025557768 intestato ad Associazione Culturale Sicilia Punto L – Ragusa, oppure facendo un bonifico sul conto: IT 90 O 07601 17000 001025557768 Intestato ad Associazione Culturale Sicilia Punto L – Ragusa.
In entrambi i casi indicare come causale: per spese legali.
Federazione Anarchica Siciliana
27 ottobre 2016


Intervista detenuto in regime 41 bis // Bancali

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Intervista detenuto in regime 41 bis // Bancali

Pubblichiamo la lettera di Federico Chessa, che riporta la sua testimonianza sull’esperienza vissuta in regime 41 bis presso il carcere di Bancali nel 2015, da cui emerge chiaramente come tale regime di tortura punti ad annientare fisicamente e psicologicamente i detenuti che vi vengono sottoposti.

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Adesione della Rete No Basi nè Qui nè Altrove al 23/11/2016 // Manifestazone presso poligono di Capo Frasca

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Adesione della Rete No Basi nè Qui nè Altrove al 23/11/2016 // Manifestazone presso poligono di Capo Frasca

La Rete No Basi né Qui né Altrove aderisce e partecipa alla manifestazione del 23 novembre 2016 al poligono di capo Frasca

antimilitarismoNel mese di ottobre come da prassi sono ricominciate le attività di esercitazione militare in Sardegna. La Rete No Basi né qui né altrove ha inaugurato questo secondo semestre con il campeggio antimilitarista tenutosi a San Sperate dal 6 ottobre e conclusosi con il corteo del 10 ottobre all’aeroporto di Decimomannu. Si è voluto con ciò sottolineare l’importanza di concentrarsi sull’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca, nella speranza di renderlo l’anello debole della presenza militare in Sardegna, e si vuole ora nuovamente volgere l’attenzione su Capo Frasca, per ritornare davanti a quei cancelli dove il 13 settembre 2014 si riaccese la fiamma dell’antimilitarismo sardo.

Il mese di novembre vedrà impegnati tutti i poligoni e la base aerea di Decimomannu in attività addestrative di tipo aereo piuttosto intense, in particolare il poligono di Capo Frasca accoglierà le attività degli Stormi 4°, 36°, 37° e 6° dell’Aeronautica Militare Italiana.

Tutti e quattro i reparti dell’AMI saranno impegnati in attività di sparo aria/suolo con l’utilizzo di armamenti come il cannone BK-27, un sistema antiaereoantimissile di produzione tedesca realizzato dalla Mauser, industria del gruppo Rheinmetall.

In occasione di questa specifica esercitazione tutti i munizionamenti utilizzati saranno allo stato inerte: armarli sarebbe stata un’inutile spesa a carico del contribuente, tenendo conto che la loro efficacia distruttiva è ormai ben nota.

Il 4°, il 36° e il 37° Stormo sono reparti dedicati principalmente alla sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale, attività integrata con quella degli altri paesi NATO. Tutti e tre i reparti sono dotati di velivoli Eurofighter, per esattezza EF 2000 Typhoon, caccia multiruolo prodotto da un consorzio di tre società tra cui l’Alenia Aermacchi, oggi Leonardo Finmeccanica, la stessa ditta che produce l’A-200A Tornado, il velivolo da combattimento in dotazione al 6° Stormo. La stessa ditta da decenni sperimenta e collauda quegli stessi apparecchi nel PISQ, Poligono Interforze Sperimentale del Salto di Quirra, e anche in questo 2016 non ha mancato e non mancherà di farlo.

La missione del 6° Stormo è: in tempo di pace mantenere la Combat Readiness (Prontezza di Combattimento) degli equipaggi di volo, predisporre i rischieramenti in ambito IRF (Immediate Reaction Force); in tempo di guerra condurre operazioni di attacco e ricognizione per difendere l’area di interesse assegnata. L’addestramento del 6° Stormo a Capo Frasca nell’attività di tiro e sparo aria/suolo utilizzerà, tra gli altri munizionamenti, le bombe MK82, MK83 e MK84, quelle stesse usate per devastare lo Yemen e annientare un’intera generazione di yemeniti. Quelle stesse bombe, made in Sardinia, prodotte nello stabilimento di Domusnovas dalla RWM Italia spa, anch’essa del gruppo Rheinmetall, a settanta chilometri da Capo Frasca. La sede centrale della RWM Italia spa invece è a Ghedi a soli 15 minuti di auto dall’aeroporto sede permanente del 6° Stormo dal 1951.

Sarebbe fazioso parlare di politica economica a chilometro zero, dal momento che gran parte del prodotto finale va a finire nei cieli, nei mari e sui suoli di paesi terzi, ma certamente il modello si avvicina molto a ciò che si intende per filiera corta. Si potrà definitivamente parlare di chilometro zero quando quello stesso orrore che produciamo sarà consumato nei nostri territori.

La struttura socio economica della Sardegna è sempre più legata mani e piedi all’industria bellica, al militarismo e alle sue diramazioni. Quest’isola prende sempre più la forma di un mega comparto industriale dove ogni aspetto della vita e ogni luogo è subordinato alla produzione: il fine non è né vivere né abitare, il fine è il prodotto, e il prodotto è la guerra.

Ne è un’ulteriore conferma il recente accordo tra Ministero della Difesa e marinerie dell’oristanese, a cui sono stati concessi indennizzi per le diseconomie causate dalle attività nel Poligono di Capo Frasca, come già a suo tempo erano stati concessi per i poligoni di Teulada e Capo San Lorenzo (PISQ).

Le marinerie dell’oristanese, il fiore all’occhiello delle marinerie sarde, diventeranno dipendenti stipendiati del Ministero della Difesa e, in quanto tali, potrebbero percepire l’idea di un’eventuale liberazione di Capo Frasca come il precipitare in un baratro. Non più pescatori di Marceddì o Cabras, non più marineria di Oristano o Terralba, ormai pescatori di Capo Frasca.

Non si ha mai la forza di affondare la boa a cui ci si aggrappa. Il militarismo è parte integrante del capitale e come tale recupera e si fa forte delle sue stesse contraddizioni. In Sardegna non è più un mero retaggio storico di cui non riusciamo a liberarci, e su cui dovremmo riflettere tra l’altro, ma è un vero e proprio treno in corsa da cui dovremmo avere il coraggio di scendere.

Per questi motivi la Rete No Basi né qui né altrove aderisce e partecipa alla manifestazione del 23 novembre a Capo Frasca con l’obiettivo di bloccare le esercitazioni e minare le “condizioni per operare con la necessaria serenità” tanto auspicate dai vertici militari.

Nessuna pace per chi vive di guerra!

Rete no Basi né Qui né Altrove

nobasinoblogs.org


Sullo scipero dei detenuti a Massama (OR) //

Posted: Novembre 16th, 2016 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Sullo scipero dei detenuti a Massama (OR) //

Di seguito pubblichiamo due lettere  riguardanti lo sciopero avvenuto ai primi di marzo di quest’anno, nelle quali vengono illustrate ragioni e rivendicazioni che hanno portato i detenuti del carcere oristanese a protestare contro la tirannica amministrazione penitenziaria e le sue logiche servili. Segue la lettera di un detenuto nel penitenziario in questione che risponde ad un questionario di alcune domande inerenti lo sciopero.

In conclusione, le versioni scaricabili dei documenti.

 

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sciopero-massama pdf versione scaricabile

 

 


23 Novembre 2016 // Corteo al poligono di Capo Frasca

Posted: Ottobre 19th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su 23 Novembre 2016 // Corteo al poligono di Capo Frasca

nobasistud

Contro l’occupazione militare RISPOSTA POPOLARE!
23 NOVEMBRE 2016 TUTTI A CAPO FRASCA!
BLOCCHIAMO LE ESERCITAZIONI!

All’assemblea di Bauladu del 16 Ottobre si è presa la decisione di tornare a Capo Frasca a riconquistare la terra sottratta dai militari al popolo sardo. Sarà una grande giornata, inclusiva, unitaria, popolare e determinata. A breve partirà la campagna in vista della giornata… rimanete sintonizzati.

#Comitato studentesco contro l’occupazione militare della Sardegna


FUORI LA GUERRA DALL’UNIVERSITA’

Posted: Ottobre 19th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su FUORI LA GUERRA DALL’UNIVERSITA’

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“I contestatori, a seminario appena iniziato, hanno esposto uno striscione recante la scritta “Fuori la guerra dall’università” interrompendo i militari e impadronendosi del microfono così da spiegare ai partecipanti i motivi dell’azione, denunciando la subdola funzione del corso di laurea pensato con l’obiettivo di formare figure professionali che si posizionino a metà strada tra l’ambito civile e quello militare. Durante l’intervento altri militanti hanno distribuito il volantino sottoriportato per poi scandire cori contro la militarizzazione dell’università.”

Estratto dall’articolo di “Contropiano”

Il volantino distribuito:

AL SERVIZIO DELLA GUERRA
Il seminario che stai per seguire è organizzato dal Corso di Laurea in Cooperazione e Sicurezza Internazionale. Di cosa si tratta? Dietro le belle parole dell’Ateneo che assicura che si tratta di “un progetto
culturale altamente innovativo che si discosta dai corsi incentrato unicamente sulle Scienze della Difesa e della Sicurezza a indirizzo militare” si nasconde in realtà un progetto ben più ampio.
A partire dagli ultimi anni, infatti, sono nati anche nel panorama universitario italiano diversi corsi di laurea finalizzati a creare nuove figure professionali che operino nell’ambito dei conflitti, delle calamità naturali e dei problemi di sicurezza.
Come mai? Dieci anni fa i paesi della NATO scrissero un documento: “Nato 2020 Urban operation” con l’obiettivo di individuare le linee guida di una politica internazionale per prevenire e gestire situazioni di conflittualità, tanto nei lontani scenari di guerra quanto nei vicini confini dei paesi europei. Tra le linee guida spiccava quella denominata “Impegno”, ossia “gestire una situazione di conflittualità, non solo con l’attacco diretto alle forze nemiche, ma anche con la gestione degli effetti del conflitto sulla popolazione non combattente”.
E poiché, secondo Nato 2020, il campo d’azione va “dal conflitto su larga scala all’assistenza umanitaria”, diventa necessario lavorare su un aspetto: stringere il piano militare a quello civile.
A tale scopo non basta solamente rafforzare l’immaginario del militare come “operatore di pace”, ma è necessaria la creazione di nuove figure professionali a carattere civile, capaci di affiancare il lavoro del militare sul campo. Una figura fondamentale non solo per la gestione del conflitto in sé, ma anche per rendere più “umanitario” il volto di una guerra, in grado di gestire la fase di transizione del paese in un nuovo regime.
Ecco che da lì a qualche anno, prima nei paesi anglosassoni poi in quelli vicini, iniziano a fioccare nuovi corsi di laurea in “gestione del conflitto”, “sicurezza e cooperazione” e via dicendo… e così, anche se in ritardo, arriva a Sassari il corso in “sicurezza e cooperazione internazionale”.
Questo corso (finanziato per il 50% dal ministero della difesa e del tesoro) si rivolge a due categorie di studenti: quelli standard, ovvero civili, e quelli militari (per la cronaca questi ultimi secondo il regolamento di ateneo pagheranno solamente 500 euro di tasse all’anno). Le figure professionali che ne usciranno saranno dei tecnici al servizio tanto del ministero della difesa, quanto di aziende che operano e investono in zone di guerra, del ministero dell’interno nella gestione dei flussi migratori e dei campi della protezione civile dopo le
calamità naturali. Tutti questi contesti sono accomunati dal concetto di “emergenza” che si traduce praticamente nella militarizzazione delle dinamiche civili, resa possibile dall’infiltrazione dei militari nella società.
Sta a te ora decidere se essere complice della macchina da guerra oppure farne a meno.
Se essere un granello che inceppa la macchina bellica o un suo ingranaggio.

FUORI L’ESERCITO DALL’UNIVERSITÀ!
NO ALL’UNIVERSITÀ DELLA GUERRA!

 


10 OTTOBRE 2016 – ORE 10.00 // CORTEO AEREOPORTO MILITARE DECIMOMANNU

Posted: Ottobre 1st, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su 10 OTTOBRE 2016 – ORE 10.00 // CORTEO AEREOPORTO MILITARE DECIMOMANNU

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Smilit’arti // 2 OTTOBRE // Giardino Megalitico di San Sperate

Posted: Settembre 28th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Smilit’arti // 2 OTTOBRE // Giardino Megalitico di San Sperate

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Giornata antimilitarista
– dalle 10:00

. creazione di alcuni murales con gli artisti : Pastorello, Pattusi e Kikki Skipi, Sergio Fronteddu. In collaborazione con ‘NOARTE’

. per tutta la mattina esposizione / degustazione di prodotti locali e di stagione con Genuino Clandestino Sardegna – esposizioni artigianali e artistiche;

– alle 13:30
. pranzo sociale

musica “autogestita” (porta uno strumento e suonalo se vuoi)

– alle 17:30
. IL TEATRINO DI CARTA DI MONIA con lo spettaccolo dal titolo: “Sa cancioffa no cumbenidi mancu a da segai”

– alle 18:00
. ASSEMBLEA APERTA / incontro ANTIMILITARISTA e presentazione CAMPEGGIO 6/10 OTTOBRE, moderato da Pietro Rigosi.

Sempre alle 18:00
. ESIBIZIONE E LABORATORIO DI CLOWN E GIOCOLERIA PER BIMBI CON SILVIA

– alle 20:00
. cena di autofinanziamento con menù a base dei prodotti della rete Genuino Clandestino Sardegna.

A seguire musica dal vivo con :

i MAGIC CARPET e gli ELECTRIC VODOO LAB

Con meno plastica vivremo in un mondo migliore, porta bicchiere, piatto e posate da casa, la natura ti ringrazia


BOMBARD’ARTI \\ Sabato 24 settembre

Posted: Settembre 19th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su BOMBARD’ARTI \\ Sabato 24 settembre

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BOMBARD’ARTI
La giornata si svolgerà nel campetto abbandonato di Carbonazzi,occupato temporaneamente per lo svolgimento della manifestazione.
La scelta di non chiedere permessi o autorizzazioni nasce dall’intento di voler comunicare in maniera decisa il rifiuto di dialogo burocratico con le istituzioni,la riappropriazione collettiva degli spazi e delle piazze,la voglia di riportare per le strade le tematiche a noi care e la passione per la lotta che da troppi anni è assente.
Tutto questo lo comunicheremo con i mezzi della cultura,dell’arte nelle sue varie forme,del consumo critico,della controinformazione e della cionfra.
Chiediamo ai Turritani e non di partecipare numerosi;la giornata non ha ne padri ne padrini e non è legata a nessun partito politico o a membri delle istituzioni,ma creata dalla collaborazione e dallo sforzo comune in maniera orizzontale ed assembleare con pratiche di autogestione.
Sabato 24 settembre,campetto di Carbonazzi (fianco skatepark)
Durante la giornata :
Bombe coloriche con Sardomuto,Pastorello,Elena Muresu,Blasco,Bk Crew,Dp&Tiak ed altri..
H18:00 Assemblea :
-Resoconto su AForasCamp2016
-Presentazione campeggio No Basi (06-10 ottobre)
https://nobasi.noblogs.org/
H20:30 Barraca & Dj set
Cena preparata dal Collettivo Antispecista Gaia
2 allegati

CAMPEGGIO ANTIMILITARISTA – SUD SARDEGNA 6 – 10 OTTOBRE 2016

Posted: Settembre 7th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su CAMPEGGIO ANTIMILITARISTA – SUD SARDEGNA 6 – 10 OTTOBRE 2016

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La Rete No Basi né Qui né Altrove propone anche quest’anno cinque giorni di mobilitazione e campeggio, in concomitanza con l’inizio del secondo semestre di esercitazioni militari, per rafforzare i percorsi di lotta contro il militarismo e la militarizzazione dei territori della Sardegna e non solo. In questo momento l’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca può diventare, se già non è così, l’anello più debole della presenza militare in Sardegna. La crisi innescata dall’annunciata dipartita dell’aeronautica tedesca al termine del 2016 potrebbe mettere in forte dubbio l’esistenza stessa dell’aeroporto militare e, conseguentemente, del poligono di Capo Frasca. Per questi motivi vogliamo creare un clima sempre più ostile contro i militari, affinché possibili nuovi affittuari (in sostituzione dei tedeschi) rivedano i loro propositi e gli italiani stessi vadano sempre più in crisi. Seguendo quello che per la Rete è stato un tratto distintivo inamovibile, il campeggio non vuole essere una mera iniziativa d’opinione: in quei giorni vorremmo che si alternassero momenti di lotta, socialità, analisi, dibattito, approfondimento, presenza sul territorio e tanto altro. Ci preme avere dei momenti di confronto, in cui si possa ragionare di prospettive ed esperienze e fare un bilancio di come le lotte si sono sviluppate, modificate e allargate. Vorremmo discutere delle ramificazioni dell’apparato bellico e di come colpirle. La nostra attività degli ultimi tempi si è soffermata in particolare: sulle complicità tra civile e militare nel campo della logistica e della ricerca universitaria, sull’opposizione alla RWM Italia spa, fabbrica di bombe a Domusnovas, e in generale sul trovare delle soluzioni efficaci nel creare un territorio inospitale alla macchina bellica. Quest’anno, a differenza del campeggio tenutosi a Cagliari lo scorso anno, abbiamo deciso di spostare l’attenzione nei pressi dei territori dove si svolgono maggiormente le esercitazioni militari, per approfondire la conoscenza di quei luoghi e rafforzare i rapporti e le relazioni tra le persone. Il campeggio sarà autofinanziato e autogestito. Come al solito non saranno presenti istituzioni e partiti, chi facesse parte di queste componenti potrà partecipare al campeggio e alle iniziative a titolo individuale, come tra l’altro faranno tutti coloro che vi vorranno contribuire.


Secondo campeggio antimilitarista della Rete No Basi né Qui né Altrove – 6/10 ottobre 2016 – Sud Sardegna [Aggiornato]

Posted: Agosto 31st, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Secondo campeggio antimilitarista della Rete No Basi né Qui né Altrove – 6/10 ottobre 2016 – Sud Sardegna [Aggiornato]

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Per motivi logistici abbiamo deciso di far slittare di un giorno le date del campeggio, che sarà quindi dal 6 al 10 ottobre.

La Rete No Basi né Qui né Altrove propone anche quest’anno cinque giorni di mobilitazione e campeggio, in concomitanza con l’inizio del secondo semestre di esercitazioni militari, per rafforzare i percorsi di lotta contro il militarismo e la militarizzazione dei territori della Sardegna e non solo.

In questo momento l’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca può diventare, se già non è così, l’anello più debole della presenza militare in Sardegna. La crisi innescata dall’annunciata dipartita dell’aeronautica tedesca al termine del 2016 potrebbe mettere in forte dubbio l’esistenza stessa dell’aeroporto militare e, conseguentemente, del poligono di Capo Frasca.

Per questi motivi vogliamo creare un clima sempre più ostile contro i militari, affinché possibili nuovi affittuari (in sostituzione dei tedeschi) rivedano i loro propositi e gli italiani stessi vadano sempre più in crisi. L’anno scorso e quest’anno si sono tenute diverse manifestazioni e iniziative nei territori intorno all’aeroporto di Decimomannu, con l’obiettivo di bloccarne le attività, come quella dell’11 giugno contro la STAREX. Queste pressioni hanno dato dei risultati, minando le “condizioni per operare con la serenità necessaria”, come hanno dichiarato i vertici militari a pochi giorni dal corteo.

Annunciamo l’iniziativa del campeggio con largo anticipo, al fine di poter creare un percorso legato al territorio che ci permetta di arrivare ai primi giorni di Ottobre con idee, progetti e partecipazione più ampia e consapevole possibile.

Seguendo quello che per la Rete è stato un tratto distintivo inamovibile, il campeggio non vuole essere una mera iniziativa d’opinione: in quei giorni vorremmo che si alternassero momenti di lotta, socialità, analisi, dibattito, approfondimento, presenza sul territorio e tanto altro. Ci preme avere dei momenti di confronto, in cui si possa ragionare di prospettive ed esperienze e fare un bilancio di come le lotte si sono sviluppate, modificate e allargate.

Il campeggio sarà autofinanziato e autogestito. Come al solito non saranno presenti istituzioni e partiti, chi facesse parte di queste componenti potrà partecipare al campeggio e alle iniziative a titolo individuale, come tra l’altro faranno tutti coloro che vi vorranno contribuire.

Il programma in questo momento è in definizione.

Vorremmo discutere delle ramificazioni dell’apparato bellico e di come colpirle. La nostra attività degli ultimi tempi si è soffermata in particolare: sulle complicità tra civile e militare nel campo della logistica e della ricerca universitaria, sull’opposizione alla RWM Italia spa, fabbrica di bombe di Domusnovas, e in generale sul trovare delle soluzioni efficaci nel creare un territorio inospitale alla macchina bellica.

Quest’anno, a differenza del campeggio tenutosi a Cagliari lo scorso anno, abbiamo deciso di spostare l’attenzione nei pressi dei territori dove si svolgono maggiormente le esercitazioni militari, per approfondire la conoscenza di quei luoghi e rafforzare i rapporti e le relazioni tra le persone.

In questo momento pensiamo che sia importante ritornare a Capo Frasca, davanti a quei cancelli dove il 13 settembre 2014 si riaccese la fiamma dell’antimilitarismo sardo.

Le assemblee della Rete no basi né qui né altrove sono pubbliche, a cadenza settimanale e distribuite in varie zone della Sardegna.

Sul blog della Rete No Basi né Qui né Altrove, nobasi.noblogs.org, verranno pubblicati il programma, gli approfondimenti del campeggio, i prossimi appuntamenti e trovate i nostri contatti.

La Rete No Basi né Qui né Altrove

INFO:

https://nobordersard.wordpress.com/


A foras camp 2016 – Sardegna 7-11 settembre

Posted: Agosto 31st, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su A foras camp 2016 – Sardegna 7-11 settembre

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Dal 7-11 settembre a Lanusei, presso il bosco Selene a 1000 mt di altitudine, si terrà il campeggio di lotta contro l’occupazione militare della Sardegna. Tavoli di discussione, approfondimento, concerti, assemblee, momenti comunicativi nel cuore dell’Ogliastra, una delle regioni maggiormente funestata dalla presenza militare in Sardegna, costretta alla convivenza forzata con il poligono più grande d’Europa, quello di Quirra.

Si tratta di un momento importante di incontro, sviluppo e approfondimento di relazioni. Dopo un tour che ha visto coinvolti decine e decine di paesi di tutta l’isola, con tre assemblee generali, il campeggio rappresenta una tappa di costruzione di sintesi verso l’autunno, quando verrà riaperto il calendario delle esercitazioni nei poligoni sardi. L’importanza di arrivare a questa scadenza con una proposta di lotta all’altezza è confermata dalla ristrutturazione che si profila all’orizzonte, spinta anche dalla crescita del movimento contro le basi degli ultimi due anni: da un lato il lavoro di inchiesta della commissione parlamentare prosegue portando alla luce veleni e orrori sotterrati a Teulada, il presidente Pigliaru prova ad accodarsi al Premier Renzi che meno di un mese fa a Sassari ha annunciato una parziale dismissione e riconversione del Poligono Interforze di Quirra verso un futuro di maggiore e piena compenetrazione tra militare e civile. Quali dunque i progetti? Quele il modello che ancora una volta sarà imposto al territorio sardo devastato e mai risarcito dall’industria bellica?

Si tratta, insomma, di una situazione in evoluzione rispetto alle quale giovani forze militanti e sociali di tutta l’isola rivolgono la propria attenzione a partire dal protagonismo di un movimento che ha saputo bloccare la NATO invadendo le basi sarde e ponendo il problema inaggirabile della decisione sulla sorte dei territori al livello di un anello fondamentale della filiera bellica occidentale.

http://www.infoaut.org/index.php/blog/seminari/item/17476-a-foras-camp-2016-sardegna-7-11-settembre

A questo link il programma completo del campeggio, i documenti e i materiali utili:

https://aforascamp2016.noblogs.org/


BENEFIT CAMPEGGI CONTRO LE BASI \\ 20 AGOSTO 2015

Posted: Agosto 31st, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su BENEFIT CAMPEGGI CONTRO LE BASI \\ 20 AGOSTO 2015

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VIVERE LIBERI DALLA NECESSITA’ DI FABBRICARE ARMI STOP RWM

Posted: Luglio 24th, 2016 | Author: | Filed under: General, Manifesti, Militarizatzione | Commenti disabilitati su VIVERE LIBERI DALLA NECESSITA’ DI FABBRICARE ARMI STOP RWM

Lo stabilimento di Domusnovas, di proprietà della RWM s.p.a, settore della Rheinmetal Defense, ha un ruolo centrale nella produzione e vendita di armamenti e ordigni a paesi coinvolti in conflitti bellici in tutto il mondo.

–         40 milioni di euro il giro d’affari dell’export di armi e munizioni, bombe comprese, dalla Sardegna verso il resto del mondo nel 2015 (10 milioni in più rispetto al 2014)

–         4,6 milioni di euro in spedizioni di armi e munizioni partite dal sud Sardegna e dirette all’Arabia Saudita nel solo mese di marzo 2016 (dati Istat)

–         Oltre 6mila morti, di cui circa la metà tra la popolazione civile, oltre 20mila feriti e 685mila rifugiati dall’inizio del conflitto in Yemen (dati UNHC

CHI ASSISTE PASSIVAMENTE ALL’OFFESA DELLA NATURA UMANA NE È RESPONSABILE QUANTO IL DIRETTO ESECUTORE.
VENERDÌ 29 LUGLIO 2016 – ORE 5,30
SIT IN NEL PIAZZALE DI FRONTE ALLA FABBRICA RWM A DOMUSNOVAS

SALUTIAMO L’ALBA – FERMIAMO LE BOMBE
Campagna Stop Bombe RWM

 

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DUE GIORNI PER DISCUTERE DI LOTTE E RESISTENZE

Posted: Luglio 6th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su DUE GIORNI PER DISCUTERE DI LOTTE E RESISTENZE

 

6 LUGLIO 2017

  1. 19.00

CONTRE LA LOI TRAVAIL ON PREND LA RUE!

Incontro informativo con i compagni di Nantes sulle proteste contro la riforma del lavoro che li hanno visti partecipi a 3 mesi di scioperi, cortei, manifestazioni selvagge, occupazioni di piazze, scuole e università.

 

presso spazio sociale Collettivo S’idealibera, Via Casaggia 12

 

7 LUGLIO 2017

  1. 18.00

LIBRI E FUMETTI “RESISTENTI”: Kairos edizioni presentano:

 

– “Prossima fermata. Una storia per Renato” di Zerocalcare ed Erre Push

La storia a fumetti di Renato Biagetti. Ucciso nel 2006 a Focene, estrema periferia di Roma,da due giovani neofascisti.

 

– “Fiabe Resistenti” racconti del Subcomantante Marcos

Un libro-disco, che attraverso immagini e parole ci introduce in maniera originale e semplice alla cosmovisione zapatista.

presso Raichina, associazione culturale, Via Alghero 19, Sassari

In allegato le locandine con tutte le info.

 

Locandina Contre la loi travail on prend la rue

Locandina presentazione libri illustrati

 

Non mancare!

Collettivo S’idealibera


VENERDI’ 24 Giugno H 18.00 // INCONTRO-DIBATTITO MIGRAZIONI E PROBLEMI LUNGO I CONFINI DELLA ROTTA BALCANICA

Posted: Giugno 19th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione, Prigioni e dintorni, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su VENERDI’ 24 Giugno H 18.00 // INCONTRO-DIBATTITO MIGRAZIONI E PROBLEMI LUNGO I CONFINI DELLA ROTTA BALCANICA

Attraverso la testimonianza di una compagna, rientrata dal campo profughi di Idomeni ormai sgomberato dalle autorità greche, parleremo della sua esperienza per cercare di aprire un dibattito sulla questione migranti in relazione all’antimilitarismo e all’occupazione militare in Sardegna.
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La discussione sarà accompagnata dalla proiezione di foto e video.

Il campo profughi di Idomeni ospitava varie migliaia (tra le dieci e le dodicimila persone) di varia nazionalità, curdi, siriani, afghani e iraqueni in fuga dai vari fronti di guerra, nel tentativo di imboccare il corridoio balcanico che li avrebbe potuti condurre in Europa, lontano dalla miseria delle devastaziani che gli interessi dei poteri forti han provocato presso quelle stesse regioni. Le autorità greche del governo tzipras sono intervenute il 24 maggio sgomberando il campo con ruspe e forze dell’ordine e, anzichè provvedere a dotare il campo delle misure necessarie a garantire la dignità dei rifugiati, han proibito l’accesso a medici, avvocati e volontari. I migranti sono stati imbarcati su una quarantina di bus, e circa la metà di loro (quelli cioè che non sono riusciti a sottrarsi alle misure repressive), sono stati deportati presso otto campi adibiti dalle autorità greche all’interno di strutture industriali e concerie, sovraffollate, assolutamente precarie e totalmente inadatte, dopo essere stati divisi per lingua e nazionalità: attualmente queste persone versano in condizioni di profondo disagio, privati d’ogni sorta di servizio (dall’acqua corrente alla luce), senza l’ausilio di equipe sanitarie, con scarsissime razioni sia di acqua e cibo, posti sotto il controllo delle autorità greche nell’attesa del compiersi del loro futuro. Molti sono già stati rimpatriati, molti altri vengono detenuti sotto la soglia della sopravvivenza


SABATO 11 GIUGNO 2016 ore 18.00 Presentazione del libro: L’ANARCHICO DI BARRALI (Quasi) cent’anni di storia per l’anarchica. Biografia di Tomaso Serra Con Costantino Cavalleri

Posted: Giugno 6th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su SABATO 11 GIUGNO 2016 ore 18.00 Presentazione del libro: L’ANARCHICO DI BARRALI (Quasi) cent’anni di storia per l’anarchica. Biografia di Tomaso Serra Con Costantino Cavalleri

SABATO 11 GIUGNO 2016 ore 18.00

Presentazione del libro:

L’ANARCHICO DI BARRALI
(Quasi) cent’anni di storia per l’anarchica. Biografia di Tomaso Serra

Con Costantino Cavalleri

“Nel mondo non ci sarà mai la pace, mai l’amore, mai la felicità tra gli uomini, a causa dell’ingiustizia che esiste tra i ricchi e i poveri, creata dalla società medesima”

13310606_1639680563023878_8901438966067076956_nTomaso Serra, anarchico sardo di Lanusei,antifascista, combattente durante la Guerra civile spagnola, uomo instancabile che viaggiò in lungo e in largo per l’Europa per portare avanti gli ideali anarchici di giustizia e fratellanza.
Dopo la partecipazione sui fronti di guerra contro il franchismo e l’esperienza in carcere, ritorna in Sardegna dove fa il contadino e continua a diffondere le idee anarchiche attraverso la propaganda e la pratica.

Negli anni ’60 porta avanti la sua idea di costruzione di una comunità libertaria per anarchici, soprattutto anziani o bisognosi di aiuto.
Nasce così la CAS, Collettività anarchica di Solidarietà che ben presto diventa un punto di riferimento per tutti i compagni della zona e fuori come luogo di discussione e crescita personale.

A lui è dedicato l’Arkiviu bibrioteka T. Serra che si trova a Guasila e che conserva un immenso patrimonio documentario di libri, giornali e altro materiale di carattere politico e storico.


VENERDì 3 GIUGNO – h 18.00 Presentazione del libro “NOI FUMMO I RIBELLI, NOI FUMMO I PREDONI” (schegge autobiografiche di uomini contro) di Belgrado Pedrini con Luca Dolce

Posted: Giugno 2nd, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su VENERDì 3 GIUGNO – h 18.00 Presentazione del libro “NOI FUMMO I RIBELLI, NOI FUMMO I PREDONI” (schegge autobiografiche di uomini contro) di Belgrado Pedrini con Luca Dolce

 

Approfitteremo della presenza di Luca per parlare anche della mobilitazione al Brennero contro la costruzione della nuova frontiera “antimigranti” e delle nuove prospettive di lotta.

presso spazio sociale S’idealibera, Via Casaggia 12, Sassari

Belgrado Pedrini nasce a Carrara il 5 maggio 1913, figlio di Guglielmo. Si avvicinò giovanissimo all’anarchismo attraverso la lettura delle opere di Nietzsche, Stirner, Bakunin, Kropotkin, Malatesta e Cafiero e, assieme ai compagni di Carrara, svolse svariate azioni contro il regime fascista che gli procurarono denuncie e condanne per propaganda clandestina. Nel 1937-38 venne rinchiuso nel penitenziario di Pianosa ove conobbe e strinse amicizia con numerosi detenuti antifascisti, tra i quali il socialista Sandro Pertini. Rimesso in libertà, rientrò nel carrarese impegnandosi nuovamente in un’intensa attività sovversiva. Una sera del 1942, in un’osteria, Pedrini, assieme ai compagni Giovanni Zava e Gino Giorgi, disarmò e schiaffeggiò cinque fascisti. Ricercati dalla milizia, i tre ripararono a Milano dove, nel novembre 1942, vennero sorpresi da una pattuglia di polizia ad attaccare dei manifesti invitanti gli italiani a sollevarsi contro la guerra. Dopo un lungo conflitto a fuoco, i tre riuscirono a dileguarsi e, su un treno merci, raggiunsero Genova prima e La Spezia poi.

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Attivamente ricercati dall’OVRA, e definiti dal giornale Il Popolo d’Italia come pericolosi «malfattori e sabotatori della resistenza morale delle forze armate», Pedrini, Zava e Giorgi vennero intercettati da alcuni agenti di PS in una pensione della città ligure. Ne scaturì un conflitto a fuoco che si protrasse per diverse ore e si concluse con l’arresto dei tre anarchici, gravemente feriti, e la morte di un poliziotto. Tradotti al carcere di La Spezia, nel 1943 vennero trasferiti in quello di Massa, in attesa del processo e della certa fucilazione. Nel giugno del 1944, alcuni partigiani della formazione “Elio” con una fulminea azione riuscirono a liberare i detenuti del carcere massese, sicché Pedrini decise di unirsi a loro nella lotta contro i fascisti e i tedeschi. Prese parte a numerosi combattimenti e a svariate azioni di sabotaggio svolte da detta formazione partigiana nel comprensorio apuano. All’indomani della liberazione, nel maggio 1945, Pedrini venne nuovamente arrestato per i fatti accaduti nel 1942 a La Spezia. Misconoscendo la valenza politica di tali avvenimenti, la magistratura repubblicana condannò Pedrini, nel maggio 1949, all’ergastolo, pena che venne poi commutata in trent’anni di reclusione. Continuamente trasferito da un carcere all’altro, a causa dei suoi tentativi di evasione e delle numerose rivolte fomentate, Pedrini si dedicò allo studio dei classici della letteratura e della filosofia. Brillante autodidatta, compose, tra un letto di contenzione e una cella d’isolamento, numerose poesie, tra cui Schiavi – scritta nel 1967 a Fossombrone – che, musicata, diventerà celebre all’interno del movimento anarchico col titolo de Il Galeone. Riacquistata la libertà il 17 aprile 1975, grazie anche ad un’intensa campagna internazionale per la sua scarcerazione portata avanti dagli anarchici, Pedrini riprese immediatamente la sua attività sovversiva e, assieme ai propri compagni di fede – tra cui Giovanni Mariga, Zava e Goliardo Fiaschi –, aprì a Carrara il Circolo Culturale Anarchico prima e il Circolo Anarchico “Bruno Filippi” poi. Redasse numerosissimi manifesti e volantini, s’impegnò nella ristampa dello scritto di Bruno Filippi L’iconoclasta (1978) e nella realizzazione di un giornale, L’Amico del Popolo, che vedrà la luce qualche mese dopo la sua scomparsa. Belgrado Pedrini morì a Carrara l’11 febbraio 1979.


SECONDO CAMPEGGIO ANTIMILITARISTA della Rete NO BASI né Qui né Altrove – 5/9 ottobre 2016 – Sud Sardegna

Posted: Giugno 2nd, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su SECONDO CAMPEGGIO ANTIMILITARISTA della Rete NO BASI né Qui né Altrove – 5/9 ottobre 2016 – Sud Sardegna

 

LxIlCyboMulNpBO-800x450-noPadLa Rete No Basi né Qui né Altrove propone anche quest’anno cinque giorni di mobilitazione e campeggio, in concomitanza con l’inizio del secondo semestre di esercitazioni militari, per rafforzare i percorsi di lotta contro il militarismo e la militarizzazione dei territori della Sardegna e non solo.

In questo momento l’asse Base Aerea di Decimomannu – Poligono di Capo Frasca può diventare, se già non è così, l’anello più debole della presenza militare in Sardegna. La crisi innescata dall’annunciata dipartita dell’aeronautica tedesca al termine del 2016 potrebbe mettere in forte dubbio l’esistenza stessa dell’aeroporto militare e, conseguentemente, del poligono di Capo Frasca.

Per questi motivi vogliamo creare un clima sempre più ostile contro i militari, affinché possibili nuovi affittuari (in sostituzione dei tedeschi) rivedano i loro propositi e gli italiani stessi vadano sempre più in crisi. L’anno scorso e quest’anno si sono tenute diverse manifestazioni e iniziative nei territori intorno all’aeroporto di Decimomannu, con l’obiettivo di bloccarne le attività, come quella dell’11 giugno contro la STAREX. Queste pressioni hanno dato dei risultati, minando le “condizioni per operare con la serenità necessaria”, come hanno dichiarato i vertici militari a pochi giorni dal corteo.

Annunciamo l’iniziativa del campeggio con largo anticipo, al fine di poter creare un percorso legato al territorio che ci permetta di arrivare ai primi giorni di Ottobre con idee, progetti e partecipazione più ampia e consapevole possibile.

Seguendo quello che per la Rete è stato un tratto distintivo inamovibile, il campeggio non vuole essere una mera iniziativa d’opinione: in quei giorni vorremmo che si alternassero momenti di lotta, socialità, analisi, dibattito, approfondimento, presenza sul territorio e tanto altro. Ci preme avere dei momenti di confronto, in cui si possa ragionare di prospettive ed esperienze e fare un bilancio di come le lotte si sono sviluppate, modificate e allargate.

Il campeggio sarà autofinanziato e autogestito. Come al solito non saranno presenti istituzioni e partiti, chi facesse parte di queste componenti potrà partecipare al campeggio e alle iniziative a titolo individuale, come tra l’altro faranno tutti coloro che vi vorranno contribuire.

Il programma in questo momento è in definizione.

Vorremmo discutere delle ramificazioni dell’apparato bellico e di come colpirle. La nostra attività degli ultimi tempi si è soffermata in particolare: sulle complicità tra civile e militare nel campo della logistica e della ricerca universitaria, sull’opposizione alla RWM Italia spa, fabbrica di bombe di Domusnovas, e in generale sul trovare delle soluzioni efficaci nel creare un territorio inospitale alla macchina bellica.

Quest’anno, a differenza del campeggio tenutosi a Cagliari lo scorso anno, abbiamo deciso di spostare l’attenzione nei pressi dei territori dove si svolgono maggiormente le esercitazioni militari, per approfondire la conoscenza di quei luoghi e rafforzare i rapporti e le relazioni tra le persone.

In questo momento pensiamo che sia importante ritornare a Capo Frasca, davanti a quei cancelli dove il 13 settembre 2014 si riaccese la fiamma dell’antimilitarismo sardo.

Le assemblee della Rete no basi né qui né altrove sono pubbliche, a cadenza settimanale e distribuite in varie zone della Sardegna.

Sul blog della Rete No Basi né Qui né Altrove, nobasi.noblogs.org, verranno pubblicati il programma, gli approfondimenti del campeggio, i prossimi appuntamenti e trovate i nostri contatti.

La Rete No Basi né Qui né Altrove


Quando il TAR strizza l’occhio alla Questura – Fogli di via obbligatori per gli antimilitaristi

Posted: Giugno 2nd, 2016 | Author: | Filed under: General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Quando il TAR strizza l’occhio alla Questura – Fogli di via obbligatori per gli antimilitaristi

C’era una volta il Tar, la Questura di Cagliari, la Digos, il Ministero dell’interno, i militari, i mangiatori di teste, i venditori di morte, i guerrafondai tutti d’accordo sul fatto che non basta sottrarre 37.374 ettari di territorio sardo per occupazione militare al calpestio civile, e non basta neanche interdire la navigazione, la pesca e la sosta per oltre 20 mila chilometri quadrati di mare per circa 300 giorni all’anno durante le esercitazioni.

Tutto questo all’allegra combriccola non basta ed usano le armi burocratiche come i fogli di via; così il Tar ha rigettato il ricorso di alcuni/e antimilitaristi/e contro la richiesta da parte della Questura di interdire il passaggio dei suoi abitanti in altre zone della Sardegna: resteranno in vigore per 3 anni i fogli di via da Teulada, Sant’Anna Arresi, Decimomannu e Arbus.

Con questi provvedimenti ribadiscono il loro ritenersi “invalicabili”, cercando di spegnere le voci del dissenso alla presenza militare e di incutere paura con provvedimenti preventivi in cui evidenziano dei passaggi a loro molto cari :

La divisione tra buoni e cattivi, ovvero la concessione o la negazione del gratuito patrocinio da parte del Tar a chi ha diritto di usufruirne economicamente a seconda della fedina penale cucita su misura dalla Digos. Quindi vale la regola: se hai una fedina penale linda, o quasi, il gratuito patrocinio è concesso. Non ce l’hai? Allora se vuoi fare ricorso te lo paghi, cercando così di isolare chi ritenuto “pericoloso” e di frammentare la lotta.

L’altro aspetto è il diniego ai ricorsi avvenuto esclusivamente tenendo fede a mere supposizioni della questura. La giurisprudenza amministrativa sostiene a giustificazione dei dinieghi che “la misura del Foglio di via obbligatorio è diretta a prevenire reati, piuttosto che a reprimerli, e presuppone unicamente un giudizio di pericolosità per la sicurezza pubblica, fondato su concreti comportamenti attuali del soggetto destinatario, ossia su episodi di vita che, secondo il prudente apprezzamento dell’Autorità di Polizia, rivelino un’ oggettiva ed apprezzabile probabilità di commissione di reati”.

L’ultimo passaggio è quello che caratterizza le forze repressive, la prevenzione per loro significa incutere paura, ricattare con le armi che gli fornisce il capitale, reprimere con scudi e manganelli chi si oppone.

Ricordiamo che i primi fogli di via sono arrivati a seguito del corteo alla base di Decimomannu, l’11 giugno, e poi con il campeggio antimilitarista organizzato a Cagliari. Chi arrivava in città per il campeggio è stato atteso all’aereoporto dai digossini e gli è stato notificato il foglio di via dalla provincia di Cagliari.

A seguire, in concomitanza all’organizzazione della manifestazione del 3 novembre a Teulada contro la più grande esercitazione Nato da 15 anni, la Trident Juncture. I compagni e le compagne che a ridosso di quella data sono stati fermati dalla Digos nei pressi della base di Teulada hanno ricevuto il foglio di via da quel comune; ma, visto che c’era, la Questura ha inserito per alcuni anche gli altri comuni limitrofi alle basi militari e non paga di aver identificato poche persone nei pressi di Teulada, ha inviato altri fogli di via a qualcuno che in quel periodo non si è nemmeno avvicinato alla base, neanche per la manifestazione del 3 novembre.

Negli ultimi anni la Questura cagliaritana è stata prolifica di provvedimenti amministrativi e intimidazioni, che vanno da avvisi orali a richieste di sorveglianza speciale e perquisizioni per vilipendio alle forze armate.

Contro tutti questi provvedimenti la risposta vera e forte che si può dare è continuare a lottare.

La lotta ha sempre nella Questura e nelle istituzioni un ostacolo da valicare.

Minare la loro autorità e non accettare la presenza militare ovunque si presenti è un primo passo per cancellare l’immagine dei militari come portatori di pace e sicurezza o peggio eroi, ma valutarli per quello che sono: potenziali assassini.

I FOGLI DI VIA NON FERMERANNO LA LOTTA!

Ringraziamo chi fin’ora ha sostenuto la cassa per le spese legali contro le attività militari e invitiamo tutti e tutte a mantenere alta l’attenzione perché il cammino che ci aspetta è lungo.

La cassa per le spese legali contro le attività militari

 

Sostieni-la-Cassa-Antimilitarista1

 

 

 

 

 

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28-29 MAGGIO h 17, UMPAREMMU “atopu di ciarra puritigga” // ANARCHISMO [giornate conclusive]

Posted: Maggio 25th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su 28-29 MAGGIO h 17, UMPAREMMU “atopu di ciarra puritigga” // ANARCHISMO [giornate conclusive]

Si chiude il ciclo di UMPAREMMU “incontri di chiacchera politica” contro lo svuotamento concettuale del nostro linguaggio politico corrente, dopo le giornate su socialismo,comunismo e indipendentismo (rispettivamente introdotte da Cristiamo Sabino e Andria Pili), con le giornate del 28 e del 29 dedicate all’ anarchismo, alla sua storia, quella dei suoi movimenti e delle sue personalità. Introduce all’argomento Costantino Cavalleri. L’appuntamento è alle h 17.00 presso lo spazio sociale s’idealibera, via Casaggia 12, Sassari vèciu.

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VENERDì 3 GIUGNO – h 18.00 // Presentazione del libro “NOI FUMMO I RIBELLI, NOI FUMMO I PREDONI” (schegge autobiografiche di uomini contro) di Belgrado Pedrini con Luca Dolce

Posted: Maggio 24th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su VENERDì 3 GIUGNO – h 18.00 // Presentazione del libro “NOI FUMMO I RIBELLI, NOI FUMMO I PREDONI” (schegge autobiografiche di uomini contro) di Belgrado Pedrini con Luca Dolce

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LETTERA DAL CARCERE DI TERNI // SOLIDARIETA’ PER DAVIDE

Posted: Maggio 24th, 2016 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su LETTERA DAL CARCERE DI TERNI // SOLIDARIETA’ PER DAVIDE

Egregio signor Direttore,
mi chiamo Rossetti Busa Mauro, mi rivolgo a lei con questa mia lettera per denunciare l’amministrazione carceraria di Agrigento per i continui abusi che arbitrariamente vengono fatti ad un detenuto, Davide Delogu, che si trova in quel carcere in cella di isolamento da ormai un anno. Scrivo questa lettera di solidarietà dal carcere di Terni.
Davide non ha possibilità di vedere la televisione, armadietti in cui deporre la biancheria, neppure acqua sufficiente per potere lavarla, è solo anche nelle d’aria, la corrispondenza è sottoposta a censura – in pratica gli viene consegnata solo qualche lettera e libro, rivista, e con molto ritardo, rispetto alla corrispondenza in arrivo. Questi trattenimenti e censure avvengono senza nessuna comunicazione giudiziaria che li ‘giustifichi’, che li limiti nel tempo. Nulla a cui potersi appellare. Non gli vengono consegnate nemmeno sapone, disinfettante, carta igienica per la propria igiene, compresa la pulizia della cella.
Le racconto la storia di Davide. Lui prima di Agrigento era detenuto nel carcere di Cagliari. Da lì è stato trasferito, circa 2 anni fa, perché insieme ad altri detenuti fu partecipe ad una protesta. Per questo venne sottoposto all’isolamento punitivo, 14bis, rinnovabile ogni 6 mesi. Da quel momento è considerato ‘soggetto pericoloso’ riguardo alla ‘sicurezza interna’. Nelle ‘misure’ cui è sottoposto gli hanno anche tolto i colloqui con la fidanzata.
Le condizioni riservate a Davide, purtroppo, vengono applicate a tanti altri detenuti, che protestano per i propri diritti.
Mi fermo qui e vorrei sperare che questa mia lettera riesca a trovare in lei la sensibilità per essere pubblicata. Dimenticavo di dirle che più volte nel corso di questi anni di isolamento, come in questi giorni, Davide ha intrapreso scioperi della fame contro l’isolamento.
La ringrazio della sua attenzione, saluti Rossetti Busa Mauro – Terni 12 maggio 2016


Protesta dei detenuti di CATANZARO CONTRO L’ERGASTOLO OSTATIVO

Posted: Maggio 24th, 2016 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Protesta dei detenuti di CATANZARO CONTRO L’ERGASTOLO OSTATIVO

L’ergastolo ostativo è un regime carcerario previsto per alcune tipologie di reati come  terrorismo, associazione mafiosa, sequestro a scopo di estorsione o associazione per traffico di stupefacenti. Tale regime, prevede il divieto di concessione dei benefici previsti nell’ergastolo (non ostativo), per il quale invece, è possibile accedere al di semilibertà e la libertà condizionale, e godere di determinati tipi di permessi. E’ poi stabilito che dopo 26 anni di (espiazione della) pena, il condannato possa essere ammesso alla liberazione condizionale.

Questa possibilità è prevista dall’articolo 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario, “Divieto di concessione dei benefici e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti”, che è venuto a modificare l’articolo 4 dello stesso ( Esercizi dei diritti dei detenuti e degli internati), secondo quanto dettato dalla legge 356 del 1992Per intenderci, i benefici in questione sono

Di seguito si riporta la lettera aperta indirizzata al Ministro Orlando, della protesta portata avanti dai detenuti di Catanzaro

Lettera da Catanzaro

 

 


Diretta della manifestazione a Domusnovas contro la fabbrica di bombe RWM

Posted: Maggio 14th, 2016 | Author: | Filed under: General, Inforadio | Commenti disabilitati su Diretta della manifestazione a Domusnovas contro la fabbrica di bombe RWM

http://www.ondarossa.info/newsredazione/cagliari-manifestazione-contro-fabbrica-bombe-rwm

Corrispondenza dal corteo che si è tenuto a Domusnovas (CA) contro la fabbrica di armamenti e bombe RWM, responsabile dei lauti affari su profitto delle morti causate dalle aggressioni in Yemen e di una politica internazionale sempre più sanguinaria e spregiudicata

Mentre si riunivano a Berlino gli azionisti per l’assemblea generale della più grande industria bellica tedesca, la Rheinmetall AG, madre della RWM S.p.A.; una delle tante filiali del colosso tedesco che ha sedi in tutto il mondo, si è tenuta una protesta antimilitarista in contemporanea a Domusnovas e a Berlino
https://nobasi.noblogs.org/


Sfruttati e sfruttatori non hanno nazionalità

Posted: Maggio 13th, 2016 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Sfruttati e sfruttatori non hanno nazionalità

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DIETRO LA FINZIONE DEMOCRATICA, CHI SI NASCONDE?

Posted: Maggio 11th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative | Commenti disabilitati su DIETRO LA FINZIONE DEMOCRATICA, CHI SI NASCONDE?

 

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Questa mattina il sig. Phillips, ambasciatore degli Stati Uniti, verrà a far visita all’Università per parlare di elezioni presidenziali negli USA.

Ma dietro la retorica di parole come “democrazia” e “libertà” di cui
presidenti americani (passati e futuri) si riempiono tanto la bocca chi
c’è? Di cosa è davvero ambasciatore il sig. Phillips?

L’imperialismo statunitense, insieme all’entità sionista e agli alleati di turno, è il principale nemico di ogni popolo che lotta per la propria
libertà.

Sotto le bandiere della “libertà” di mercato e di commercio
continua a insanguinare il mondo con la brutalità delle sue guerre di
aggressione. Non importa chi sarà il prossimo presidente: i vertici
politici della falsa democrazia capitalista USA sono diretta
espressione dei grandi monopoli capitalistici mondiali.

Per i loro avidi e sporchi interessi, i popoli aggrediti, con le scuse più varie (dal presunto possesso di armi “di distruzione di massa” alla “violazione dei diritti umani”), sono costretti ad annegare in un lago di sangue, a soccombere sotto una valanga di bombe e di piombo.

Ieri il Vietnam, il Cile, l’Afghanistan, l’Iraq, la Jugoslavia, la Libia…
Oggi la Siria e l’Ucraina. In questi paesi, gli Stati Uniti non si sono fatti
scrupoli di armare e sostenere i peggiori terroristi e tagliagole. Un
esempio per tutti: l’aiutante del segretario di Stato USA, Victoria
Nuland, ha candidamente ammesso che il colpo di stato del 2014 in
Ucraina è stato finanziato, solo in partenza, con 5 miliardi di dollari.

La politica di rapina delle risorse non passa solo attraverso la guerra:
con la prossima firma del TTIP, il trattato di partnership transatlantico
sul “libero commercio”, gli Stati Uniti e l’Europa consegneranno nelle
mani delle multinazionali le reali leve del potere politico. In Europa e
nel mondo, i “mercati”, ancora più di oggi, pretenderanno che gli stati
liquidino ogni conquista sociale e salariale, espandendo le famigerate
politiche di “lacrime e sangue” per la popolazione. La forza lavoro
sarà costretta a condizioni durissime, e i padroni saranno del tutto
liberi di militarizzare le fabbriche. Non si avrà il diritto a riposare, se
non per recuperare le forze necessarie a sgobbare.

Ci potranno
avvelenare a piacimento, sia con i loro scarichi che tramite cibo-
spazzatura. Niente più sanità gratuita, pensioni, solidarietà sociale.
E i servi dei servi di questi aguzzini tentano di deviare la rabbia
popolare verso i disoccupati, verso chi lotta, o verso chi emigra in
Europa, per via della fame e delle guerre da loro stessi provocate…

Queste sono la “libertà” e la “democrazia” di cui ci vengono a parlare!
L’ambasciatore USA si permette queste passerelle mediatiche, per
parlare di elezioni nel suo paese, per dirci chi sarà il prossimo
padrone, per ricordarci chi comanda…
SIAMO QUI A RICORDARGLI CHE C’E’ CHI NON SI ARRENDERA’ MAI AGLI ASSASSINI CHE RAPPRESENTA!
SIAMO DALLA PARTE DEGLI OPPRESSI,CON I POPOLI CHE LOTTANO CONTRO LA BARBARIE CAPITALISTA E L’IMPERIALISMO, DOVUNQUE ESSI SIANO.
NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA!
Coordinamento territoriale NO BASI nord-Sardegna


10 maggio! MANIFESTAZIONE CONTRO LA FABBRICA DI BOMBE DI DOMUSNOVAS

Posted: Maggio 3rd, 2016 | Author: | Filed under: General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su 10 maggio! MANIFESTAZIONE CONTRO LA FABBRICA DI BOMBE DI DOMUSNOVAS

Il 10 maggio si riuniscono a Berlino gli azionisti per l’assemblea generale della più grande industria bellica tedesca, la Rheinmetall AG, madre della RWM S.p.A.; una delle tante filiali del colosso tedesco che ha sedi in tutto il mondo.

Il fatturato della Rheinmetall per il 2015 corrisponde a 2,6 miliardi di Euro. Il settore difesa della Rheinmetal è responsabile di circa la metà delle vendite del gruppo, ciò significa che questi soldi sono entrati grazie alla vendita di cannoni, munizioni, sistemi elettronici, carri armati e armamenti. Alcuni esempi: la commessa di carri armati in Algeria, costruiti direttamente in loco; i carri armati Leopard 2 venduti in Indonesia; le 250 000 bombe MK consegnate lo scorso giugno tramite la RWM agli Emirati Arabi Uniti, quelle responsabili della strage nello Yemen.

MANIFESTO_MANIFESTAZIONE 10 MAGGIOIl marketing populista della Rheinmetall è in perfetta sintonia con la comunicazione mediatica degli Stati che progettano a tavolino guerre per presunti scopi umanitari, tant’è che definisce l’obiettivo della divisione difesa “a tutela delle persone e delle attrezzature” orientando “le sue attività di ricerca e sviluppo per le principali aree di capacità nazionali stipulate dalle forze armate tedesche e alle esigenze dei profili di missione degli eserciti internazionali.” Secondo la S.p.A. tedesca “Le forze armate del 21 ° secolo devono affrontare le sfide crescenti e minacce complesse (…) combattendo a grandissimo rischio per preservare la sicurezza e la libertà. (…) il suo ruolo di fornitore di attrezzature per le forze armate tedesche, la NATO e altre nazioni responsabili, aiuta a proteggere le forze armate impegnate in operazioni militari.”

Ma è noto che le guerre convengono esclusivamente a chi le fa e dai territori inguerra si può solo scappare per sopravvivere. L’unico scopo della Rheinmetall è chiaramente la crescita del suo fatturato. Non dimentichiamo infatti che questa società è la stessa industria che ha dovuto cambiare più volte nel corso della storia, nome, sede e tipo di produzione: dopo la prima guerra mondiale e dopo aver servito la Wehrmacht nazista ma è sempre resuscitata con una nuova patina, assetata di soldi e senza scrupoli.

Sappiamo perfettamente che le multinazionali fanno i migliori investimenti nei paesi con più difficoltà economiche, non per ultimo in Sardegna, dove il lavoro non è mai stato un’opportunità bensì un ricatto. In questo periodo di eterni conflitti, che per alcuni significa esclusivamente business, si prospetta in Sardegna un ampliamento della RWM, grazie ad altre commesse e in vista di nuove guerre come quella in Libia.

Noi pensiamo fermamente che prosperare sulla vita e la morte delle persone non possa essere un lavoro, che si avviti un bullone o si concluda un’importante commessa. La possibilità di perdere alcuni posti di lavoro in un territorio devastato economicamente e socialmente crea ansia, lo possiamo capire, ma non per questo accettare. Non vogliamo esser ciechi né schiavi, dobbiamo trovare il modo di liberarci dall’idea che per pagare un mutuo trentennale sia necessario far parte di un meccanismo che ingrassa gli interessi di una politica economica fondata sulla guerra.

Per questi motivi ci ritroviamo il 10 maggio di fronte al piazzale della fabbrica di Domusnovas in concomitanza alle proteste degli antimilitaristi tedeschi che in Germania manifestano a Berlino di fronte alla sede dell’assemblea generale degli azionisti.

Fermiamo chi con estrema disinvoltura produce, trasporta e spedisce prodotti di morte attraverso le nostre strade, i nostri porti e aeroporti!

NTERROMPIAMO LA SCIA DI MORTE DELLA RWM
Si prepara una nuova guerra in Libia, o semplicemente si rinnova quella del 2011,voluta essenzialmente dal governo francese impegnato, tra le altre cose, a garantirealla compagnia Total il 35% delle concessioni petrolifere.
Lo scorso 11 gennaio il ministero della Difesa francese ha assegnato alla RWM Italiaspa una commessa del valore di 225 milioni di euro per la fornitura di bombe. Gliarmamenti a cui fa riferimento il contratto per lo sviluppo e la fornitura di 4 tipi di bombe Mk82.
Ma è noto che le guerre convengono esclusivamente a chi le fa e dai territori in guerra si può solo scappare per sopravvivere.
L’unico scopo della Rheinmetall è chiaramente la crescita del suo fatturato. Non dimentichiamo infatti che questa società è la stessa industria che ha dovuto cambiare più volte nel corso della storia, nome, sede e tipo di produzione: dopo la prima guerra mondiale e dopo aver servito la Wehrmacht nazista ma è sempre resuscitata
con una nuova patina, assetata di soldi e senza scrupoli. La RWM Italia spa ha la sua sede centrale a Ghedi, provincia di Brescia, e uno stabi-
limento a Domusnovas, nel Sulcis Iglesiente. Lo stabilimento sardo produce e vende bombe, ordigni con un’alta capacità distruttiva come la BLU-109 ad alta penetrazione e sospetto utilizzo di uranio impoverito o le MK 82 e modelli a seguire. Quest’ultime in particolare hanno attirato le attenzioni dell’opinione pubblica per le “strane”spedizioni di bombe verso l’Arabia Saudita che le utilizza per bombardare lo Yemen,
in uno dei tanti conflitti, magari poco conosciuti ma non per questo meno cruenti.
Sappiamo perfettamente che le multinazionali fanno i migliori investimenti nei paesi con più difficoltà economiche, non per ultimo in Sardegna, dove il lavoro non è mai stato un’opportunità bensì un ricatto. In questo periodo di eterni conflitti, che per alcuni significa esclusivamente business, si prospetta in Sardegna un ampliamento della RWM, grazie ad altre commesse e in vista di nuove guerre come quella
in Libia. Si è molto dibattuto negli ultimi mesi sulla legalità di quell’operazione. Ora una nuova importante commessa per un’altra guerra; alla luce del giorno e perfettamente legale. Ci preme sottolineare che non è questo il punto, non ci interessa trovare cavilli legali all’orrore.
La produzione di bombe deve cessare qui ed altrove, produrre e vendere morte non può essere un’attività da svolgere serenamente né ora né mai!


6-7/ 21/ 28-29 Maggio “Umparemmu” presso lo spazio sociale s’idealibera!

Posted: Maggio 2nd, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su 6-7/ 21/ 28-29 Maggio “Umparemmu” presso lo spazio sociale s’idealibera!

UMPAREMMU

CICLO DI FORMAZIONE POLITICA

 

A cura del Collettivo S’idealibera
presso lo spazio sociale in Via Casaggia 12, Sassari

 

Abbiamo deciso di organizzare una serie di discussioni mirate ad un dialogo su alcuni temi politici, storici e filosofici a noi cari, sentendo la necessità di fare chiarezza su alcuni termini imprescindibili del nostro agire, col fine di leggerne assieme il significato e crescere reciprocamente.

Di volta in volta discuteremo tematiche come ad esempio: rivoluzione e rivolta, socialismo -anarchismo e comunismo-, autodeterminazione dei popoli, anticolonialismo e indipendenza, lotte di emancipazione sociale e autodeterminazione dell’individuo, sistema carcerario e repressione.

Vogliamo evitare lo svuotamento concettuale del nostro linguaggio politico corrente, il cui lessico ha sofferto di impoverimento, banalizzazione e mistificazione negli ultimi quarant’anni creando una generazione politicamente analfabeta, fatalista e qualunquista.

Vogliamo riportare la discussione politica nella vita quotidiana, partendo dai concetti e dalle contraddizioni di base, adoperandoci affinché la discussione non sia circoscritta agli incontri ma continui a crescere fuori da essi, facendo nascere nuove analisi, una nuova estetica e nuovi modi di comunicare.

Come stimolo aggiunto alla discussione sarà presente per ogni incontro un ospite scelto dal collettivo per la sua preparazione sull’argomento.
Gli incontri non saranno lezioni, ma una discussione orizzontale ed assembleare di crescita collettiva e scambio reciproco.

A lenu a lenu ma sighimmu!

6-7 MAGGIO
H. 17.00 IL SOCIALISMO SCIENTIFICO
con Cristiano Sabino

21 MAGGIO
H. 17.00 INDIPENDENTISMO
con Andria Pili

28-29 MAGGIO
H 18.00 ANARCHISMO
con Costantino Cavalleri

 


“ZUDDAS alias Resy” di Valeria Patanè Spagna /Italia 2013 documentario 30’

Posted: Maggio 2nd, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su “ZUDDAS alias Resy” di Valeria Patanè Spagna /Italia 2013 documentario 30’

Il cineforum del collettivo s’idealiber giovedì 12 maggio alle ore 18.00

ha il piacere di presentare

zuddas

il documentario, girato in Sardegna e in Spagna nel 2013, ripercorre alcune tappe cruciali della vita di Giuseppe Zuddas, sulla base di una ricerca condotta dall’autrice negli archivi storici e in loco, nelle zone dove Zuddas ha combattuto ed è morto.
Giuseppe Zuddas, nato a Monserrato nel 1898, da una famiglia di agricoltori, nel 1922 era il segretario regionale della “Gioventù Sardista”. Dopo l’avvento del fascismo emigrò in Francia e nel 1936 con altri antifascisti italiani, nelle milizie di “Giustizia e Libertà”, accorse in soccorso della Repubblica spagnola e in quella terra perse la vita.


21 APRILE 2016 ORE 09.00 // PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ PER LE ANTIMILITARISTE; TRIBUNALE DEI MINORI CAGLIARI

Posted: Aprile 18th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su 21 APRILE 2016 ORE 09.00 // PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ PER LE ANTIMILITARISTE; TRIBUNALE DEI MINORI CAGLIARI

Il tre novembre scorso nel poligono di Teulada è stata bloccata la più grande esercitazione Nato degli ultimi 15 anni, la Trident Juncture!
Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni denunciate per ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato.

NON LASCIAMOLE SOLE!

locandina-per-presidio1-724x1024La Trident Juncture coinvolgeva 30 Stati, 36.000 militari, 60 tra navi e sottomarini e 140 tra aerei ed elicotteri ed era ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia. Un’esercitazione che si inseriva nella strategia generale del riarmo e dell’aumento generalizzato della spesa militare con una programmazione che prevedeva di testare nuovi strumenti aggressivi entro il 2016.
Nei paesi coinvolti non sono mancate le mobilitazioni contro questa devastante esercitazione e in Sardegna un migliaio di persone hanno partecipato alla manifestazione per bloccare la macchina bellica. Dentro il poligono è entrato un gruppo di persone riuscendo a interrompere l’esercitazione per un paio di ore.
Il 21 aprile si terrà il primo processo nei confronti delle antimilitariste minorenni, denunciate secondo l’articolo 682 c.p, per “Ingresso arbitrario in luoghi, ove l’accesso è vietato nell’interesse militare dello Stato”.
E’ evidente che dove inizia l’interesse militare dello Stato finisce la libertà delle persone che vogliono opporsi alla violenza, alla devastazione del proprio territorio, all’occupazione militare e al blocco militare delle frontiere.
Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio di solidarietà per rivendicare ancora una volta la libertà di contrastare chi lavora, finanzia e si mette al servizio di uno Stato che progetta nuovi crimini di guerra.

A FORAS SA NATO DE SA SARDIGNA E DE SU MUNDU!!

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA

Rete No Basi Né Qui Né Altrove


Giovedì 21 aprile alle 11:00 BASTA ISOLAMENTO Tribunale di Cagliari

Posted: Aprile 18th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Giovedì 21 aprile alle 11:00 BASTA ISOLAMENTO Tribunale di Cagliari

Giovedì 21 aprile alle 11:00 al Tribunale di Cagliari viene processato Davide, nostro compagno e amico.
In carcere dal 2010 per alcuni reati, da due anni e mezzo vive in regime di 14 bis. In seguito alle proteste dei detenuti del carcere di Buoncammino del 2013, Davide ed altri detenuti sono stati spostati in altre prigioni; lui è l’unico ad essere stato trasferito oltremare in seguito a quelle giornate di lotta. La prospettiva del regime carcerario è stata la solita: isolamento e punizione. Allontanare le persone dagli affetti e dalla solidarietà è la becera prassi delle autorità carcerarie.
Viene messo in “sorveglianza particolare” chi è ritenuto pericoloso per la sicurezza penitenziaria; come sempre il grado di pericolosità viene deciso in modo del tutto arbitrario dal direttore del carcere. Ribellarsi perché le celle e le docce sono in condizioni igieniche indecenti, perché i pacchi arrivano aperti e i vestiti stracciati, perché non vengono rispettati i diritti basilari dei detenuti, può comportare un sanzionamento in questo senso.
Da una lettera di un carcerato: “Il 14 bis consiste in almeno 6 mesi di isolamento iniziale, cella liscia, senza tv, senza fornelletto per scaldare le vivande, qualche capo di abbigliamento, la radio consentita e l’occorrente per la corrispondenza, 2 ore d’aria al giorno. Se riesci a scambiare qualche parola sporadicamente con qualcuno è perché è un vicino di cella, ma non si può avere contatti con altri, di solito non ti vengono toccati i colloqui e 4 o 2 telefonate al mese.”
Questo regime può essere prorogato, successivamente ai 6 mesi iniziali, di tre mesi in tre mesi. La ricattabilità è altissima, nessuno si azzarderebbe a lamentarsi di qualcosa sapendo quali potrebbero essere le ripercussioni. “Non importa se non ti fanno fare la doccia perché da 3 mesi non è funzionante, se non ti fanno telefonare per lo stesso motivo, se il barbiere non esiste e sei costretto a rasarti i capelli a zero, se l’aria l’aprono quando vogliono loro […]”.
Davide vive in questo modo da due anni e mezzo, proprio perché il suo cuore grande gli impedisce di stare zitto di fronte ai soprusi di cui è testimone nel carcere di Agrigento in cui è rinchiuso.
I colloqui con i genitori sono impossibili, vista la loro età e la lunghezza del viaggio, gli è permessa solo una telefonata alla settimana della durata di 10 minuti.
Non vede la compagna da molto tempo, i colloqui che lei richiede vengono in un primo momento accettati dall’amministrazione penitenziaria, ma poi rifiutati quando si presenta al carcere. Oltre al sopruso, la beffa.
Per questo vogliamo stare sotto al Tribunale di Cagliari il 21 aprile alle 11:00, per salutare il nostro amico e compagno, per mostrargli solidarietà, per fargli sentire che non è solo, anche se il potere lo vorrebbe isolato, prono e zitto.
La situazione di Davide è gemella di tante altre, storie che parlano di punizione, isolamento e annullamento dell’individuo. Come Davide sono tanti e tante coloro che non abbassano la testa e continuano a lottare, nonostante tutto.

Non dimentichiamo che il carcere è tortura di Stato. Lottiamo perché non ne restino che macerie.

Amici e compagni di Davide


8 Aprile Presentazione campagna “PAGINE CONTRO LA TORTURA” / 16 Aprile PRESIDIO sotto il carcere di Bancali

Posted: Aprile 1st, 2016 | Author: | Filed under: Iniziative, Manifesti, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su 8 Aprile Presentazione campagna “PAGINE CONTRO LA TORTURA” / 16 Aprile PRESIDIO sotto il carcere di Bancali

Venerdì 8 Aprile H 18.00 Presentazione con i compagni di OLGA della campagna “Pagine contro la tortura”, all’insegna della contestazione contro il regime 41 bis e delle conseguenti misure ristrettive previste

Sabato 16 Aprile Presidio sotto il carcere di Bancali (SS) in occasione dei presidi in contemporanea che si svolgeranno in continente presso le carceri di Tolmezzo, Milano, Cuneo, Parma, Ascoli e Terni

presentazione 8 Aprile

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Corso di laurea in sicurezza e cooperzione nazionale

Posted: Marzo 31st, 2016 | Author: | Filed under: Dossier, General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Corso di laurea in sicurezza e cooperzione nazionale

Dall’anno prossimo, tra i diversi corsi proposti dall’Università di Sassari, ne troverai uno altisonante: CORSO DI LAUREA IN SICUREZZA E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE.

Dietro le belle parole, le rassicurazioni dell’Ateneo che si tratta di “un progetto culturale altamente innovativo che si discosta dai corsi incentrato unicamente sulle Scienze della Difesa e della Sicurezza a indirizzo militare” si nasconde in realtà un progetto ben più ampio. A partire dagli ultimi anni, infatti, sono nati anche nel panorama universitario italiano nuovi corsi di laurea finalizzati a creare nuove figure professionali che operino nell’ambito dei conflitti o dei problemi di sicurezza.
Come mai? Dieci anni fa i paesi della NATO scrissero un documento Nato 2020 Urban operation con l’obiettivo di individuare le linee guida di una politica internazionale per prevenire e gestire situazioni di conflittualità, tanto nei lontani scenari di guerra quanto nei vicini confini dei paesi europei. Tra le linee guida spiccava quella denominata “Impegno”, ossia “gestire una situazione di conflittualità, non solo con l’attacco diretto alle forze nemiche in maniera selettiva e mirata, ma anche con la gestione degli effetti del conflitto sulla popolazione non combattente”. E poiché, secondo Nato 2020, il campo d’azione va “dal conflitto su larga scala all’assistenza umanitaria”, diventa necessario lavorare su un aspetto: stringere il piano militare a quello civile. A tale scopo non basta rafforzare l’immaginario del militare come “operatore di pace”, ma creare nuove figure professionali a carattere civile capaci di affiancare il lavoro del militare sul campo. Una figura fondamentale non solo per la gestione del conflitto, non solo per rendere più umanitario il volto di una guerra, ma anche per gestire la fase di transizione del paese in un nuovo regime.
Ecco che da lì a qualche anno, prima nei paesi anglosassoni poi in quelli vicini, iniziano a fioccare nuovi meravigliosi corsi di laurea in “gestione del conflitto”, “sicurezza” e così via..e così, anche se tardi, arriva anche da noi il corso in “sicurezza e cooperazione internazionale”.
Sta a te ora decidere se essere complice della macchina da guerra o meno.
Se essere un granello che inceppa la macchina bellica o un suo ingranaggio.


SOLIDARIETA’ con lo sciopero della fame dei DETENUTI DI MASSAMA

Posted: Marzo 26th, 2016 | Author: | Filed under: General, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su SOLIDARIETA’ con lo sciopero della fame dei DETENUTI DI MASSAMA

SCIOPERO DELLA FAME DETENUTI DI MASSAMA

(ORISTANO)
Da 20 giorni i detenuti del carcere di Massama, vicino Oristano, sono in sciopero della fame: il vitto viene rifiutato e mandato indietro ed è stato consegnato un elenco delle richieste dei detenuti per migliorare le condizioni di vita nel penitenziario. Al momento in cui scriviamo, i detenuti non hanno ricevuto alcuna risposta alle loro richieste. Da tempo i detenuti di Massama, struttura aperta 3 anni fa all’interno del Piano carceri, denunciano la mancanza di servizi, la chiusura della palestra, la presenza in cella di più detenuti oltre il numero previsto dalle normative e la mancanza di risposte dall’Istituto, in modo particolare da un direttore totalmente assente.

SEMPRE DALLA PARTE DI CHI SUBISCE LE ANGHERIE DELLO STATO!
SOLIDARIETA’ AI DETENUTI IN LOTTA!


CONTRO LA GUERRA IN LIBIA inceppiamo la macchina militare

Posted: Marzo 26th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su CONTRO LA GUERRA IN LIBIA inceppiamo la macchina militare

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CONTRO LA GUERRA IN LIBIA INCEPPIAMO LA MACCHINA MILITARE

PER SABATO 2 APRILE INVITIAMO A MANIFESTARE DI FRONTE A UNIVERSITÀ, CENTRI DI RICERCA, INDUSTRIE BELLICHE, IN QUANTE PIÙ CITTÀ POSSIBILI.

PERCHÉ ALLA GUERRA TRA GLI STATI E I POPOLI OPPONIAMO LA GUERRA SOCIALE, PER L’ABBATTIMENTO DI OGNI FRONTIERA E CONTRO OGNI SFRUTTAMENTO DELL’ESSERE UMANO SULL’ESSERE UMANO E SULLA NATURA.

La guerra non è più dichiarata: essa semplicemente è.
Dal 1991 Lo Stato italiano è in guerra, con le sue truppe schierate in più di 20 paesi e la partecipazione a tutte le principali “missioni internazionali”.
Adesso il governo Renzi si sta preparando ad aggredire la Libia, con l’obiettivo di schierare la fanteria a difesa dei giacimenti petroliferi e dei metanodotti dell’ENI.
Come se non bastasse, lo Stato italiano tornerà presto in Iraq con un contingente di circa 500 soldati, che presidieranno i lavori di ristrutturazione della diga di Mosul, affidata all’impresa di costruzione Trevi di Cesena. La guerra è da sempre utilizzata da Stati e classi dominanti per affermare i propri interessi. Dall’accaparramento delle risorse all’arrivo di manodopera a basso costo in fuga dai conflitti, la guerra è l’ossigeno dell’impresa.
Ma non solo: la guerra è essa stessa un’impresa, assicurando ingenti profitti ai padroni delle armi – in testa il colosso di Stato Finmeccanica – e agli speculatori che si spartiscono gli appalti di “ricostruzione”, passando per gli imprenditori della logistica necessaria alle manovre.
Mentre i padroni banchettano sul mondo, la guerra la vediamo anche qui vicino a noi, sotto forma di un’umanità braccata: milioni di profughi si accalcano alle frontiere esterne degli stessi Stati che li hanno bombardati, ma si trovano di fronte solo chilometri di muri, filo spinato, acciaio, campi di internamento e militari che li sorvegliano. I confini, apparentemente scomparsi, ritornano a farsi materiali. Da questa parte della frontiera, la popolazione viene fatta vivere nel terrore che la guerra possa tornare indietro sotto forma di attacchi indiscriminati. Si restringono gli spazi di dissenso, peggiorano le condizioni di vita e le città vengono militarizzate. Tutto ciò viene fatto con il tacito assenso di chi a queste scelte non oppone resistenza.Ma qui vicino a noi, possiamo trovare anche i responsabili di questi orrori. Non sono infatti solo i militari che fanno la guerra. Essi hanno bisogno anche di altri che li sostengano nel loro compito: le industrie che producono gli armamenti, le università che sviluppano i ritrovati tecnici e le dottrine strategiche d’intervento, i vettori commerciali per il trasporto logistico di armi e soldati.
Un carro armato che non viene imbarcato su una nave non può andare a sparare oltremare; una bomba che non viene portata fuori dalla fabbrica non può essere sganciata su un villaggio libico o siriano. Per questo Moby Lines, Tirrenia, FS Logistica, Saima Avandero, Ter Roma e tante altre sono complici della guerra. FS Logistica guadagna oltre 10 milioni di euro l’anno per il trasporto su rotaia dei mezzi militari. Moby Lines trasporta le bombe della RWM dalla Sardegna al Continente, per permetterne l’arrivo sugli scenari di guerra. Contro la logistica bellica, l’imminente attacco militare alla Libia e tutti i complici del militarismo, occorre quindi agire. Per questo dal 28 marzo al 2 aprile invitiamo alla mobilitazione tutti i nemici della macchina militare, realizzando azioni di disturbo e contrasto contro coloro che permettono l’arrivo di mezzi e rifornimenti al fronte, secondo i desideri e le capacità di ognuno.

Anarchici e antimilitaristi


Appello per la campagna “Pagine contro la tortura”

Posted: Marzo 14th, 2016 | Author: | Filed under: Dossier, General, Manifesti, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su Appello per la campagna “Pagine contro la tortura”

Postato il 20 settembre 2015 da uniti contro la repressione

Appello per la campagna “Pagine contro la tortura”

Circa il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni genere nelle sezioni 41bis

CartolinaAgainst41Bis

“Nel tempo le istituzioni hanno allevato funzionari che ritengono naturale questo sistema di barbarie. Quando si eleva il meccanismo della mostrificazione a ’normale’ strumento di repressione, la tortura di varia natura diventa burocrazia quotidiana”. (Da una lettera di un detenuto rinchiuso nel nuovo carcere di Massama, Oristano, giugno 2015).

Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario (o.p.) non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti sia con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono solo acquistare tramite autorizzazione dell’amministrazione. È un’ulteriore censura, una potenziale forma di ricatto, in aggiunta alle restrizioni sul numero di libri che è consentito tenere in cella: solo tre.

Nel novembre 2011 una circolare del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: il dipartimento del ministero della Giustizia preposto al governo delle carceri italiane) impose questa restrizione, ma fu bloccata da reclami di alcuni prigionieri e prigioniere accolti nelle ordinanze di alcuni giudici di sorveglianza. I ricorsi opposti da almeno tre pubblici ministeri contro queste ordinanze furono confermati in Cassazione. Infine una sentenza della suprema Corte del 16 ottobre 2014 ha dato ragione al DAP, rendendo così definitiva questa nuova odiosa restrizione.

Il regime di 41bis è il punto più rigido della scala del trattamento differenziato che regola il sistema carcerario italiano.

Adottato trent’anni fa come provvedimento temporaneo, di carattere emergenziale, si è via via stabilizzato e inasprito. In questa condizione detentiva ci sono oggi ben oltre 700 prigionieri e prigioniere, fra i quali una compagna e due compagni rivoluzionari, trasferiti in queste sezioni da dieci anni. Il 41bis è attualmente in vigore in una decina di sezioni all’interno di carceri sparse in tutt’Italia: Cuneo, Novara, Parma, Opera-Milano, Tolmezzo-Udine, Ascoli Piceno, Viterbo, Secondigliano-Napoli, Terni, Spoleto, L’Aquila, Rebibbia-Roma, Bancali-Sassari (entrata in funzione all’inizio di luglio 2015).

Il 41bis prevede:

– isolamento per 23 ore al giorno (soltanto nell’ora d’aria è possibile incontrare altri/e prigionieri/e, comunque al massimo tre, e solo con questi è possibile parlare);

– colloquio con i soli familiari diretti (un’ora al mese) che impedisce per mezzo di vetri, telecamere e citofoni ogni contatto diretto;

– esclusione a priori dall’accesso ai “benefici”;

– utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM), il gruppo speciale della polizia penitenziaria, tristemente conosciuto per i pestaggi nelle carceri e per i massacri compiuti a Genova nel 2001;

– “processo in videoconferenza”: l’imputato/a detenuto/a segue il processo da solo/a in una cella attrezzata del carcere, tramite un collegamento video gestito a discrezione da giudici, pm, forze dell’ordine, quindi privato/a della possibilità di essere in aula;

– la censura-restringimento nella consegna di posta, stampe, libri.

Questa tortura quotidiana è finalizzata a strappare una “collaborazione”, cioè a costringere, chi la subisce, alla delazione. Nessun fine, quindi, legato alla sicurezza quanto piuttosto all’annientamento dell’identità e personalità. Ciò è ancora una volta dimostrato attraverso l’applicazione di quest’ultima ennesima restrizione, visto che leggere e scrivere rappresenta da sempre l’unica forma di resistenza alla deprivazione sensoriale a cui sono quotidianamente sottoposti tutti e tutte le detenute.

Le leggi e le norme di natura emergenziale, col passare del tempo, si estendono cosicché ogni restrizione adottata nelle sezioni a 41bis prima o poi, con nomi e forme diverse, penetra nelle sezioni dell’Alta Sicurezza e in quelle “comuni”, contro chi osa alzare la testa.

Lo dimostra la generalizzazione di norme “trattamentali” eccezionali, quali per esempio: l’uso massiccio dell’isolamento punitivo disposto dall’art. 14bis o.p. (*), che può essere prorogato anche per parecchi mesi consecutivi, in “celle lisce” e spesso isolate all’interno dell’istituto; o la “collaborazione” (di fatto) quale condizione essenziale per poter accedere a un minimo di possibilità “trattamentali” (socialità, scuola, lavoro); oppure la censura (di fatto) della corrispondenza e la limitazione del numero di libri o vestiti che è possibile tenere in cella.

Una società che sottostà al ricatto della perenne emergenza, alimentata da banalizzazioni ed allarmismi, si rende consenziente alle vessazioni e torture di cui il blocco dei libri è solo l’ultimo, più recente tassello. Individuiamo nel Dap il diretto responsabile e l’obbiettivo verso cui indirizzare le proteste: D.A.P. – Largo Luigi Daga n. 2 – 00164 Roma; centralino: 06 665911; Ufficio detenuti alta sicurezza mail: dg.detenutietrattamento.dap@giustizia.ittelefono: 06 665911 fax: 0666156475. Tartassiamoli di telefonate, email, cartoline…e chi più ne ha, più ne metta! Chiediamogli conto di quanto hanno messo in pratica!

È altresì importante promuovere una campagna di sensibilizzazione e iniziativa di tutte e tutti coloro che operano nel mondo della cultura: librerie, case editrici, di appassionati/e della lettura, scrittori e scrittrici, viaggiatori tra le pagine, ecc., volta al ritiro del vessatorio divieto di ricevere libri.

In particolare, al fine di fare pressione sulle autorità competenti ed estendere la solidarietà, invitiamo tutte le realtà a spedire cataloghi, libri, riviste, ecc, presso le biblioteche delle carceri in cui sono presenti le sezioni a 41bis (gli indirizzi delle carceri si trovano su questo blog in categoria: Archivio dei documenti) e ai detenuti e alle detenute che di volta in volta ne faranno richiesta.

Informazioni utili allo sviluppo della campagna si trovano in rete a questo indirizzo:

http://paginecontrolatortura.noblogs.org/ . Il blog servirà da strumento di aggiornamento, coordinamento e documentazione. Chiunque aderirà alla campagna, per esempio con la spedizione di libri, ma anche con iniziative autonome, sarà bene che lo comunichi al seguente indirizzo di posta elettronica, cosicché sarà più semplice avere il polso della situazione su ciò che si sta, o meno, muovendo: paginecontrolatortura@inventati.org

Un’esperienza simile fu fatta nel 2005, quando l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli limitò il numero di libri tenibili in cella, nella sezione a “Elevato Indice di Vigilanza” (equivalente all’attuale “Alta Sicurezza 2”) del carcere di Biella. Grazie alla campagna “Un libro in più di Castelli” si sviluppò un’intensa attività che interessò numerose città italiane, basata sulla raccolta e la spedizione di libri nel carcere piemontese, che sfociò in una partecipata manifestazione sotto le sue mura. La limitazione dei libri fu infine ritirata.

Quest’appello vuole essere diretto e ampio, tanto quanto reclama la libertà, la lotta per viverla, nemica di ogni forma di prevaricazione e sfruttamento.

Il carcere non è la soluzione, ma parte del problema.

Sommergiamo di libri le carceri, evitiamo che si metta in catene la cultura!

AGOSTO 2015 – CAMPAGNA “PAGINE CONTRO LA TORTURA”

tratto da
http://paginecontrolatortura.noblogs.org


Presentazione “Sardegna, il tramonto di un paradiso”

Posted: Marzo 9th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Presentazione “Sardegna, il tramonto di un paradiso”

Proiezione del lungometraggio documentario documentario: “Sardegna, il tramonto di un paradiso”Giovedì 10 marzo H 18.00 presso lo spazio sociale autogestito del collettivo S’idealibera, via Casaggia 12 (Sassari)

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Presentazione del lungometraggio documentario”Sardegna, il tramonto di un paradis”, regia di Carlo Gaspa, realizzato dal gruppo di lavoro indipendente Lion’s Lab di Sassari, co-ideato da Shary Arca e Carlo Gaspa, co-prodotto da Luciano Bulla e Christian Secci, co-finanziato da altri 172 sostenitori.

Seguirà una discussione aperta con gli stessi realizzatori, accompagnata da aperitivo genuino e clandestino offerto dai ragazzi di Piantagrano (orto collettivo Alghero-SS) e music


Solidarietà ai compagni del “Comitato studentesco contro l’occupazione militare in Sardegna” colpiti dalla repressione

Posted: Marzo 5th, 2016 | Author: | Filed under: General, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Solidarietà ai compagni del “Comitato studentesco contro l’occupazione militare in Sardegna” colpiti dalla repressione

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Come collettivo s’idea libera vogliamo esprimere massima solidarietà ai compagni di Cagliari del Comitato studentesco contro l’occupazione militare in Sardegna, recentemente colpiti dalle mire della repressione con l’accusa di “rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio” e “vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate”.

Le prassi sbirresche non fermeranno le lotte contro le basi e contro lo sfruttamento della Sardegna a favore degli interessi imperialisti e guerrafondai, né tantomeno riusciranno nei loro intenti intimidatori, volti solo a rivelare il vero volto delle istituzioni.

SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA!

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA!


Proiezione documentario “Sardegna, il tramonto di un paradiso”

Posted: Marzo 5th, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Proiezione documentario “Sardegna, il tramonto di un paradiso”

Giovedì 10 marzo H 18.00 presso lo spazio sociale autogestito del collettivo S’idealibera, via Casaggia 12 (Sassari)

stopPresentazione del lungometraggio documentario”Sardegna, il tramonto di un paradis”, regia di Carlo Gaspa, realizzato dal gruppo di lavoro indipendente Lion’s Lab di Sassari, co-ideato da Shary Arca e Carlo Gaspa, co-prodotto da Luciano Bulla e Christian Secci, co-finanziato da altri 172 sostenitori.

Seguirà una discussione aperta con gli stessi realizzatori, accompagnata da aperitivo genuino e clandestino offerto dai ragazzi di Piantagrano (orto collettivo Alghero-SS) e musica.


Lutfwaffe Raus Sabato 27 Febbraio ore 14.00

Posted: Marzo 2nd, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Manifesti, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Lutfwaffe Raus Sabato 27 Febbraio ore 14.00

A tre mesi di distanza dalla giornata del 3 novembre in cui venne interrotta la NATO Trident Juncture, torniamo in strada, o meglio in campagna, per una passeggiata in favore della chiusura definitiva dell’aereoporto di Decimomannu. I tedeschi infatti, gestori per metà delle strutture, hanno rilasciato di non voler rinnovare il contratto. Mai da 60 anni l’aereoporto è stato tanto vicino alla chiusura, cerchiamno perciò di accelerare i tempi. A giugno Lutfwaffe e AMI annullarono l’esercitazione STAREX prevedendo una forta contrapposizione popolare, che non mancò di farsi sentire. E’ ora di ripercorrere quelle strade, quei sentieri, e poco alla volta riprenderci la nostra terra.

NOBASI: nè quì nè altrove

INFO&concentramento:https://nobasi.noblogs.org/

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Presentazione opuscolo informativo sul T.S.O.a cura del collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni

Posted: Febbraio 18th, 2016 | Author: | Filed under: Dossier, General, Iniziative, Prigioni e dintorni, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Presentazione opuscolo informativo sul T.S.O.a cura del collettivo antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni

Presentazione dell’opuscolo informativo sul Trattamento Sanitario Obbligatorio a cura del Coll. Antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni (Torino).

12669508_1564290933896175_3981256622522154660_nChiaccherata con un compagno del collettivo Mastrogiovanni per capirci di più su come funziona il TSO, come evitarlo, come provare a uscirne;ma anche sul ruolo della psichitria coercitiva nella nostra società, sugli psicofarmaci, sulle REMS,
sulla critica e sulla lotta all’apparato psichiatrico.

A seguire avremo un concerto in acustico con canzoni di protesta,popolari ed antipsichiatriche (ilDeposito.org – Canti di protesta politica e sociale) bagnate da vino come si tocca asciugato dall’aperitivo offerto dal Collettivo Piantagrano.

https://distroteca.noblogs.org/files/2015/05/guida-TSO.pdf

Culletivu S’IdeaLìbera
Pubblicato da Pietro Rigosi · 8 febbraio alle ore 10:00 ·

Prisintadda di lu libbretu d’infòimmu “Trattamento Sanitario Obbligatorio” di lu “Collettivo Antipsichiatrico Francesco Mastrogiovanni” di Torinu.

Ciarra umpari ad unu cumpagnu di lu culletibu Mastrogiovanni pa cumprindì megliu cumenti funtziona lu TSO,cumenti cansallu,cumenti prubà ad iscitzi;ma fintza a lu rollu di la psichiatria ubbrigadda ì la sutziaddai nosthra,innantu a li psicomidizini,innantu a li REMS,innantu a la crìtiga e la cumbata di l’aparaddu psichiatrigu.

A sighì abaremu unu cuntzerthu in acusthigu cun canti di prutestha,pobburari ed antipsichiatrighi ( ilDeposito.org – Canti di protesta politica e sociale ) infusi di vinu bonu asciutaddu da l’abbristhògamu ufferthu da lu “Collettivo Piantagrano”.

https://distroteca.noblogs.org/files/2015/05/guida-TSO.pdf


“FAREDDIZI LI BASI” Sabato 6 febbraio

Posted: Febbraio 1st, 2016 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su “FAREDDIZI LI BASI” Sabato 6 febbraio

Intendiamo il militarismo rappresentazione armata degli interessi del capitalismo, volta al rafforzamento del modello economico imposto dalle esigenze del mercato globale ( di cui il militarismo costituisce un importante settore economico ), basato su sfruttamento del territorio e speculazione economica non compatibili con le necessità dei territori e delle comunità che li vivono, ma anzi assolutamente deleterio per le stesse.
Questo modello si impone sulle comunità come sistema parassitario, che prosciuga le risorse scardinando i già fragili equilibri economici dei territori, tramite dinamiche di impoverimento e di manipolazione culturale che rendono sterile ogni mercato locale, nell’ottica di un crescente spopolamento, funzionale alla disgregazione del sottile tessuto socioeconomico sopravvissuto, costringendo masse di studenti e disoccupati all’emigrazione con la – troppo spesso falsa – promessa di un inserimento nel mercato del lavoro. Un mercato che crea disoccupazione per alimentare gli interessi di chi lo crea e gestisce, un mercato che distrugge ogni prospettiva di sopravvivenza e di rilancio economico della comunità ospitante, rendendola succube di una globalità fatta di discount e contratti a progetto che ne assorbono ogni ricchezza, portando in cambio immobilismo e sudditanza economica anziché rilanciare le possibilità in termini di sussistenza e auto-sostentamento di ogni territorio ospitante.

L’unico potere che rimane al consumatore è quello di spendere il proprio mese e, se questo è un potere, sta al consumatore decidere se spendere in maniera critica per alimentare l’infinita macchina della produzione, o alimentare invece un mercato alternativo che proponga un modello sostenibile, basato su un sistema comunitario e fiduciario e sul concetto dell’autoproduzione e della filiera più che corta.
Il tipo di mercato di cui parliamo, e le relative reti di produttor* e co-produttor* che li autoorganizzano, fungono da strumento sociale per adattare l’economia al modello umano e non l’uomo al modello economico, preferendo un’alternativa informale e conviviale, che ricongiunga l’urbanità con i territori da cui ogni paese trae il suo sostentamento, tramite pratiche spontanee e necessarie, non istituzionalizzate, in una maniera non invasiva, ma compatibile e funzionale per entrambe.
Città e campagna sono realtà divise per tempi, tipologie lavorative e possibilità militanti, ma accomunate dalla necessità di creare un comune piano di alternativa, radicale e mutualistico che favoriscano la rinascita di un mercato locale sostenibile, compatibile con le esigenze delle comunità interessate, contrario alle dinamiche di potere e di sfruttamento imposte dal mercato globale.

Rivendichiamo il diritto del territorio a liberarsi da un mercato che non produce ricchezza ma solo dipendenza, non crea mestieri e lavoro, ma solo disoccupazione e contratti miseria utili solo a chi questo mercato lo gestisce, non crea cittadini responsabili ma solo ignari consumatori. Rivendichiamo il diritto al governo diretto e non burocratizzato del proprio ambiente di vita, come elemento fondante di una comunità trasversale tra città e campagna, che traduca in azione diretta la disillusione collettiva verso la politica, le istituzioni, la burocrazia, etc., causata da un’eccessiva putrefazione del sistema e percepita come irreversibile.

Proponiamo dunque, tramite la rivalutazione di pratiche consuetudinarie adattate al contesto contemporaneo, di avviare un percorso comune basato sull’autodeterminazione degli individui, delle collettività e delle comunità, per creare economie responsabili e autosufficienti, fuori dal mercato e dal suo contesto globalizzante fatto di speculazione e imposizione, cercando di svincolarci quanto più possibile dal sistema produttivo consumistico e creando situazioni di produzione e di consumo locali e autonome, tramite pratiche di autogestione, auto-organizzazione ed auto-reddito.

Occupazione temporanea autogestita, come pratica reale di riappropriazione degli spazi, che possa essere riprodotta da chiunque senta la necessità di usufruire di uno spazio pubblico negli interessi della collettività, senza dover passare per le trafile paralizzanti e i compromessi burocratico /amministrativi, attraverso gli autoritarismi di istituzioni troppo interessate a tacere e far tacere, perché coinvolte più o meno direttamente nel profitto speculativo che si contesta.
Pratiche che rendano quindi possibile l’azione diretta di singoli individui e gruppi che si auto-organizzano e si autogestiscono, superando le logiche della macchina del consenso tipiche delle amministrazioni e delle relative gerarchie.

“FAREDDIZI LI BASI”
Sabato 06 febbraio,piazza Mercato Civico,Sassari.
Giornata informativa sull’occupazione militare in Sardegna.

Dalle H14:00 e durante tutta la giornata :

-Mercato delle autoproduzioni agricole ed artigiane di Genuino Clandestino Sardegna a cura del Collettivo Piantagrano,aperto a chiunque volesse parteciparvi nel rispetto dei valori della rete (per contattare la rete gcsardegna@inventati.org)

-Writing e pittura dal vivo con artisti locali.

-Animazione bambini.

-Mostra informativa e fotografica a cura dei collettivi Filtro 44 e The Depleted Island
-Distro,banchetti informativi di vario genere,libri etc.

H16:30

-Letture poetiche e monologhi teatrali a tema con artisti locali,aperto a chiunque volesse portare il proprio materiale.
17:00
-Assemblea pubblica e dibattito sulle lotte contro l’occupazione militare e nuove proposte di lotta.
-Proiezione di video informativi a tema.
Dalle 20:00
Festa di Carnevale contro l’occupazione militare:
-Cena sociale a cura del Collettivo Il Sottoscala condita da cionfra
-Concerto hip hop con Feitz.,Futta e Dj Pdrino, Bakis Beks, Sensei Crew(Valde e Giocca) e Giorgigheddu.
Venitene in greffa e tappatevi che ci sarà jatza pantera!!

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Terra Brujada “ La chiamavano terra di conquista, la trasformarono in terra di carcerazione” ”

Posted: Gennaio 25th, 2016 | Author: | Filed under: Grande Distribuzione | Commenti disabilitati su Terra Brujada “ La chiamavano terra di conquista, la trasformarono in terra di carcerazione” ”

Terra brujada, si occupa di svelare i retroscena e gli interessi economici e politici che si nascondono dietro al “piano speciale carceri”, col quale lo Stato, ha portato avanti il progetto di colonnizzazione e assoggettamento sociale di una terra vessata dai suoi interessi egemonizzanti, attraverso la costruzione di quattro carceri, inquadrate nella vendita degli appalti a precisi soggetti economici, individuandone le ragioni politiche e sociali

terra brujada carcere


Orgosolo novembre 1968

Posted: Gennaio 25th, 2016 | Author: | Filed under: Grande Distribuzione | Commenti disabilitati su Orgosolo novembre 1968

Orgosolo novembre 1968: (raccolta di documenti prodotti durante la) quattro giorni di sciopero e di assemblee popolari (11 novembre 68-14 dello stesso). (Tra cui) Deposti la Giunta e il Sindaco, Lettera all’on. Del Rio presidente della regione; Le rivendicazioni dei pastori,contadini e studenti; Lettera aperta ai carabinieri.

Orgosolo novembre 1968


Una prospettiva anarchica sulla lotta di liberazione nazionale sarda: spunti di riflessione per un dibattito

Posted: Gennaio 25th, 2016 | Author: | Filed under: Grande Distribuzione | Commenti disabilitati su Una prospettiva anarchica sulla lotta di liberazione nazionale sarda: spunti di riflessione per un dibattito

Il dossier, analizza il ruolo dello Stato e le funzioni delle sue diramazioni amministrative sul territorio sardo, proponendo dati e prospettive nell’ottica di una lotta di liberazione nazionale, intesa come lotta per l’autodeterminazione di una nazione, in quanto insieme di individui che condividono una cultura: lingua, storia,
usi e costumi, modo economico di produzione e di scambio dei beni, e che coabitano in un determinato territorio geografico.

UNA-PROSPETTIVA-ANARCHICA-SULLA-LOTTA-DI-LIBERAZIONE-NAZIONALE-SARDA-SPUNTI-PER-UN-DIBATTITO


Ricette per il caos – manuale di resistenza urbana

Posted: Gennaio 25th, 2016 | Author: | Filed under: Grande Distribuzione | Commenti disabilitati su Ricette per il caos – manuale di resistenza urbana

Ricette per il caos,è una raccolta di idee, spunti e azioni utili  rovesciamento dello stato borghese delle cose e delle persone, nel quale si propongono pratiche e metodologie che aiutano ad imparare a servirsi di sè stessi, attraverso le proprie conoscenze, le proprie attitudini e le proprie capacità, all’interno sistema urbano, nell’ottica del suo ribaltamento.

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NATO 2020, un mondo a misura di banchiere

Posted: Gennaio 1st, 2016 | Author: | Filed under: Dossier, General, Militarizatzione, Prigioni e dintorni | Commenti disabilitati su NATO 2020, un mondo a misura di banchiere

L’opuscolo di NATO 2020, è un’analisi critica che ruota attorno ad un Dossier pubblicato nel 98, al quale aderiscono 7 tra le nazioni più potenti del mondo (Italia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e U.S.A.) L’obbiettivo sarebbe quello di delineare una politica di controllo e gestione della conflittualità che la crisi mondiale porterà con sè: le città saranno gli scenari di battaglia, dentro i confini dei moderni stati occidentali.

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La lotta dei NO MUOS

Posted: Dicembre 8th, 2015 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Manifesti, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su La lotta dei NO MUOS

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La lotta dei No Muos

Posted: Dicembre 7th, 2015 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su La lotta dei No Muos

 18389_a38871Sabato 12 Dicembre 2015

16 anni di lotta contro la stazione MUOS di Niscemi, emblema delle nocività e delle servitù militari in Sicilia, raccontati dalla voce dei protagonisti.

Ore 18.00 proiezione del documentario “Come il fuoco sotto la brace”

Ore 19.00 dibattito con Massimo Coraddu (Consulente esterno del dipartimento di Energetica del Politecnico di Torino, autore insieme a M.Zucchetti dell’analisi e degli studi sui rischi generati dal MUOS)

A seguire buffet di autofinanziamento con cibo e vino genuino!

Presso spazio sociale del collettivo S’idealibera, Via Casaggia 12 (Centro storico), Sassari

INFO: http://sidealibera.noblogs.org & evaliber@autistici.org


Cassa spese legali per il movimento contro la militarizzazione

Posted: Dicembre 3rd, 2015 | Author: | Filed under: General, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Cassa spese legali per il movimento contro la militarizzazione

 

Alla luce della repressione che sta colpendo le persone impegnate nella lotta antimilitarista abbiamo deciso si aprire una cassa che consenta di coprire le spese legali di quanti di noi rimangono colpiti.

Per non lasciare indietro nessuno.

Per bonifici:

IBAN IT29I0760105138251929251931

Intestatario: Alessia Tranquilli

Per ricariche PostePay (da effettuarsi in posta e non nelle ricevitorie):

Numero carta: 5333 1710 1182 3339


Dopo il 3 novembre: prospettive di lotta contro le servitù militari

Posted: Novembre 9th, 2015 | Author: | Filed under: General, Inforadio, Iniziative, Manifesti, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Dopo il 3 novembre: prospettive di lotta contro le servitù militari

Giovedì 12 novembre, dalle ore 18.00 assemblea aperta sulla manifestazione del 3 svoltasi a Teulada per discutere assieme e confrontare nuove prospettive di lotta e di rilancio contro le basi e l’occupazione militare.

Alla sede del collettivo s’idea libera (via casaggia 12).

A seguire aperitivo di autofinanziamento x sostenere le spese legali dei compagni e delle compagne denunciate.

Collegamento con una compagna che da un aggiornamento sul corteo contro la NATO indetto per la mattinata di oggi (3 novembre) dal comitato No Basi Ne qui Ne Altrove, per tutta la mattina fino alle 11.30 ora dell’ultimo collegamento

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Mercoledì 28 ottobre: presentazione manifestazione teulada 3 novembre contro la NATO TJ2015

Posted: Ottobre 22nd, 2015 | Author: | Filed under: Dossier, General, Iniziative, Manifesti, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Mercoledì 28 ottobre: presentazione manifestazione teulada 3 novembre contro la NATO TJ2015

MERCOLEDI’ 28 OTTOBRE
ORE 18.00

presso il Centro sociale del collettivo S’idealibera (Via Casaggia 12, Sassari)

PRESENTAZIONE DELLA
MANIFESTAZIONE ANTIMILITARISTA CONTRO LA TRIDENT JUNCTURE
(3 NOVEMBRE POLIGONO CAPO TEULADA)

La Trident Juncture 2015, la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 15 anni, arriva al culmine e conclude una intensissima stagione di esercitazioni e addestramenti, programmata dall’alleanza per tutto il 2015. L’esercitazione coinvolge 33 Stati, ed è ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia.
La fase preparatoria dell’esercitazione è cominciata da tempo, mentre dal 3 Ottobre ci troviamo in una fase di “simulazione” e organizzazione dei comandi. La fase operativa a fuoco avrà inizio il 21 ottobre e proseguirà sino al 6 novembre, i centri principali in Italia saranno il comando JFC di Lago Patria (Napoli), il poligono di Capo Teulada in Sardegna e l’aeroporto di Trapani Birgi in Sicilia (che sarà affiancato da altri cinque aeroporti militari: Sigonella, Decimomannu, Amendola, Pratica di Mare e Pisa-Grossetto).
È uno scenario che richiede uno sforzo di consapevolezza e la volontà di agire.
Riteniamo sia necessario continuare ad opporre alle attività militari, per tutta la durata dell’esercitazione, comprese le fasi preparatorie, iniziative e mobilitazioni contro la guerra, le sue strutture, la sua economia, la sua celebrazione (come quella del 4 di novembre) e contro la presenza della NATO, da attuarsi ovunque possibile. In Europa molte sono state e, a breve, saranno le iniziative e le mobilitazioni contro la TJ015, da Cagliari a Napoli, da Marsala a Saragozza.
Nell’ambito di questa ampia mobilitazione la rete No Basi Né Qui Né Altrove si propone di agire il 3 Novembre su uno dei principali teatri di guerra in Italia, il poligono di Capo Teulada, dove è previsto il bombardamento delle flotte NATO contro la costa sarda, lo sbarco di reparti anfibi italiani, USA e del Regno Unito, lo schieramento di reparti di terra che si dispongono a sparare, bombardare e distruggere con ogni tipo di armamento disponibile.
Ci presenteremo, come sempre, con l’obiettivo di inceppare la macchina bellica ed ostacolare lo svolgimento dell’esercitazione, solidali con tutte le altre realtà di lotta antimilitarista ed antimperialista che si preparano a fare altrettanto.
Ripetiamo il nostro appello ad agire sui luoghi della guerra, possibilmente negli stessi giorni, sia per accrescere l’efficacia dell’azione sia per rendere più chiara la volontà generale e diffusa di opporsi e sabotare questo abominio.
MANIFESTAZIONE AL POLIGONO DI CAPO TEULADA
3 NOVEMBRE ORE 10.30
CONCENTRAMENTO PORTO PINO (Sant’Anna Arresi) Via della I spiaggia
PARTECIPIAMO NUMEROSI ALLA MANIFESTAZIONE A TEULADA
IL 3 NOVEMBRE!
NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA
A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA E DAE SU MUNDU!!
Contatti:
collettivo S’idealibera: https://sidealibera.noblogs.org/ evaliber@autistici.org
rete nobasi: no basi né qui né altrove nobasinoborder@gmail.com

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I giochi di guerra uccidono davvero

Posted: Ottobre 21st, 2015 | Author: | Filed under: Dossier, General, Iniziative, Manifesti, Militarizatzione | Commenti disabilitati su I giochi di guerra uccidono davvero

Dal 9 all’11 ottobre, a Cagliari si sono tenuti tre giorni di mobilitazione contro la presenza delle basi e dei poligoni di tiro presenti sul territorio sardo (impegnati dal 26 ottobre al 6 novembre) nell’esrcitazione NATO denominata Trident Juncture 2015, che vede il coinvolgimento (al livello internazionale) di 36.000 unità appartenenti a 30 eserciti di paesi differenti. Si tratta della più grande esercitazione militare messa in scena dai poteri alleati d’occidente dall’anno 2002.

Le esercitazioni in questione si terranno presso i poligoni portoghesi, spagnoli ed italiani, e sempre in Italia ha sede il centro operativo delle operazioni, precisamente a Napoli.

Tenendo in considerazione che tali esercitazioni andranno a gravare ulteriormente sulla situazione economica, sociale ed ambientale della Sardegna, vessata da oltre sessant’anni di pesantissime servitù militari e risarcimenti di guerra (ottenendo come conseguenza diretta il progressivo scardinamento delle attività di produzione tradizionali, dell’economica comunitaria come forma di produzione primaria all’interno dei paesi e fonte delle loro sussistenza, a favore di un’economia speculativa che inserisce tali comunità nelle logiche di un mercato globale a cui non appartengono e che lucra nell’inglobare le scarse energie e le disponibilità delle comunità in questione) che vanno a coprire il 63% della superficie totale militare dello Stato Italiano.

Riteniamo intollerabile la distruttiva presenza delle esercitazioni NATO volte ad organizzare la preparazione strategica e logistica delle guerre e delle operazioni militari che nei prossimi anni espanderanno il conflitto lungo le frontiere orientali, sempre più ridotte ad un bacino di approvvigionamento di materie prime, di mercati e forza lavoro.

E’ impensabile che tali esercitazioni, che prevedono l’impiego di mezzi corazzati e blindati aria terra mare, detonazioni ed esplosioni di munizioni fino ad 120 mm, possano non avere un impatto rilevante sulle condizioni ambientali come ripetuto da giornalisti e comandanti sui quotidiani di questi ultimi giorni..

La presenza di queste esercitazioni non solo uccide animali e umani con tumori e distrugge gli ecosistemi, ma inserisce la Sardegna in un meccanismo di guerra, con un ruolo cruciale all’interno delle operazioni di conquista del potere territoriale ed economico, ovvero uno spietato assalto imperialista contro ogni realtà culturale e sociale che si ritrovi sul suo cammino.

La tre giorni cagliaritana è stata organizzata da un lato per informare la popolazione cittadina di quello che sta avvenendo, dall’altro per lanciare una giornata di mobilitazione diretta contro l’esercitazione Trident Juncture. In questi tre giorni ci sono stati diversi momento di confronto affiancati da azioni in città come la contestazione di un sottomarino turco da poco approdato nel molo militare di Cagliari, e un attacchinaggio alla facoltà di ingegneria per denunciare il professor Cao, presidente del D.A.S.S. azienda impegnata nelle prove di lancio di razzi Vega.

Il corteo conclusivo indetto per la domencia pomeriggio, dopo aver sfilato per quasi tutto il percorso, è stato caricato dalle forze dell’ordine a più riprese. Una settimana prima dell’inizio del campeggio, la repressione poliziesca ha cominciato a farsi più stringente: un’assemblea pubblica in piazza è stata accerchiata da 8 pattuglie che la hanno interrotta, all’arrivo in aereoporto qualche giorno prima dell’inizio del campeggio sono stati consegnati 3 fogli di via, seguiti da altri 11 durante i tre giorni di mobilitazione. Durante l’estate sono stati colpiti da provvedimento di sorveglianza speciale 3 compagni cagliaritani, a seguito della manifestazione alla base di Decimo Mannu.

Il movimento NO BASI nasce con la manifestazione tenutasi a Capo Frasca il 13 settembre 2014 in cui 20.000 persone si sono concentrate in prossimità del poligono e dopo aver marciato fino alle reti le hanno tagliate entrando nel militare, con il risultato di interrompere l’esercitazione dei militari israeliani in quel momento in corso. Questa giornata segna la ripresa del movimento antimilitarista sardo che a più riprese e con differenti modalità si è opposto alla presenza dei militari in Sardegna nel corso anni 60-70-80 e 90 a più riprese e in più episodi, caratterizzati dall’intensificarsi della presenza militare nel territorio.

Successivamente alla giornata di Capo Frasca, nasce l’assemblea permanente di Santa Giusta, all’interno della quale confluiscono tutte le realtà che intendono continuare a portare avanti la lotta che si oppone alle servitù militari.

Nei mesi successivi, alcuni gruppi di persone solidali riescono ad entrare nel poligono di Teulada, il 5 novembre e il 20 dicembre. Il 28 marzo il movimento tenta di impedire lo sbarco dei mezzi militari della nave maior presso Sant’Antioco, ma invano perché i militari fanno attraccare la nave nel porto militare di Cagliari e procedono al trasferimento dei mezzi.

L’11 giugno viene indetto un giorno di protesta presso la base di Decimomannu contro l’esercitazione aerea della Starex indetta dall’8 al 12 giugno. In questa occasione i 500 manifestanti, dopo aver cercato di avvicinarsi alle reti vengono caricati e respinti dalle forze dell’ordine.

In seguito a questo fatto il Ministero della Difesa annuncia lo spostamento dell’esercitazione “perchè non sussistono le necessarie condizioni sociali allo svolgimento delle operazioni”.

Il livello di repressione di alza e diversi compagni vengono colpiti da misure preventive.

Successivamente alla Starex, come previsto dal calendario delle esercitazioni, è prevista l’esercitazione NATO Trident Juncture 2015

Dall’assemblea del movimento, è stato rilanciato l’appuntamento del 3 novembre presso Teulada, con l’intenzione di provare ad avvicinarsi alle reti fino ad una raggio di 50 metri, soglia oltre la quale verrebbero teoricamente interrotte le esercitazioni in corso. Riunirsi ancora con l’obbiettivo di ribadire la nostra assoluta contrarietà verso chi orchestra questi teatri di morte, e chi campa a scapito dell’economia che ruota attorno alla presenza delle servitù militari in Sardegna.

 

CARTINE


Comunicato di solidarietà al C.S.O.A. Pangea

Posted: Ottobre 17th, 2015 | Author: | Filed under: General | Commenti disabilitati su Comunicato di solidarietà al C.S.O.A. Pangea

Il collettivo S’Idealibera vuole esprimere la sua vicinanza e solidarietà al CSOA Pangea in seguito all’attacco fascista subito venerdì 16 ottobre, durante il quale Casa Pound, dopo aver annunciato l’intenzione di presentarsi presso l’altare nuragico di Monte d’Accoddi per una propria iniziativa, e dopo non essersi presentati a causa del numero dei contestatori antifascisti, hanno vigliaccamente assaltato il CSOA Pangea in cinque, trovando per altro, pronta risposta da parte dei compagni che li han cacciati via.
Il fascismo non passerà. Se ne colpiscono uno, colpiscono tutti. Tutti uniti contro chi semina odio e intolleranza per le strade.

S’idealibera


Intervista su Radiocane. No Basi: storia e prospettive sulle servitù militari in Sardegna

Posted: Ottobre 14th, 2015 | Author: | Filed under: General, Inforadio, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Intervista su Radiocane. No Basi: storia e prospettive sulle servitù militari in Sardegna

Viviamo in tempi di guerra”, sottolineava ormai anni fa una pubblicazione aperiodica contro la macchina delle espulsioni. Una considerazione che il presente conferma giorno dopo giorno. E in tempi simili le “terre di guerra”, ovvero i territori “interni” dove la guerra si prepara costantemente, meritano una particolare attenzione. Così la Sardegna, storica landa di servitù militari, dove nell’ultimo anno han ripreso vita svariate attività antimilitariste.

 


Da un compagno impegnato in queste lotte, un’analisi della geografia delle installazioni militari nell’Isola, alcune esperienze di lotta del passato, nonché alcune considerazioni di metodo e prospettiva sul filo delle più recenti iniziative di disturbo al funzionamento delle basi.

 

 


Presentazione della manifestazione antimilitarsita a Teulada novembre

Posted: Ottobre 10th, 2015 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Presentazione della manifestazione antimilitarsita a Teulada novembre

MERCOLEDI’ 28 OTTOBRE
ORE 18.00

presso il Centro sociale del collettivo S’idealibera (Via Casaggia 12, Sassari)

PRESENTAZIONE DELLA
MANIFESTAZIONE ANTIMILITARISTA CONTRO LA TRIDENT JUNCTURE  (3 NOVEMBRE POLIGONO CAPO TEULADA)

La Trident Juncture 2015, la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 15 anni, arriva al culmine e conclude una intensissima stagione di esercitazioni e addestramenti, programmata dall’alleanza per tutto il 2015. L’esercitazione coinvolge 33 Stati, ed è ospitata nei poligoni, nelle basi navali e negli aeroporti militari di Portogallo, Spagna e Italia.
La fase preparatoria dell’esercitazione è cominciata da tempo, mentre dal 3 Ottobre ci troviamo in una fase di “simulazione” e organizzazione dei comandi. La fase operativa a fuoco avrà inizio il 21 ottobre e proseguirà sino al 6 novembre, i centri principali in Italia saranno il comando JFC di Lago Patria (Napoli), il poligono di Capo Teulada in Sardegna e l’aeroporto di Trapani Birgi in Sicilia (che sarà affiancato da altri cinque aeroporti militari: Sigonella, Decimomannu, Amendola, Pratica di Mare e Pisa-Grossetto).
È uno scenario che richiede uno sforzo di consapevolezza e la volontà di agire.
Riteniamo sia necessario continuare ad opporre alle attività militari, per tutta la durata dell’esercitazione, comprese le fasi preparatorie, iniziative e mobilitazioni contro la guerra, le sue strutture, la sua economia, la sua celebrazione (come quella del 4 di novembre) e contro la presenza della NATO, da attuarsi ovunque possibile. In Europa molte sono state e, a breve, saranno le iniziative e le mobilitazioni contro la TJ015, da Cagliari a Napoli, da Marsala a Saragozza.
Nell’ambito di questa ampia mobilitazione la rete No Basi Né Qui Né Altrove si propone di agire il 3 Novembre su uno dei principali teatri di guerra in Italia, il poligono di Capo Teulada, dove è previsto il bombardamento delle flotte NATO contro la costa sarda, lo sbarco di reparti anfibi italiani, USA e del Regno Unito, lo schieramento di reparti di terra che si dispongono a sparare, bombardare e distruggere con ogni tipo di armamento disponibile.
Ci presenteremo, come sempre, con l’obiettivo di inceppare la macchina bellica ed ostacolare lo svolgimento dell’esercitazione, solidali con tutte le altre realtà di lotta antimilitarista ed antimperialista che si preparano a fare altrettanto.
Ripetiamo il nostro appello ad agire sui luoghi della guerra, possibilmente negli stessi giorni, sia per accrescere l’efficacia dell’azione sia per rendere più chiara la volontà generale e diffusa di opporsi e sabotare questo abominio.
MANIFESTAZIONE AL POLIGONO DI CAPO TEULADA
3 NOVEMBRE ORE 10.30
CONCENTRAMENTO PORTO PINO (Sant’Anna Arresi) Via della I spiaggia
PARTECIPIAMO NUMEROSI ALLA MANIFESTAZIONE A TEULADA
IL 3 NOVEMBRE!
NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA
A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA E DAE SU MUNDU!!
Contatti:
collettivo S’idealibera: https://sidealibera.noblogs.org/ evaliber@autistici.org
rete nobasi: no basi né qui né altrove nobasinoborder@gmail.com

 


Presentazione campeggio antimilitarista

Posted: Ottobre 1st, 2015 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Presentazione campeggio antimilitarista

VENERDÌ 2 OTTOBRE ORE 18.00

Presentazione del campeggio antimilitarista indetto dal coordinamento No Basi nè qui nè altrove per i giorni 9,10 e 11 ottobre in zona Cagliari.

Tre giorni di mobilitazioni in occasione dell’esercitazione Trident Juncture, per ribadire totale dissenso verso chi trae profitti dalle guerre e chi specula sulla vita e la morte, chi prende parte, investe e contribuisce in favore di  un mercato della distruzione, verso chi manipola la realtà per distorcela o celarla in proprio favore, annegando le verità nel silenzio.

Aperitivo benefit & distro contro informazione

Spazio sociale S’Idea Libera; Via Casaggia 12 (SS)

Tutt* invitat*

INFO

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Campeggio Antimilitarista

Posted: Ottobre 1st, 2015 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Manifesti, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Campeggio Antimilitarista

LOCANDINA CAMPEGGIO NO BASI


Pranzo di autofinanziamento GC Nurra + DIBATTITO APERTO SULLE BASI MILITARI IN SARDIGNA

Posted: Settembre 22nd, 2015 | Author: | Filed under: General, Iniziative, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Pranzo di autofinanziamento GC Nurra + DIBATTITO APERTO SULLE BASI MILITARI IN SARDIGNA

SABATO 26 SETTEMBRE
Pranzo di autofinanziamento GC Nurra + DIBATTITO APERTO SULLE BASI MILITARI IN SARDIGNA

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PROGRAMMA DELLA GIORNATA, a partire dalle 13:
– Mercato delle autoproduzioni contadine ed artigiane (invitiamo tutti i produttor*, trasformator* ed artigian* interessati ad aderire alla rete Genuino Clandestino Nurra a partecipare – contattateci a piantagrano@autoproduzioni.net o 3282706510)
– Area informativa e tavolo del libero scambio dei semi.
– Pranzo di autofinanziamento per la rete Genuino Clandestino Nurra. (A breve le info su menu e costi!)

Nel pomeriggio si aprirà un dibattito sulla SITUAZIONE ATTUALE DELLE BASI MILITARI IN SARDIGNA.
Il collettivo Sidealibera di Sassari presenterà le attività della rete NO BASI, NÉ QUI NÉ ALTROVE e il campeggio antimilitarista previsto per il 9-10-11 ottobre nella zona di Cagliari http://nobasi.noblogs.org/

Estendiamo inoltre l’invito a chiunque voglia prendere parte al dibattito, sia come semplice uditore sia con interventi sul tema.
Per maggiori informazioni scrivete a piantagrano@autoproduzioni.net

Ci vediamo sabato 26 all’orto!


Aibberthu pa’ la Faradda

Posted: Agosto 6th, 2015 | Author: | Filed under: General, Spazio Sociale | Commenti disabilitati su Aibberthu pa’ la Faradda

Aibberthu pa' la Faradda


Intervento per il campeggio di Radioazione

Posted: Luglio 26th, 2015 | Author: | Filed under: Dossier, General, Inforadio, Militarizatzione | Commenti disabilitati su Intervento per il campeggio di Radioazione

Parlare di anti-imperialismo, oggi più che mai, significa parlare delle diverse possibilità di azione contro le mille propaggini del capitalismo delocalizzate sul territorio. Parlare di solidarietà e sostegno concreto, non meramente ideale, alle lotte antimperialiste, allo stesso modo, significa mettere granelli di sabbia negli ingranaggi dell’industria di guerra che testa e sperimenta le armi per le guerre d’oltremare.

Se partiamo da questa prospettiva, in Sardegna si aprono numerose possibilità di contribuire in modo attivo alla lotta contro il Capitalismo e le politiche imperialiste. Gli aerei che partono per la Libia, volano dall’aeroporto militare di Decimomannu, le forze armate sioniste si addestrano nei poligoni di Capo Frasca e Teulada, le bombe lanciate in Yemen vengono prodotte nel Sulcis. Una lunga lista di eserciti e aziende della guerra si addestrano e testano le nuove armi proprio nella nostra isola. Read the rest of this entry »